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Aosta Iacta Est e il gioco che non fa invecchiare

Intervista a Davide Jaccod, presidente dell’associazione che organiza la manifestazione GiocAosta che veicola «il gioco inteligente, non quello d’azzardo»

di Marco Dotti

«Credo che le persone aspettino solo l’occasione di condividere le proprie passioni».  Il presidente di Aosta Iacta Est, Davide Jaccod, si  spiega così il successo di GiocAosta, la manifestazione che dal 9 al 12 agosto come ogni anno, da cinque anni, animerà la piazza del capoluogo. Un modo straordinario di fare “relazione” e di riappropriarsi dei luoghi, investendoli con le proprie passioni.  Passioni che non invecchiano, non a caso il motto di Aosta Iacta Est è proprio «invecchia solo chi non gioca».

Come è nata l’idea di dedicare la vostra attività al “gioco”, ma soprattutto che cos’è Aosta Iacta Est?
Aosta Iacta Est è un’associazione di volontariato, nata nel 2009. L’idea che ci ha mossi è stata quella di promuovere il gioco intelligente, ossia creare delle occasioni  in cui tutti, senza ostacoli o livelli di abilità particolarmente alti, potessero fare esperienza di un gioco, riscoprendo il piacere di stare assieme grazie al gioco. Fin dal primo anno abbiamo visto che il progetto funzionava molto bene, allora abbiamo provato a portare i nostri in piazza per far incontrare persone anche di generazioni molto diverse tra loro e abbiamo organizzato la manifestazione GiocAosta.

Manifestazione che è giunta alla sua quinta edizione, un bel successo…
Direi di sì, anche perché GIocAosta è un progetto nato e proseguito esclusivamente su base volontaria che coinvolge in primo luogo la nostra associazione, ma anche un collettivo di associazioni e volontari non solo valdostani. Quest’anno  sono 150 e vengono da tutto il nord Italia, dal Piemonte al  Veneto. Il modello ha funzionato molto bene e l’anno scorso abbiamo avuto 5000 persone che hanno partecipato attivamente come “giocatori”.  Nel pomeriggio della domenica abbiamo contato 1300 persone coinvolte nelle attività di gioco. 

Di che giochi parliamo? Oggi, per una strana inversione, sembra che sia possibile parlare di “gioco” solo legandolo all’attributo dell’azzardo…
La fortuna del nostro modello è stata quella di essere riusciti a coinvolgere un ampio spettro di associazioni, gruppi e singoli. Anche nei giochi andiamo dal modellismo al modellismo ferroviario, dal subbuteo ai giochi in scatola, dal bridge agli scacchi fino ai giochi in legno e ai calcio balilla…  Ne è uscito un progetto armonico, ma con molte anime diverse, proprio perché il gioco è un mezzo, non un fine. Un mezzo che permette di riappropriarsi della piazza come luogo di incontro. 

Hai parlato di gioco intelligente, quindi non di azzardo…
Oggi, in Italia, quando dici “gioco” subito si pensa alle slot machine o all’azzardo. Ma queste slot machine non hanno nulla di ludico, nel senso proprio del termine. Il gioco, dal punto di vista animale, è una sperimentazione di se stessi, per questo si dice “mi metto in gioco”. Mentre slot machine e congegni simili sono solo annullamento di sé basati su uno sfruttamento deforme della speranza e sulla solitudine.  Dal punto di vista del pubblico che frequenta la nostra manifestazione, va detto che il gioco è insito nella natura umana. In questi anni, però, questo desiderio è stato totalmente spento. Non voglio accusare nessuno, voglio solo constatare un dato di fatto. Dobbiamo riappropriarci della dimensione ludica.

In una realtà come quella della Valle d’Aosta, voi state invece muovendo numeri importanti, portando la gente fuori da questa potenziale solitudine…
Aosta è una città molto piccola, non ha nemmeno 40.000 abitanti. Proprio per questo i numeri di cui parlavamo prima (5.000 visitatori) sono ancor più indicativi.  Ma al di là dei numeri, riempie di felicità vedere tanti volontari partecipare al progetto, in un contesto del genere, a coinvolgere un gran numero di volontari, oltre tutto  in un periodo di piena vacanza visto che GiocAosta si svolge a Ferragosto.   L’organizzazione inizia a ottobre e finisce a maggio, quando si entra nella fase operativa. È molto faticosa, perché la improntiamo all’assoluta condivisione e trasparenza. Lavoriamo assieme, mai soli. La rete che abbiamo costruito in questi anni e che è in continuo movimento e espansione è tra le cose che ritengo più importanti.

Come avete fatto a creare questa rete? Vi siete per caso messi in relazione col Casinò presente a Aosta?
Col Casinò, semplicemente, non ci siamo interfacciati. Senza alcuna polemica, ma apertamente abbiamo scelto un’altra strada. La rete l’abbiamo costruita con la trasparenza, la condivisione e il lavoro. Chiaramente condividere ogni decisione costa in termini di tempo, ma alla fine rende. Rende in termini di coesione. Da una parte, abbiamo costruito una rete di relazioni soprattutto grazie alle passioni nascoste di cui parlavamo prima. Passioni che hanno trovato uno sfogo in questo progetto. D’altra parte, la relazione con i volontari è fortemente personale, impariamo a conoscerci lavorando assieme durante i tre giorni della manifestazione, partecipando e cooperando e giocando.


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