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Cooperazione & Relazioni internazionali

Siria, appello Onu: tutti i paesi accolgano i rifugiati

L'Alto Commissariato Onu fa il punto sulla regione siriana e snocciola cifre drammatiche: 3 milioni di rifugiati ai confini, 4 milioni nel paese, e poche speranze di una fine a breve del conflitto. Servono fondi per attrezzare i campi in modo permanente e l'apertura delle frontiere (anche europee) per accogliere chi è in fuga dalla guerra

di Gabriella Meroni

Un cambio di status attende la Siria nei prossimi giorni. Lo ha fatto capire l'Onu con un comunicato in cui informa che gli sforzi dell'Unhcr, l'Agenzia per i rifugiati, si stanno spostando dal paese tuttora in guerra ai paesi confinanti, per aiutarli a far fronte al numero sempre crescente di rifugiati i quali – ed è questa la novità – potrebbero non fare ritorno in tempi brevi nella loro terra di origine.
Dopo che il mondo ha quindi evitato, grazie a una mobilitazione senza precedenti invocata da papa Francesco, una guerra dalle conseguenze catastrofiche, ecco che si apre una crisi locale fatta di campi profughi, aiuti a lungo termine, assistenza a famiglie che si trovano a dover ricostruire la loro vita lontano da casa. Il mondo non sta a guardare: l'Unione Europea ha stanziato pochi giorni fa 40 milioni di euro proprio per l'emergenza rifugiati nella regione siriana, e l'Unhcr è sul posto insieme a centinaia di ong per assistere la popolazione, tanto che ha lanciato oggi un appello internazionale. Ma non basta: occorre che i governi dei paesi sviluppati aprano le loro frontiere e accolgano i profughi siriani, concedendo loro lo status di rifugiati.
A oggi più di 100mila persone sono state uccise nel conflitto siriano, che dura da due anni e mezzo e che ha coinvolto in totale 10 milioni di civili, la metà della popolazione della Siria. Quasi 3 milioni di rifugiati sono ospitati nei campi profughi gestiti dall'Onu in Turchia, Libano, Giordania e Iraq, mentre oltre 4 milioni sono i rifugiati interni. "Uno scenario del genere non si può più chiamare emergenza, ma crisi permanente", ha dichiarato il numero uno dell'Alto Commissariato, Antonio Guterres, "e per questo ci appelliamo ai governi perché ci aiutino a dotare le aree che ospitano i rifugiati di strutture fisse e servizi quali scuola, sanità, strade, case".
Un programma specifico destinato ai rifugiati siriani già esiste, ha continuato Guterres, e finora vi hanno preso parte 17 paesi, ma è stato finanziato solo per il 47%. Inoltre, ha sottolineato ancora l'Unhcr, serve aiuto anche diretto ai paesi che ospitano i rifugiati, e la disponibilità di tutti i paesi terzi ad accogliere i profughi in fuga dalla guerra come richiedenti asilo. 
Pochi giorni fa l'Unicef ha reso noto di aver firmato un nuovo accordo di cooperazione con l'Unione Europea, per cui vengono donati ulteriori 45 milioni di $ USA (34 milioni di €) per proteggere i bambini colpiti dalla crisi in Siria e per promuovere l'accesso all'istruzione in Siria, Giordania e Libano. Sul fronte rifugiati, invece, dalla UE ancora nessun segnale significativi.
         
 


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