Solidarietà & Volontariato

Inchiesta Anpas, il presidente: “Ecco di cosa ci accusano veramente”

Per Fausto Casini i recenti sviluppi dell'indagine della Finanza che accusa due dirigenti di Anpas Lombardia di falso e peculato potrebbero derivare da una scarsa conoscenza dei meccanismi di finanziamento del volontariato. Aggravata dalla scomparsa dell'Agenzia per le onlus...

di Gabriella Meroni

"Innanzitutto c'è un errore nelle notizie di stampa: gli 800 mila euro, che poi sono 775 mila, sequestrati dalla Guardia di Finanza non sono di Ampollini e Mori, ma di Anpas Lombardia. E' ben diverso": è agguerrito anche se non arrabbiato Fausto Casini, presidente di Anpas nazionale, raggiunto da vita.it poche ore dopo l'avviso di garanzia che ha colpito i vertici di Anpas Lombardia, il presidente Maurizio Ampollini e il direttore Ezio Mori.

Le accuse sarebbero pesanti: falso e peculato. Ma Casini puntualizza: "Nell'articolo del Corriere della Sera, che ha dato per primo la notizia apprendendola ovviamente da fonti giudiziarie, c'è una evidente contraddizione: parla infatti di ipotesi di peculato da parte di Ampollini e Mori, ma i beni sequestrati non sono di loro proprietà, infatti sono stati sequestrati ad Anpas. Il problema, come accennato anche dal Corriere, sta nella partenza dell'inchiesta a carico di Anpas, che probabilmente nasce da un abbaglio".

E qui Casini racconta in breve, risalendo indietro nel tempo, di un'indagine partita qualche tempo fa dagli uffici della Finanza, e che riguarda la presunta non legittimità del Comitato Anpas Lombardia di figurare nel registro regionale del volontariato. Secondo Casini tutto parte da qui: "La questione dei coordinamenti che possono essere considerati associazioni di volontariato ai sensi della legge 266/91 è antica", spiega, "ma è già stata risolta a livello normativo, tanto è vero che i Comitati regionali Anpas sono iscritti ai registri ovunque. Capisco però che se non si considera questo le cose possono apparire più opache di come invece non siano".

In poche parole, è la tesi del presidente nazionale Anpas, non si può ragionare di rimborsi e gestione di denaro pubblico da parte del volontariato se non se ne conoscono i meccanismi o, peggio, se si pensa che un ente "usurpi" la definizione di associazione di volontariato. E qui si apre un altro problema: "Dopo la chiusura dell'Agenzia per le onlus è venuto a mancare l'anello di congiunzione e coordinamento tra terzo settore e Guardia di Finanza", ragiona Casini, "quindi si è tornati a ragionare secondo logiche che non tengono conto delle caratteristiche e peculiarità del non profit". Quando l'Agenzia era attiva, era stato anche siglato un protocollo di intesa con la Guardia di Finanza e si erano organizzati seminari di aggiornamento per gli ufficiali preposti ai controlli sulle onlus. Un patrimonio di conoscenze che, non alimentato, rischia di andare perduto, con conseguenze anche serie per il soggetto più debole, cioè il terzo settore.

Quanto alla vicenda lombarda, Casini (che ha sentito ieri al telefono Maurizio Ampollini, comprensibilmente sconvolto) precisa di non aver assolutamente nessun motivo per dubitare dell'onestà personale dei due dirigenti indagati, che collaborano da molti anni con Anpas a titolo gratuito, da volontari. Quanto alla somma contestata, i 775mila euro che secondo l'accusa Ampollini e Mori si sarebbero intascati, "sono soldi bloccati sui conti di Anpas Lombardia derivanti da versamenti effettuati recentemente dalle Aziende Ospedaliere e destinati in parte alle Associazioni, che sono centinaia e che chiaramente costano". Anzi, secondo Casini "è più trasparente questo meccanismo, che finanzia la struttura regionale centrale, invece di altri che hanno a che fare con i singoli gruppi Anpas", che sono tanti, con bilanci piccolissimi e gestioni diverse. Tra l'altro, "queste somme dettagliatamente esposte sia in bilancio che in un prospetto messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria".

Secondo Casini, la gestione amministrativa del Comitato lombardo, come quello degli altri coordinamenti Anpas, è trasparente perché prevede la rendicontazione puntuale di tutte le uscite e il controllo da parte non solo dell'assemblea dei soci, che esamina e approva il bilancio, ma anche dei revisori dei conti che certificano il bilancio stesso. "Escludo che si possano essere creati fondi neri o qualcosa del genere", taglia corto il presidente, "anche perché parliamo di fondi pubblici erogati dalla Regione e arrivati al Comitato senza distrazioni".

"Staremo a vedere, noi aspettiamo gli sviluppi dell'indagine con la massima fiducia", conclude Fausto Casini, che però aggiunge: "Trovo assolutamente scorretto che si si facciano  nomi sui giornali di persone stimate e che si sono sempre impegnate gratuitamente a favore degli altri quando le accuse nei loro confronti non solo non sono provate, ma potrebbero derivare da una scarsa conoscenza dei meccanismi che regolano il nostro lavoro".

Leggi la lettera di Ampollini e Mori ai volontari Anpas

Il comunicato stampa di Fausto Casini


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