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Famiglia & Minori

Storia di Edwin, maestro di scuola anti-sfruttamento

La Scuola San Josè Obrero di Lima, sostenuta dal Cesvi, è un esempio di come si possano sottrarre i più piccoli da un destino di lavoro precoce

di Redazione

“Quando arrivi nella scuola San Josè Obrero hai la sensazione di entrare in un’oasi di pace e tranquillità in mezzo all’inferno di Nueva Esperanza. Edwin Medina è una persona eccezionale, con un carisma fuori dal comune e un’energia contagiosa. Guardando la serenità e la gioia dei bambini ti rendi subito conto di come l’impegno di un solo uomo possa cambiare le cose”.

Con queste parole Alessio Boni descrive la Scuola San Josè Obrero di Lima, in Perù, che ha visitato nel mese di maggio con l’ONG Cesvi.

Nato a Nueva Esperanza, uno dei quartieri più poveri di Lima, Edwin Medina scopre fin da piccolo sulla sua pelle il dramma dei bambini lavoratori.

Nueva Esperanza è una città socialmente ed economicamente difficile, in cui molti bambini sono costretti a contribuire all’economia familiare, lavorando di notte e di giorno e diventando spesso oggetto di violenze e abusi sessuali

In questo clima, ai bambini viene negato il diritto all’istruzione. Talvolta sono gli stessi insegnanti a rifiutare gli alunni più disagiati perché ritardatari o svogliati durante la lezione.

Ormai grande, nel 2004, Edwin decide di aiutare i bambini del suo quartiere creando un’associazione che con attività ludico-ricreative li allontana dalla strada. Nel 2007, questo metodo pedagogico porta alla creazione di una piccola scuola, riconosciuta poi dal Ministero dell’Educazione come scuola pubblica materna ed elementare. 

Qui i bambini, oltre ad accedere all’istruzione di base e a laboratori creativi, di cucina e di riciclaggio, ritrovano la concentrazione e la consapevolezza di se stessi, riacquistando gradualmente fiducia e autostima.

Oggi la scuola di San Josè Obrero, coinvolgendo 150 famiglie, 12 insegnanti e molti volontari, offre un’istruzione di qualità a più di 400 bambini, tra i 4 e i 10 anni, molti dei quali sono piccoli lavoratori.

In ogni aula, oltre alle materie scolastiche, vengono affrontate anche tematiche legate all’imprenditoria, al microcredito, alla responsabilità degli alunni nella gestione della scuola e all’importanza dell’attività del singolo nella comunità di appartenenza.

Tutte le aule hanno un piccolo orto gestito dagli stessi bambini: ogni classe all’inizio dell’anno scolastico ottiene un piccolo credito per comprare le sementi e tutto il necessario per avviare l’orto o per acquistare le materie prime necessarie a produrre biscotti o oggetti di bigiotteria, che poi vengono venduti nel corso dell’anno nel villaggio. Il credito ricevuto viene restituito a fine anno e i profitti sono divisi tra i bambini.

La San Josè Obrero non è quindi una semplice scuola ma un vero e proprio istituto produttivo, in cui il lavoro diventa un’esperienza di crescita e di maturazione e non più solo una forma di sfruttamento del minore.  

Cesvi, da anni impegnato in progetti a sostegno dell’infanzia, con la Casa del Sorriso di Lima ha sostenuto le attività della scuola sin dalla sua nascita, fornendo anche un servizio diretto di supporto psicologico per gli alunni in situazioni familiari e psicologiche particolarmente difficili.

Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) sono ancora 215 milioni i minori sfruttati al mondo e la metà di questi è coinvolta nelle forme peggiori come lo sfruttamento sessuale e il traffico illegale.

Una piaga sociale importante che non tocca solo Paesi in via di sviluppo, ma anche l’Europa.

In Italia, ad esempio, la situazione è preoccupante: secondo l’ISTAT, 144 mila bambini tra i 7 e i 14 anni lavorano, e di questi 31.500 sono da considerarsi veri e propri casi di sfruttamento. Per l’Ires – CGIL la cifra, invece, è di circa 500 mila bambini.

Per questo motivo il Cesvi è impegnato anche in Italia e in Europa con la campagna internazionale “Stop Child Labour – School is the best place to work” (www.stoplavorominorile.it), promossa insieme al network europeo Alliance2015 e con il sostegno della Commissione Europea.

Con questa campagna, il Cesvi intende richiamare l’attenzione dei governi, delle imprese e delle famiglie verso le vittime dello sfruttamento proponendo l’educazione come soluzione principale al problema: perché “la scuola è il miglior posto in cui lavorare”.


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