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Dopo Stamina, voltiamo pagina

All'indomani dello stop alla sperimentazione del metodo Vannoni, UILDM chiede di mettere un punto alle polemiche: «la frattura che Stamina ha aperto rischia di danneggiare anni di ricerca scientifica. Le staminali possono produrre risultati straordinari, se studiate con metodo scientifico»

di Sara De Carli

Sandro Biviano e suo fratello Marco sono affetti da distrofia. Da luglio hanno lasciato Lipari per Montecitorio, nel senso che da allora presidiano stabilmente la piazza, per mantenere alta l’attenzione sul metodo Stamina. La distrofia, in realtà, non fa parte delle malattie che Vannoni aveva inserito nel protocollo della sperimentazione, che prevedeva solo Sla, paralisi cerebrali infantili e sindrome di Kennedy. I fratelli Biviano, come già i bambini con la SMA, sono stati sfruttati come volti mediatici di una vicenda che in realtà li ha tagliati fuori dal punto di vista scientifico. I fratelli Biviano hanno già annunciato che resteranno in piazza. La sperimentazione, a questo punto, comunque non si farà. Coma  Famiglie SMA, che ha detto che non festeggia, ma ringrazia perché è stata fatta chiarezza, anche la UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare – si affida con fiducia alla decisione del Comitato scientifico e «prende atto della notizia sul blocco della sperimentazione del metodo Stamina da parte del Ministro Lorenzin sulla base dell’autorevole parere tecnico del Comitato scientifico, appositamente nominato per la valutazione della sperimentazione, e di quello dell’Avvocatura di Stato che ha messo in luce criticità significative».

Per la UILDM, a tarda sera, parla il professor Roberto Maggi dell’Università degli Studi di Milano, Membro della Direzione Nazionale UILDM con delega ai rapporti con la Commissione Medico Scientifica UILDM. «La posizione della UILDM, attraverso al propria commissione Medico Scientifica, in merito alla vicenda Stamina è sempre stata chiara e ferma sulla necessità che la proposta di nuove terapie, farmacologiche o cellulari, debba seguire le norme e i criteri scientifici riconosciuti a livello internazionale a salvaguardia del diritto dei pazienti di ricevere cure provate sperimentalmente essere efficaci e sicure», dice il professore. Che ricorda anche «il principio etico di non essere usati come cavie, e il dovere del medico di ‘promuovere e salvaguardare la salute delle persone finalizzando al compimento di questo dovere le sue conoscenze e la sua coscienza’, come indicato nella convenzione di Helsinki».

La preoccupazione di Maggi e della UILDM è soprattutto per le ricadute culturali del modo in cui il caso Stamina è stato gestito in questi mesi: le polemiche su Stamina infatti hanno creato una «frattura tra una parte dell’opinione pubblica e la Comunità Scientifica nazionale, in cui la UILDM ripone la massima fiducia» e tutto questo ha rischiato «anche di danneggiare anni di studi e di ricerca scientifica condotta con rigore e serietà, minando così le aspettative di tanti malati». Così facendo inoltre «si rischia di screditare un intervento terapeutico, quello dell’utilizzo delle cellule staminali, che potrebbe produrre, se studiato e utilizzato secondo procedure riconosciute in ambito medico-scientifico, risultati straordinari e aprirci le porte alla medicina del futuro».

 

 


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