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Cooperazione & Relazioni internazionali

Ma il SaD muore se lo imbrigliamo

All'indomani del convegno di AiBi per chiedere una nuova legge sul sostegno a distanza, La Gabbianella e ForumSad intervengono nel dibattito

di Sara De Carli

A Vincenzo Curatola i conti di AiBi non tornano. «Torna il risultato finale, quello per cui oggi in Italia sono attivi un milione e mezzo di Sostegni a Distanza», dice. «Ma il dato di partenza no. Nel 2007 a noi risultavano 900mila SaD, quindi nel 2013 rispetto al 2007 dobbiamo dire che il SaD è cresciuto, come peraltro anche AiBi ammette quando riscontra una maggiore conoscenza del SaD da parte degli italiani. Poi certo, negli ultimi anni c’è stata la crisi e quindi anche i sostegni sono calati, ma direi del 20% non certo del 65%. Siamo lontani dall’allarme di una prossima fine del Sostegno a Distanza». Vincenzo Curatola presiede da una vita il ForumSad, il coordinamento che riunisce 90 organizzazioni in Italia. Recentemente hanno lavorato all’Anagrafe del SaD, mappando 700 organizzazioni attive in Italia nel settore. «Un lavoro di emersione e conoscenza, ma tante nuove realtà stanno anche nascendo e ci chiedono corsi di formazione sul SaD, credo soprattutto per via della diversificazione in atto nelle organizzazioni», spiega.

LA TRASPARENZA
E se per la ricerca Eurisko il vero motivo del calo dei SaD non è la crisi ma la sfiducia nei confronti delle organizzazioni, Curatola afferma che «la legge non può essere la panacea di tutti i mali. Noi crediamo che il primo passo sia continuare a fare rete e il convegno di Aibi ci sembra si inserisca in questo solco». Una legge «rischia di mettere paletti alla solidarietà, mentre noi vorremmo togliere anche quelli già esistenti, a cominciare dal fatto che la legge 49 non annovera il SaD tra le forme della cooperazione internazionale». La trasparenza delle associazioni pertanto «va riaffermata e sviluppata ancora, certamente si può fare meglio, ma tenendo conto anche delle differenze esistenti fra le associazioni, anche gli adempimenti vanno calibrati», dice. La strada da battere, a suo dire, è quella del lavoro in rete fra istituzioni e associazioni, già battuta dall’Agenzia per il Terzo settore ai tempi delle Linee guida sul Sostegno a Distanza: «linee che ora il Ministero si appresta a mettere in consultazione pubblica, per migliorarle. Comunque sta anche rinascendo un tavolo di lavoro dedicato al SaD, quello che era l’Osservatorio all’interno dell’Agenzia».

GLI SPOT
Il terzo punto messo in evidenza da AiBi è la comunicazione del sostegno a distanza: «dire basta spot non me la sento, quello che fu fatto dall’Agenzia per promuovere il SaD era meraviglioso. Certo però se l’obiettivo della comunicazione è solo economico e se non si dice che la parte più importante del SaD è quella relazionale, di continuità nel tempo, quella è pubblicità ingannevole, e credo esistano già le norme per arginarle». Su quest’ultimo punto concorda nettamente anche Mariella Bucalossi, vicepresidente del coordinamento La Gabbianella: «Le nostre associazioni preferiscono destinare i fondi ai progetti, piuttosto che agli spot. E poi c’è modo e modo di fare comunicazione e di usare le immagini di bambini, vedo diffondersi immagini sempre più strumentali». Nettissima anche la sua posizione sulla necessità di una nuova legge: «Non serve, assolutamente».
 


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