Welfare & Lavoro

Addio vecchio simbolo, i disabili cambiano logo

Un gruppo di studenti del Massachussetts e il loro visionario professore cambiano l'omino in carrozzina: non più fermo, si muove e partecipa. L'idea arriva sul tavolo del sindaco di New York che lo adotta come contrassegno ufficiale. Voi cosa ne pensate?

di Gabriella Meroni

Carrozzina statica addio. Una rivoluzione sta per abbattersi su uno dei simboli sociali più noti, quello che contraddistingue i parcheggi, i bagni e le altre strutture pensate per i disabili: su sfondo azzurro, una figura stilizzata bianca sta seduta in carrozzina, con la schiena appoggiata e un atteggiamento statico. Una rappresentazione "passiva e inerme" secondo gli studenti di un College privato di ispirazione cristiana con sede nel  Massachusetts, il Gordon College, che mesi fa si sono messi al lavoro per creare un altro simbolo: stesso fondo azzurro, stessa figura bianca ma atteggiamento completamente diverso: qui il disabile è proiettato in avanti, le braccia vanno all'indiestro a spingere la carrozzina, le gambe sono inclinate in avanti e le ruote del mezzo sono in movimento.

Insomma, un persona che partecipa, si muove, è attiva e non dipende semplicemente dagli altri. Non attende il proprio posto, al parcheggio o in coda alla cassa del supermercato: se lo va a cercare. All'inizio gli studenti hanno semplicemente sostituito il vecchio simbolo con il nuovo negli spazi limitati del college: ma ora la notizia-bomba è che la città di New York ha deciso di adottare il logo "in movimento" del Gordon College per tutte le aree e i servizi per disabili, mandando in pensione quello vecchio entro l'estate.

"E' un passo avanti", ha commentato Victor Calise, commissario del sindaco Bloomberg a capo del New York mayor's Office for People With Disabilities e lui stesso costretto in carrozzina in seguito a un incidente occorsogli nel 1994, all'età di 22 anni. Secondo Calise il vecchio simbolo, creato da uno studente di design svedese nel lontano 1968, "è statico, fermo" e "fa pensare che noi disabili non facciamo niente in prima persona".

Il team di studenti del Gordon College che ha messo a punto l'idea è ovviamente galvanizzato, e con loro il professore di filosofia che ha costituito il gruppo, Brian Glenney, che ha spiegato come finora il contrassegno era stato utilizzato dentro il college e da alcuni piccoli Comuni limitrofi, ma niente di più. "Siamo felici che la nostra idea sia piaciuta", ha detto il professore, che ha confessato di aver praticato, in gioventù, la street art con un gruppo di amici graffitari nella metropolitana della sua città e oggi è un apprezzato blogger dell'Huffington Post (qui un post in cui spiega il proprio lavoro sulla disabilità).

Non che Glenney e i suoi studenti non avessero provato a diffondere il loro progetto: nella speranza di essere presi in considerazione, avevano bussato anche alle porte delle Nazioni Unite, contattando uno dei segretari della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, Fred Doulton. In puro stile diplomatico, Doulton aveva risposto che non poteva prendere una decisione immediata, ma che ne avrebbe parlato con chi di dovere; in barba allo scetticismo degli studenti, il funzionario ha preso poi in mano il telefono e ha contattato Calise. Il resto è storia.

"Sono sicuro che questo simbolo farà il botto", ha dichiarato Wayne Sailor, co-fondatore di Tash, una delle maggiori associazioni americane di advocacy dei disabili, che è anche professore alla Kansas University. "Farà tendenza e altre città lo adotteranno. Da tempo gruppi come il nostro stavano chiedendo un aggiornamento del logo standard, che mette troppo l'accento sulla necessità di assistenza delle persone con disabilità, e non sul loro ruolo attivo e sulle loro risorse".

Nella foto: il professor Brian Glenney del Gordon College mostra il contrassegno inventato dai suoi  studenti


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