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Piccoli italiani: 1 su 4 non fa né moto né sport

Ricerca Ipsos sullo stile di vita dei minori a 3 anni dall'avvio del progetto di Save the Children "Pronti, Partenza, Via!" con Csi e Uisp per incentivare l'attività sportiva e la sana alimentazione. Il progetto prosegue per tutto il 2014

di Antonietta Nembri

A tre anni dall’avvio del progetto “Pronti, Partenza, Via!”, promosso da Save the Children con Mondelez International Foundation, in partnership con Csi (Centro sportivo italiano) e Uisp (Unione italiana sport per tutti) nelle aree periferiche di dieci città italiane ((Milano, Torino, Genova, Napoli, Catania, Sassari, Palermo, Bari, Ancona, Aprilia) una ricerca racconta lo stile di vita dei bambini in Italia.

Il progetto “Pronti, Partenza, Via!”, che mira a favorire la pratica motoria e sportiva e l’educazione alimentare dei bambini e degli adolescenti, ha raggiunto finora 70mila minori e adulti, ha recuperato dieci aree sportive e verdi e proseguirà per tutto il 2014.

Dai dati della ricerca “Lo stile di vita dei bambini e dei ragazzi” (in allegato la ricerca completa) realizzata da Ipsos per Save the Children e Mondelez in Italia emerge da un lato che le sane abitudini di vita continuano a riguardare una quota ampia di bambini e adolescenti, ma complice anche la crisi i dati segnalano come una numero crescente di minori sia esclusa dalla possibilità di fare sport e movimento con regolarità, ma anche di avere un’alimentazione completa e quindi di godere dei positivi effetti fisici ed emotivi di corretti stili di vita.

Un minore su 4 non fa moto e sport nel tempo libero, nel 28% dei casi (+13%) per difficoltà economiche; 4 ragazzi su 10 si muovono in auto, pochi (24%) a piedi, ancora meno (9%) in bici; il 73% sta in casa nel tempo libero; diffuso –  riguarda 7 minori su 10 – ma in flessione il consumo quotidiano di frutta e verdura e il 9% non fa colazione mentre l’abitudine di sedersi a tavola è ancora di 9 famiglie su 10 con figli

Tra le cause dell’inattività – secondo il 35% di genitori intervistati – la mancanza di voglia e di interesse da  parte dei bambini e ragazzi, quindi il costo eccessivo delle strutture,  per il 28% di madri e padri, con un aumento del 13% rispetto al 2012,  l’incompatibilità degli orari  – per il 13% del campione.

A conferma dell’impatto crescente delle difficoltà economiche sugli stili di vita di minori e famiglie anche il dato su cosa fanno gli stessi genitori nel tempo libero: fra le attività che registrano un ridimensionamento (non lo praticano mai o raramente) vi è infatti lo sport cui rinuncia il 44% dei genitori (a fronte del 37% nel 2012).
Rilevante si conferma, secondo la ricerca, il ruolo della scuola nella promozione delle attività sportive anche se si registra una maggiore indisponibilità di spazi a ciò destinati: il 91% dei ragazzi pratica attività nel contesto del programma scolastico, prevalentemente con la classica frequenza bi-settimanale, riferiscono i genitori intervistati
Un 9% di minori, tuttavia, non fa pratica motoria a scuola e ciò si deve, nel 39% dei casi, alla assenza di uno spazio attrezzato (+10% rispetto al 2012).  
La crisi non ha scalfito il grande utilizzo dell’automobile, anche per percorsi brevi come l’andare a scuola: in media 4 minori su 10 si muovono in auto (6 su 10 tra gli alunni della primaria)  mentre solo il 24% a piedi (-6% rispetto al 2012) e il 9% (a fronte dell’11% del 2012) in bici.

Non è una sorpresa che a incentivare alcune abitudini sedentarie dei bambini e adolescenti italiani c’è il tempo trascorso davanti alla TV che si conferma significativo: sulla totalità dei minori che la vedono quasi la metà (47%) la vede per un tempo compreso fra 1 e 3 ore al giorno.
Aumenta, anche se di poco, il tempo dedicato dai ragazzi ai video-game.
In generale i minori italiani stanno moltissimo a casa: il 73%  passa qui (a casa propria o di amici) il proprio tempo libero, a fronte di un 27% che lo trascorre fuori casa all’aperto con gli amici. Il 36% dei genitori, a fronte del 26% nel 2012, motiva lo stare a casa dei figli con la mancanza di “spazi all’aperto dove incontrarsi con gli amici”, e questo sembrerebbe legato ad un leggero calo della disponibilità di campi sportivi (-6% secondo i genitori, -3% secondo i figli).

