Attivismo civico & Terzo settore

Fiasco: ribadisco, il gioco ci ruba tempo e denaro

Il sociologo Maurizio Fiasco, sociologo specializzato in ricerca e formazione in tema di sicurezza pubblica, risponde alle accuse dei concessionari che contestano una sua ricerca sul gioco d'azzardo legalizzato

di Lorenzo Alvaro

Qualche tempo fa su Vita avevamo dato visibilità ad uno studio della Consulta nazionale delle fondazioni e associazioni antiusura secondo cui il tempo "usato” dal popolo dei “giocatori” d’ azzardo era di 70 milioni di giornate di lavoro. Lo stesso studio, condotto dal sociologo Maurizio Fiasco, individuava in 10 miliardi di euro l'ammanco erariale causato dal gioco. I dati hanno fatto esplodere una feroce polemica da parte dei concessionari, che negano la veridicità dei dati. Così abbiamo chiamato Fiasco e gli abbiamo chiesto di confermare e spiegare le sue analisi.

Lei ha detto che i giochi sottraggono 70 milioni di giornate e 10 miliardi di entrare erariali. È stato fortemente contestato per questo. Ci può chiarire le idee?
Intanto cominciamo col dire che quella misura del tempo ha senso per il modello di gioco che prevale in maniera schiacciante in Italia. Un modello di gioco che si basa sul sistema delle gratificazioni intermittenti. Non c'è dunque vincita assoluta o perdita assoluta.

In cosa consiste?
Questa alternanza tra vincita e perdita alternate è il sistema che tutti i neurologici indicano come innesco della dipendenza. Ed è strutturalmente legato a questo gioco d'azzardo industriale di massa moderno. Un modo che porta a perdere la cognizione di investimenti e ricavi e del tempo trascorso

E proprio sul tempo lei si è concentrato?
Si, ho fatto una disamina gioco per gioco di tempo medio per operazione moltiplicato il numero delle operazioni ricavando un aggregato di tempo che può essere fatto in minuti, ore e giorni. L'errore di chi critica il mio conteggio sbaglia su un punto. Loro parlano di giorni biologici. Quelli delle 24 ore. Per questo parlo di giornate lavorative. Credo che anche un giocatore accanito dorma, mangi o si lavi.  

Quindi lei non si riferiva esclusivamente alle slot, ma a tutto il gioco d'azzardo legalizzato?
Certo a tutta l'offerta che esiste oggi in Italia di azzardo legale

Lei ha detto che «lo Stato occupa tutte le giornate degli Italiani, col gioco, mentre prima gliene lasciava libere 283». Anche questa affermazione le viene contestata…
Invece è proprio così. E non c'è nulla di scientifico. È semplicemente buon senso e oggettività. Prima c'erano 280 giorni l'anno in cui non c'erano possibilità di gioco. Questo perchè i giochi che erano presenti sul territorio (Lotto, Super Enalotto, Ippodromi) erano pochi e avevano ognuno un proprio giorno dedicato. Gli unici posti dove si poteva accedere ai giochi sempre erano i 4 casinò. Oggi invece l'azzardo legalizzato è aperto h24, 365 giorni l'anno e ci entra in caso attraverso la rete. Se però me lo permette vorrei sottolineare un aspetto stilistico…

Mi dica…
Ho potuto leggere le critiche che mi sono state mosse. I miei sono ragionamenti freddi, tecnici e distaccati. Certo animati da valori, perchè non sono una macchina. Ma con assoluto rispetto di chi gioca altri ruoli e con una forte critica nei confronti dello Stato. Perchè è il Regolatore Pubblico che non deve permettere certe cose. Non i concessionari. Il livore e l'insolenza con cui sono stato trattato mi lasciano molto perplesso.

Cosa lo Stato non deve permettere? Anche perchè una delle critiche è che lei, ma anche noi, sia per l'abolizione in toto dei giochi…
Il cuore della questione è il fatto che sia inaccettabile l'intrusione spaziale e temporale nella vita delle persone. A queste condizioni i consumatori non sono liberi. Ci sono due pilastri. Il primo è che sia salvaguardata la quotidianità dei cittadini. Il secondo è che lo Stato non faccia l'apprendista stregone, come ha fatto fino ad oggi, e autorizzi solo quei giochi che è in grado di controllare. Cosa che non gli riesce né con le slot né con l'online.  

Lei sostiene che senza gioco l’Italia avrebbe 20 miliardi di introiti in più all’anno, ovvero potrebbe permettersi di abbassare della metà le attuali tasse. Questa affermazione è negata con forza dai concessionari. Può spiegarci la ratio?
Il gioco sottrae domanda all'offerta di beni e ai servizi ordinari. Toglie cioè risorse all'economia reale perchè deprime i consumi. Le entrate fiscali dei 90 miliardi raccolti dai concessionari generano circa il 9% di entrate tributarie per lo Stato. Se lo stesso importo fosse immesso nell'economia reale e quindi fosse soggetto alle tasse che tutti noi paghiamo ogni giorno (Iva, Irpef, Irap, accise, etc) non alla Preu, genererebbe, con stima prudenziale, 10 miliardi in più rispetto a quello che genera oggi. È un dato matematico, non un opinione.


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