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Per Sos Villaggi dei Bambini si poteva evitare morte del bimbo

Alverio Camin presidente di Sos Villaggi dei Bambini, interviene sulla morte del piccolo di tre anni il cui corpo carbonizzato è stato trovato nell'auto con il nonno e la compagna dell'uomo: «La sua vita poteva e doveva essere protetta»

di Antonietta Nembri

Alverio Camin, presidente di Sos Villaggi dei Bambini Italia interviene sull’uccisione del piccolo di tre anni il cui corpo è stato ritrovato carbonizzato in un’auto a Cassano Ionio, in provincia di  Cosenza, con quelli del nonno e della compagna dell’uomo. Se la prima osservazione del presidente di Sos Villaggi dei Bambini Italia è che il fatto di cronaca «assume i contorni dell’orrore perché tra le vittime c’era un bambino, la cui vita, forse, la si sarebbe potuta e dovuta proteggere», subito dopo Camin si pone una domanda che ammette «non so se troverà risposta».

«Fermo restando il principio della legge 149/2001 che sancisce il diritto di ogni bambino a crescere nella sua famiglia, sono state seguite Le Linee Guida Onu sull’Accoglienza Fuori Famiglia nel decidere l’affidamento del minore? È stato rispettato il Principio di Appropriatezza che sancisce che “laddove si rendesse necessario allontanare il bambino dalla propria famiglia, la soluzione scelta deve essere consona alle necessità del singolo bambino”?»
Ma gli interrogativi di Alviero Camin non finiscono qui e aggiunge «quale “appropriatezza” si evince nell’affidare un bimbo di tre anni a un uomo sotto sorveglianza? Visto che lo spaccio della droga appare, inoltre, l’elemento che lega le sorti di molti dei componenti della famiglia (protagonista della vicenda) mi chiedo i motivi che hanno portato le autorità competenti, in merito all’affidamento del bambino, a privilegiare quel contesto familiare, invece di cure alternative (famiglie affidatarie o comunità di accoglienza)».

Proprio alla luce di questi interrogativi Camin non può che ribadire un concetto: «Occorre mettere il bambino al centro, sempre. Se questo non accade il suo futuro viene compromesso. Ne abbiamo avuto la terribile prova».

Di recente, l’Italia è stata richiamata dal Comitato Onu a garantire l’applicazione omogenea su tutto il territorio nazionale della legge 149 del 2001, stabilendo standard minimi nazionali e tenendo “conto delle Linee Guida in materia di accoglienza etero-familiare allegate alla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 64/142” (Raccomandazione N°40).

Quindi, «nel nostro Paese le Linee Guida dovrebbero tradursi adeguatamente nei Livelli Essenziali di Prestazioni (art. 117 Costituzione) garantendo in tutte le Regioni standard minimi di qualità? Possiamo ulteriormente ritardare questa applicazione?», conclude amaramente Camin.  
 


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