«La pratica sportiva e motoria dovrebbe essere una parte fondamentale nel processo di crescita di ogni bambino e adolescente. Al contrario, i dati rilevano un numero crescente di minori esclusi da attività così importanti non solo per lo  sviluppo fisico, ma anche cognitivo, relazionale, in una parola per il benessere generale di un bambino o un ragazzo», commenta Valerio Neri Direttore Generale Save the Children Italia. «Le difficoltà economiche che attanagliano sempre più famiglie sicuramente sono una delle cause del minor numero di bambini che ha la possibilità di fare sport e attività fisica, in aggiunta alle poche ore di pratica motoria in orario scolastico e alla scarsa educazione al movimento. Bambini più sedentari, disabituati all’incontro e confronto con i pari, che passano molto tempo a casa, rischiano più di altri non solo di sviluppare patologie ma anche di essere più tristi, depressi, soli».

Per quanto riguarda le abitudini alimentari, due genitori su tre (64%) dichiarano di conoscere le regole alimentari di base tuttavia, per quanto riguarda il consumo di frutta e verdura, la ricerca evidenzia una flessione nel numero dei bambini e adolescenti che ne mangia ad ogni pasto (35% a fronte del 37% nel 2012) o una volta al giorno (35% contro il 39% dell’anno precedente) e un aumento di coloro che non l’assumono o lo fanno un massimo di 2 volte a settimana (31% contro il 24% del 2012).
Per quanto riguarda il numero e regolarità dei pasti, dalla ricerca emerge un dato particolarmente critico circa la prima colazione che ben un quarto dei ragazzi non consuma regolarmente: in particolare il 9% mai e il 16% a volte sì, a volte no; inoltre con il crescere dell’età questo pasto perde il suo fondamentale ruolo e ben il 14% dei 14-17enni non lo consuma mai a casa ma al bar.
Per ciò che concerne il pranzo, circa metà dei ragazzi ha l’opportunità di consumarlo con almeno un genitore (49%) o comunque a casa in compagnia di qualcuno (14%). La mensa scolastica serve solo un quarto dei ragazzi intervistati, che sale a metà circa (48%) tra i 6-10enni.

La presenza della famiglia intorno al tavolo a cena risulta invece una costante nel tempo per quasi il 90% delle famiglie con bambini e ragazzi, anche se  un convitato che risulta spesso presente è la TV, accesa sempre in 4 famiglie su 10, occasionalmente nel 35% dei casi e assente soltanto in un quarto dei casi. La presenza della TV non è certo legata all’assenza di vigilanza genitoriale, ma è anzi una presenza bene accetta nella metà dei casi o comunque tollerata (41%)
Il fuori pasto poi è un’abitudine che riguarda il 70% circa dei giovani intervistati.

«Anche per quanto riguarda  l’alimentazione, accanto a delle buone abitudini, sembrano consolidarsi delle tendenze poco sane, come non mangiare la frutta e verdura, saltare la colazione, concentrare i pasti piuttosto che fare i 5 consigliati al giorno, o mangiare con la tv accesa», spiega ancora Valerio Neri. «Se a delle cattive abitudini alimentari si associa, come spesso, accade, l’assenza di un’adeguata pratica sportiva e motoria, le conseguenze sul benessere di un bambino o un adolescente, sia sul piano fisico che emotivo, possono diventare rilevanti».

Raffaela  Milano, direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children Italia spiega l’intervento «consistito nel recupero e messa in opera di spazi come campi da gioco, percorsi sportivi, spazi verdi, campi polivalenti, skate e roller park, piste podistiche e ciclabili, con l’obiettivo di farne dei luoghi aperti a tutto il quartiere, contribuendo così a contrastare fenomeni di emarginazione ed esclusione sociale. Inoltre sono state organizzate sessioni informative su alimentazione e stili di vita salutari, all’interno delle scuole primarie e sono stati aperti 10 punti informativi dove le famiglie possono incontrare professionisti, quali nutrizionisti e pediatri».
«Il progetto ha ricevuto anche una valutazione da un ente esterno e indipendente, coadiuvato dall’Università La Sapienza di Roma», spiega ancora Raffaela Milano. «Attraverso la somministrazione di questionari ai genitori dei bambini e agli operatori, sono state valutate le ricadute delle varie azioni portate avanti ed è emerso, tra l’altro, come nei bambini coinvolti sia aumentata la propensione a fare quotidianamente attività che implichino movimento e ci sia stato un aumento nella consapevolezza delle scelte alimentari».