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Cooperazione & Relazioni internazionali

La beneficenza di Zuckerberg: realtà o finzione?

Il fondatore di Facebook ha presentato al mondo la propria iniziativa per ridurre il digital divide e portare il web nei paesi poveri. Ma in tanti gli hanno fatto le pulci, scoprendo che con questa mossa a guadagnarci sarà soprattutto lui...

di Gabriella Meroni

"Zuckerberg sempre più buono. E se un tempo la beneficenza era costruire pozzi d'acqua in Africa, ora nel Terzo Mondo i ricchi portano internet". Sono di questo tono (la citazione è dal Corriere della Sera) gli articoli apparsi sull'ultima iniziativa lanciata oggi dal fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, che ha presentato la campagna internet.org per abbattere il digital divide e connettere i 4 miliardi e mezzo di persone al mondo che non accedono alla rete. 
Tuttavia non tutti credono che il progetto di Zuckerberg sia del tutto disinteressato, anzi. L'autorevole rivista Wired ha infatti avanzato pesanti sospetti su internet.org, che comunque non ha ottenuto dalle autorità americane lo status di non profit, e a cui hanno aderito anche altri big della tecnologia come Nokia, Qualcomm, Samsung ed Ericsson. "Zuckerberg permette generosamente che i poveri facciano aumentare i profitti di Facebook", è la tesi di un lungo articolo in cui si parla apertamente di egoismo e malafede: "Facebook è un'azienda profit che persegue i propri interessi", scrive Wired, "non c'è niente di male in questo, però sarebbe più corretto dirlo chiaramente" piuttosto che ammantare la cosa con quintali di belle parole. "Zuckerberg ha detto di tutto, tranne che questo progetto servirà a far guadagnare un bel po' di soldi a Facebook e a consolidare l'immagine di filantropo del suo fondatore".
«La connessione è un diritto umano», ha spiegato da parte sua Zuckerberg, ricordando che «se volessimo solo pensare ai soldi, sarebbe sufficiente il miliardo di persone che è già connesso a Facebook. Ha più disponibilità economica di tutti gli altri 5 miliardi di persone che non accedono al web nel mondo». Vero, ribatte Wired (un utente di Facebook nei paesi poveri "rende" solo 63 centesimi di dollaro contro i 4,32 dollari di un utente a stelle e strisce), ma non bisogna dimenticare che il mercato statunitense è ormai saturo: nel 2012 gli utenti attivi del social network negli Usa sono aumentati solo del 6% contro il 32% e 29% rispettivamente di Asia e Africa, facendo aumentare i profitti di conseguenza: +46% in Asia e ben l'88% in più in Africa. Sicuro, Mark, che sia solo beneficenza?


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