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Cooperazione & Relazioni internazionali

F35: costano miliardi, ma sono dei bidoni

Non c'è pace per gli F35: definiti "i migliori caccia di tutti i tempi", questi velivoli da guerra per cui l'Italia spenderà oltre 14 miliardi di euro presentano ben 393 difetti di costruzione e funzionamento. Insinuazioni dei pacifisti? No, un rapporto del Pentagono

di Gabriella Meroni

Per loro l'Italia ha messo a budget una cifra clamorosa: sicuramente più di 13 miliardi, c'è chi arriva a ipotizzarne, alla fine, ben 17. Sono gli F35, aerei da guerra di ultima generazione (ma quando si diceva così eravamo negli anni '90) che l'Italia, insieme agli USA e ad altri 6 paesi si è impegnata a costruire e acquistare. Un'operazione militare gigantesca, la più ampia di tutta la storia, in cui il nostro paese si è imbarcato non senza mille polemiche, soprattutto a causa della crisi economica che suggerirebbe ben altre spese.
Ora però una tegola ancora più grossa rischia di abbattersi sul progetto: pare che questi caccia ultratecnologici non siano poi un granché, ma che anzi abbiano un sacco di problemi tecnici. Insomma, sarebbero dei bidoni. A dirlo però non sono i soliti pacifisti, ma un documento redatto dal Pentagon’s Inspector General (l'organismo che si occupa tra l'altro di monitorare la qualità degli armamenti) e pubblicato pochi giorni prima che anche questo ufficio venisse chiuso per lo shutdown. Secondo la relazione, gli F35 presentano 363 "problemi", 147 dei quali "importanti", come per esempio "il mancato rispetto delle caratteristiche qualitative, dovute probabilmente a una cattiva gestione del programma o all'inefficacia dei controlli di sistema". Le conseguenze dei tanti difetti dei caccia non sono di poco conto: il pentagono ha infatti misurato il numero e l'entità degli interventi di manutenzione sugli F35, rilevando che son talmente tanti da "determinare un costo significativo". 
Ma le grane non sono solo tecniche. L'ispezione condotta dal watchdog del Pentagono è avvenuta non a caso tra febbraio 2012 e luglio di quest'anno, un periodo in cui il programma militare di cui fanno parte gli F35, il Joint Strike Fighter, ha visto azzerati i propri vertici e l'azienda che produce gran parte degli aerei, la Lockheed Martin, ha pure attraversato una grave crisi di management. Il ministero della Difesa USA ha quindi voluto vederci chiaro, scoprendo in effetti che i rivogimenti societari hanno avuto un peso anche sulla qqualità del "prodotto". 
Dallo scorso giugno l'Italia si è tuttavia messa alla finestra, pur non recedendo dal programma di acquisto degli F35, approvando una mozione di maggioranza che prevede di avviare un’inchiesta su efficacia e costi del programma militare Joint strike fighter e impegna il governo a “a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il parlamento si sia espresso nel merito, ai sensi dell’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012, n. 244″. Una prima mossa cautelativa, anche perché, come spiega Internazionale, i costi totali del programma sono già lievitati del 70 per cento da quando il Pentagono ha firmato il primo accordo nel 2001 per realizzare i primi 2.500 aerei (in totale sono 3.173). Secondo la Bbc gli aerei non saranno operativi prima del 2018, con otto anni di ritardo rispetto al progetto iniziale: tutti ritardi causati dalle difficoltà tecniche e dalla complessità della costruzione di questi aerei. 
 


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