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Famiglia & Minori

Che fine farà l’affido?

Due affidi su tre, in Europa, falliscono. L'affido familiare non è lo strumento efficace che abbiamo sempre pensato? Di certo ha bisogno di un ripensamento. Un'inchiesta sul mensile in edicola spiega in quali direzioni

di Gabriella Meroni e Sara De Carli

Promosso, invocato, finanziato, pubblicizzato, "spinto" da governo e Comuni e associazioni. A volte perfino mitizzato. L'affido familiare, strumento principe per alleviare il disagio di minori in difficoltà, ci si è stampato in testa così: una preziosa ancora di salvezza per tanti bambini, e un esempio di come la solidarietà concreta di migliaia di famiglie (ma mai abbastanza, ci hanno sempre detto) abbia contribuito a far crescere felici tanti bambini. Un'immagine rassicurante e corretta, che tuttavia negli anni si è un po' appannata: affidi in calo (-4,4% dal 2008 al 2010, e la tendenza continua), famiglie affaticate, adolescenti sempre più in comunità (solo uno su tre oltre i 14 anni riesce a trovare una famiglia che lo accolga). E anche nel resto d'Europa le cose non vanno meglio: solo un affido su tre funziona, permettendo il rientro del bambino nella sua famiglia, gli altri falliscono. A calcolare la percentuale sono stati gli esperti di 15 paesi europei riuniti a Padova in occasione di un seminario internazionale sull'efficacia di questo strumento organizzato dalla Fondazione Zancan; il dato, riferito all'Europa – perché da noi un monitoraggio puntuale degli esiti degli affidi non esiste – potrebbe però essere perfino ottimistico: nel nostro paese infatti oltre la metà dei ragazzi in affido (il 53%)  proviene già da un'altra esperienza di accoglienza, quindi ha già iniziato una triste "carriera" da "fuori famiglia", che nel 48% dei casi si protrae oltre i termini di legge, che per l'affido è al massimo due anni.

Dopo quel seminario abbiamo provato a fare il punto sull’efficacia dell'affidamento familiare, che in Italia ha trent'anni e che dovrebbe essere una pratica matura. Non è così. L'affido non è in discussione come strumento, ma che ha bisogno di una riflessione per capire a quali bisogni risponde e a quali no: «È e deve essere uno strumento fra tanti, non l’unico», dicono tutti. Dalla Scozia a Israele, da Torino a Salerno abbiamo raccolto le buone pratiche dell’affido, che non lasciano sole le famiglie affidatarie e che valorizzano il recupero della famiglia d’origine. E l’affido professionale? Quando è nato sembrava un tabù, ma proprio in questi giorni a Milano il servizio ha spento le sue prime dieci candeline: ecco come è andata…
 


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