Politica & Istituzioni

Welfare, svolta a Grillo town

La giunta Pizzarotti vara un innovativo Piano per il Welfare. Intervista all'assessore Laura Rossi che ammette: «Su questi temi il Movimento sconta qualche ritardo». E in più sul mensile in edicola da oggi 4 pagine speciali sul nuovo Intergruppo sul Terzo settore

di Redazione

Dopo la sberla elettorale delle amministrative di maggio, al Movimento 5 Stelle non rimane che ripartire da Parma, la Grillotown amministrata giusto da un anno dalla giunta Pizzarotti, dove negli ultimi due mesi l’assessore al Welfare Laura Rossi (con la preziosa collaborazione di una dirigente di grande esperienza come Isabella Menichini)  ha messo a punto un piano d’azione sulla carta molto innovativo fin dal titolo: “Nuovo welfare come sviluppo di comunità” i cui contorni ha voluto anticipare a Vita in questa intervista.  

Partiamo dall’inizio: lei è l’unico assessore non scelto mediante la procedura dell’invio dei curricula. Come mai?
Perché con quel sistema non avevano trovato nessuno con le caratteristiche adeguate al ruolo. Ma quando mi hanno proposto l’incarico nessuno mi ha obbligato a prendere la tessera del Movimento. Anche se io non avrei alcun problema a farlo: mi riconosco al 100% nella capacità del Movimento di mettere il bene comune in cima a tutto.

Rimane il fatto che a Parma, come testimoniava una recente inchiesta di Vita, la sensibilità dei grillini verso il sociale, escluso l’ambientalismo, è ancora in gran parte da costruire…
Il programma in effetti non era ricchissimo, per questo abbiamo pensato che fosse l’occasione giusta per immaginare un percorso condiviso. A partire dalla scorsa estate ci siamo messi all’ascolto. Prima dei tecnici che in Comune si occupano di sociale, poi dei sindacati, dei gestori e del terzo settore. Esclusi gli incontri pubblici, ci siamo confrontati con oltre mille persone.

Cosa ne è venuto fuori?
Un Piano strategico che ribalta la visione tradizionale dell’intervento sociale basato sulla risposta all’emergenza e  incasellato nei settori classici degli anziani, dei minori, della famiglie e così via.

In concreto che cosa significa?
Da una parte vuol dire ricondurre i servizi all’essenziale, riducendo gli sprechi. Il che non significa solo fare spending review, ma anche richiedere un grande sforzo a tutti gli operatori sociali, solo alle dipendenze del Comune ce ne sono 60, perché escano dagli uffici e vadano nei quartieri a fare squadra con i cittadini e i soggetti del terzo settore. Per questo abbiamo voluto che nella cabina di regia di questo Nuovo Welfare insieme a noi sedessero anche la Provincia, la Caritas, la Fondazione Cariparma, il Forum Solidarietà (il csv locale, ndr.), il Forum provinciale del Terzo Settore e il Consorzio Solidarietà Sociale (un network di cooperative sociali, ndr.). L’altra faccia della medaglia, come dicevo, sarà la capacità dei quartieri di attivarsi e di fare prevenzione.

Nel frattempo però avete cancellato il quoziente Parma, che per molte famiglie con minori a carico era un aiuto concreto a far quadrare i conti. Non crede sia stato un errore?
Su questo occorre chiarirsi: il quoziente Parma non è mai stato uno strumento di welfare, ma un semplice algoritmo che manipolava l’Isee di alcuni nuclei familiari, quelli con i figli nei servizi educativi, a svantaggio di altri nuclei come per esempio le famiglie con anziani a carico o gli anziani soli. Noi abbiamo detto: il bilancio del 2012 non ci permettere di fornire questi aiuti, se poi a livello di consultivo ci sarà qualche avanzo introdurremo gli sconti in maniera retroattiva. Così abbiamo fatto.

In che misura?
Attraverso una struttura di sconti a partire dal secondo figlio per le famiglie che si rivolgono ai servizi educativi. In tutto il pacchetto vale 450mila euro. A cui abbiamo aggiunto 240mila euro per le famiglie bisognose.

Il vostro Piano sotto il cappello dello Sviluppo di comunità prevede interventi in quattro aree tematiche: povertà, politiche abitative, genitorialità, non autosufficienza. Anche qui manca la famiglia…
Proprio perché vogliamo uscire dagli schemi classici le azioni a supporto delle famiglie andranno sviluppate in base ai bisogni (penso per esempio alle 100 cento famiglie ogni mese sotto sfratto o ai nuclei monogenitoriali) e alle capacità di attivare risposte direttamente dal territorio. Penso a bandi per i gruppi di famiglie, a progetti di mutuo aiuto, a laboratori-compiti, a banche del tempo di quartiere e così via. Il tentativo è quello di allargare il cerchio dell’attivazione al di là dei “soliti” volontari.

Su quali risorse potete contare?
Il budget del capitolo welfare si aggira sui 50 milioni di euro. Mi rendo conto che si tratta di un ridimensionamento importante, ma del resto, è notizia degli ultimi giorni il Fondo sociale della Regione per il 2013 ci arriverà decurtato del 20% e il Fondo per la non autosufficienza del 15%. Nel frattempo con un -95% rispetto all’anno precedente il Fondo affitti è praticamente scomparso.


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