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Che italia sarebbe senza aree protette?

Domenica parte la Giornata delle Oasi del WWF. Fino al 26 maggio si dona al 45506 via sms o chiamata, o presso gli sportelli bancomat UniCredit, 2 o 5 euro per mantenere questo patrimonio ambientale

di Antonio Canu

Oggi sarebbe diverso. Se non ci fosse stato il WWF, se non si fosse impegnato a realizzare le Oasi, quindi aree dedicate alla conservazione, avremmo perso importanti pezzi del patrimonio naturale italiano. Non ci sarebbero più decine e decine di boschi, paludi, spiagge, oggi invece tutelate e aperte al pubblico, ma cemento, strade, luoghi ancora soggetti alla caccia e al saccheggio, minacciati dal degrado. Anche molte specie, sia vegetali sia animali, avrebbero avuto molte meno chance di sopravvivere nel nostro Paese. Anzi, proprio nelle Oasi hanno avuto gli spazi e la tranquillità per riprendersi.

L’Oasi di Siculiana – oggi riserva regionale di Torre Salsa – è la risposta ad un progetto  edilizio che avrebbe trasformato, per sempre, la bellezza della costa gessosa di Siculiana, nell’agrigentino. L’Oasi di Macchiagrande a Fiumicino, oggi cuore della Riserva statale del Litorale Romano, non sarebbe sopravvissuta al taglio della vegetazione, alle discariche, al pascolo, all’abbandono degli anni 80.

Così come la Riserva naturale di Valle Averto, nella Laguna Veneta, non sarebbe diventata la prima valle da pesca protetta, finalmente chiusa alla caccia. Un piccolo laghetto sull’Appennino laziale e due suoi ospiti preziosi, la rana temporaria e il tritone alpestre, furono protagonisti di una campagna di tutela diretta quando il taglio di una faggeta e l’apertura di una strada nelle vicinanze ne mettevano a rischio l’esistenza: nasce così l’Oasi di lago Secco, oggi all’interno del Parco nazionale del Gran Sasso – Monti della Laga.

E chissà che fine avrebbero fatto le due Oasi pugliesi costiere, quelle delle Cesine e di Torre Guaceto, entrambe diventate riserve naturali statali e gestite dall’associazione direttamente o in collaborazione. Magari bonificate, o trasformate in luoghi di villeggiatura estiva. Il brandello di vegetazione che ancora ricopre la sponda sinistra del Tevere urbano, chissà se sarebbe sopravvissuto agli interventi di manutenzione del Comune o del Genio civile. Oggi è ancora una piccola Oasi, testimonianza del volto antico del fiume di Roma.


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