Welfare & Lavoro

Giro di vite per i furbetti dell’Isee

Nasce la Banca dati delle prestazioni sociali agevolate, soggette a Isee. In GU le nuove regole per smascherare chi ne usufruisce senza diritto

di Sara De Carli

Nasce la “banca dati delle prestazioni sociali agevolate”. È un nuovo strumento per rafforzare i controlli sull’Isee, attraverso cui il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali spera di scovare i “falsi  bisognosi”. La banca dati sarà infatti costituita di tutte le informazioni sulla fruizione di prestazioni sociali regolate dall’Isee, che arriveranno all’Inps attraverso enti erogatori e servizi sociali, in forma indiviale ma anonima. Il decreto (del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze) è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 149 del 27 giugno 2013.

È un sistema – dice il decreto – che rientra nel Sistema informativo dei servizi sociali previsto dalla legge 328 del 2000, che servirà alla programmazione delle prestazioni e dei servizi e socio-sanitari. La banca dati sarà costituita delle informazioni «sulle prestazioni sociali agevolate e sui soggetti che ne hanno beneficiato» (art. 2) e le informazioni in essa contenute saranno nel dettaglio tre: dati identificativi dell’ente erogatore e del beneficiario; tipologia delle prestazioni sociali agevolate; informazioni relative alle caratteristiche e al valore economico delle prestazioni sociali agevolate.

Dove scatta il controllo? Là dove la banca dati, in base allo scambio di informazioni con l’Agenzia delle Entrate, rilevi una discordanza fra il  reddito dichiarato e quanto indicato nella DSU, si ricalcola il nuovo Isee in base al reddito maggiore «ai fini di una immediata irrogazione della sanzione». «Le informazioni della banca dati – recita infatti esplicitamente l’articolo 4 – sono raccolte e utilizzate al fine di rafforzare i controllo connessi all’erogazione delle prestazioni sociali agevolate».

Lo stesso Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, d’altronde, nel Rapporto sull’Isee 2012, scriveva nero su bianco che l’Isee è viziato da «comportamenti opportunistici», tali per cui «per il 60% della popolazione Isee il patrimonio non ha alcun effetto sull’indicatore». Nel Mezzogiorno ad esempio «il 96% della popolazione Isee (contro l’80% nella media nazionale) dichiara di non possedere nemmeno un conto corrente o un libretto di deposito».
 


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