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Economia & Impresa sociale 

Impresa sociale, si può fare di più

Con una platea di 2mila imprenditori sociali sono iniziati i lavori per far il punto dopo due anni dal Social Business Initiative, il piano di azione promosso dalla Commissione Europea per promuovere l’impresa sociale in Europa

di Ottavia Spaggiari

da Strasburgo

Sono passati poco più di due anni dal lancio della Social Business Initiative, (SBI) il piano di azione promosso dalla Commissione Europea nell’ottobre del 2011 per promuovere l’impresa sociale in Europa. Facilitare l’accesso al credito, aumentare la visibilità del settore e dare voce ai bisogni degli imprenditori sociali a livello istituzionale erano questi gli obiettivi dell’iniziativa e se ora è il momento di cominciare a tirare le somme, non poteva esserci occasione migliore per un primo bilancio, della due giorni dedicata all’impresa sociale di Strasburgo, Social Entrepreneurship have your say!

È davanti ad una platea di quasi duemila imprenditori sociali provenienti da tutta Europa che i tre coordinatori dell’iniziativa Antonio Tajani, Vice-presidente della Commissione Europea, Michel Barnier, Commissario Europeo per il Mercato interno e i servizi e Làszlò Andor, commissario europeo responsabile occupazione, degli affari sociali e dell'inclusione, sono saliti sul palco per discutere di ciò che si è riusciti a migliorare e della strada ancora lunga per realizzare a pieno il potenziale del settore.

A fare loro da contro parte sul palco, tre rappresentati dell’imprenditoria sociale made in Europe, gli italiani Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà Confcooperative e membro del Comitato Economico e Sociale Europeo, Letizia Moratti, presidente della Fondazione San Patrignano e Olga Theodorikaku, dell’impresa sociale greca Kilmax Plus. «In questi anni abbiamo cercato di spingere il social business al centro dell’agenda europea», ha affermato Barnier. «Non vi può essere una politica economica efficace senza la coesione sociale. Le due grandi battaglie per l’Europa oggi sono per l’occupazione e per la crescita e il social business è parte integrante di un nuovo modello di crescita intelligente. Per loro stessa vocazione infatti le imprese sociali intercettano prima di tutti i bisogni reali dei nostri Paesi. Sono innovative, hanno una grande capacità di resilienza e nonostante la crisi, continuano a creare posti di lavoro».

In Europa la cosiddetta social economy rappresenta il 10% del prodotto interno lordo europeo, occupando oltre 11 milioni di lavoratori, circa il 4,5% della popolazione attiva e ogni anno 1 su 4 nuove imprese è sociale.

Anche il Vice-presidente Tajani ha sottolineato il ruolo strategico del settore come strumento di risposta alla crisi. «Il sociale è uno dei pochi settori che, nonostante la crisi ha visto crescere gli imprenditori.” Basti pensare che mentre in Grecia il tasso di disoccupazione ha superato il 27%, l’unico settore che continua a crescere è proprio quello della cooperazione sociale, come alternativa alla perdita dei posti di lavoro. Secondo Tajani le Cooperative Sociali sono un modello naturale di innovazione, bisogna andare avanti senza paura. «Camminano insieme a bisogni della società. Il programma per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020 è stato pensato anche per dare spazio alle cooperative sociali oltre a nuovi soggetti imprenditoriali».

Se tanto è stato fatto, molta strada però rimane ancora da fare. Come ha ricordato Tajani il grande nodo rimane ancora l’accesso al credito.
«Il grosso problema è che la finanza è lontana anni luce da quella che è l’econioma reale. “ Ha continuato Barnier. “Le banche dovrebbero tornate a fare le banche. Dovrebbero offrire servizi concreti, in totale trasparenza .Non possiamo controllare o impartire ordini al settore bancario privato ma possiamo impegnarci per comunicare la grande opportunità economica rappresentata dall'impresa sociale».

Un’opportunità dimostrata coi numeri da Giuseppe Guerini, che ha ricordato il bassissimo tasso di perdita sui crediti alle cooperative sociali. «Si tratta del 2% una cifra irrisoria, che dimostra lo straordinario tasso di efficacia del settore. Forse sarebbe il sistema finanziario a dover acquisire un pò della stabilità, della concretezza e dell’ etica delle cooperative».

Anche Letizia Moratti ha sottolineato la necessità di un sistema finanziario più vicino alla social economy. «Dal 2004 al 2009 i prodotti finanziari ad alto rischio sono cresciuti dal 15% al 55% e se alcune direttive europee sono state importanti e abbiamo assistito a qualche miglioramento, è necessario fare di più». Ha affermato Moratti, evidenziando la necessità di un cambiamento strutturale, anche normative. «Non bisogna aver paura nell'assecondare lo sviluppo possibile di un ecosistema per l'impresa sociale. Sono gli stessi indicatori che devono cambiare. Il PIL non è più sufficiente. Dobbiamo poi trovare indicatori in grado di misurare il benessere sociale. La coesione sociale è un valore che l’Europa ha e che non può e non deve perdere».


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