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Serpelloni: un Osservatorio per combattere l’azzardo

Dedicato ai rischi di dipendenza da gioco, la nuova struttura dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli avrà il coordinamento tecnico scientifico di Giovanni Serpelloni. Intervistato da Vita.it il Capo Dipartimento spiega primi passi e obbiettivi della nuova struttura

di Lorenzo Alvaro

Si chiama “Osservatorio sui rischi di dipendenza da gioco” ed è la nuova struttura che dovrà occuparsi di ludopatia e gioco d'azzardo. Al timone il vicedirettore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, Luigi Magistro. Per quello che riguarda il coordinamento tecnico scientifico invece il neo nato Ossservatorio ha scelto il Capo Dipartimento delle Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giovanni Serpelloni. Ecco in cosa consiste il lavoro della nuova struttura

Da dove nasce la decisione di varare questo Osservatorio?
È stata presa dai monopoli, dall'AAAms, il cui vice direttore, Luigi Magistro, aveva il compito sulla base del decreto Balduzzi, di attivare questa nuova struttura. Era un atto dovuto. Lo ha fatto chiedendo a noi di coordinare il tutto da un punto di vista tecnico scientifico. Abbiamo accettato l'offerta e abbiamo stipulato un accordo di collaborazione interno che definisse meglio i ruoli, le competenze e gli obbiettivi nella collaborazione tra noi come Dipartimento e i monopoli.

Quali sono gli obbiettivi principali?
La prima cosa è di organizzare un flusso dati che faccia capire effettivamente qual è la dimensioni del fenomeno. Perchè non abbiamo dati certi. Se andiamo infatti a vedere le cifre circa i malati di Gap (Gioco d'azzardo patologico ndr) presenti all'interno della Commissione della Camera vanno dai 300 mila ai 9 milioni. Cifre del tutto aleatorie. Sulla base di queste cifre si stima non solo il bisogno sanitario ma anche quello finanziario. È da quelle cifre che si capisce quanti fondi vanno stanziati per gli interventi di cura e riabilitazione. L'altra cosa da chiarire è il numero di soggetti a rischio. Per sapere quali fasce di popolazione sono vulnerabili. C'è poi l'obbiettivo di diffondere linee di indirizzo tecnico-scientifiche su come si fa prevenzione, diagnostica e riabilitazione. Terzo e ultimo obbiettivo è creare un Comitato consultivo con il Terzo Settore, con quelle realtà che hanno molto da dire su cosa sia da fare e sul come farlo anche, perchè no, con dei disegni di legge.

Come si fa a contrastare un fenomeno come il gioco patologico quando dilagano le pubblicità, in tv come per strada e sui giornali, che propongono l'azzardo come un'attività da vincenti. Questo senza contare che da poco si è cominciato a poter puntare direttamente dai cellulari?
La risposta è già scritta nel Manuale (Gambling ndr) che abbiamo messo online che prevede che ci sia una ridefinizione di quelli che sono i criteri per la pubblicità. Così come viene fatta adesso è troppo invadente, spesso ingannevole e veicola valori, collegati al gioco, inaccettabili da un punto di vista sociale. Ma questa è una parte di quello che si può fare.  

Cosa altro si può fare?
Bisogna lavorare su più livelli. Basti pensare che la pubblicità è fatta dai concessionari che hanno firmato, anni fa, dei contratti con i monopoli dello Stato in cui è scritto nero su bianco che devono fare spot pubblicitari. Bisogna capire come si può regolamentare il fenomeno. L'importante che tutto venga fatto alla luce delle evidenze scientifiche. Ci sono prove che dimostrano, ad esempio, che l'uso massiccio di pubblicità va a sensibilizzare il cervello di persone vulnerabili e li si espone a rischi maggiori. Alla luce di questo dovremo ripensare tutto il sistema. Ci sono già state delle iniziative di autoregolamentazione, ma bisogna certamente fare di più. Penso al fatto che si usino testimonial credibili e affascinanti. Una pratica che va messa in discussione. Prima di tutto proprio con questi testimonial. Un po' come era successo per tabacco e alcool. La strada deve essere la stessa.

Il ministro Balduzzi, in uscita piuttosto dura, disse che “siamo un Paese in mano alle lobby” parlando di azzardo. Cosa ne pensa?
Penso che questo Paese è realmente in mano a tante lobby. Anzi è il Paese delle lobby. Ma in Italia non sono dichiarate come succede invece nei Paesi anglosassoni. È necessario però che noi facciamo l'interesse della sanità pubblica. Ci sono delle priorità da darsi, con un approccio bilanciato e non estremista. Non vogliamo demonizzare l'industria del divertimento ma dall'altra parte non possiamo accettare la creazione di patologie. L'arma migliore in questa battaglia è la trasparenza. Se tutte le dichiarazioni le facciamo passare attraverso un organismo che lavora come in una casa di vetro, in totale trasparenza, sarà sempre più difficile che possa succedere quello che successe a Balduzzi con il "mille proroghe”.

Avete altre frecce al vostro arco?
Chi continua a far finta di non sapere che l'azzardo può portare a patologie deve sapere che si espone al rischio di venire colpito da class action. Perchè si tratta di una certezza scientifica inequivocabile. Con un'azione di trasparenza e consapevolezza, alla luce delle evidenze scientifiche, avremo dei risultati.

Quindi è una battaglia agevole da vincere?
Tutt'altro. Abbiamo a che fare con un mercato che spende tra i 300 e i 400 milioni l'anno in pubblicità e che ha un giro di affari di circa 95 miliardi di euro l'anno. Sono dei giganti. Ma non ci dobbiamo scoraggiare. Credo che con la chiarezza e la determinazione il buon senso vince. L'unica cosa che ci preoccupa, lo ha detto Grasso, è che all'interno di questo mondo sembrerebbe ci siano delle infiltrazione mafiose e addirittura riciclo di denaro derivante dal traffico di droga.  

Vita, insieme alla Casa del Giovane di Pavia, ha lanciato il “Manifesto No Slot”. Si sente di sottoscriverlo?
Nella posizione in cui siamo non possiamo sottoscrivere nulla. Ma le buone idee non serve siano sottoscritte.
 


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