Media, Arte, Cultura

Rompete le scatole, ma per costruire

Il numero che trovare in edicola da venerdì dedica il servizio di cover a un Rapporto sull'Italia che riparte dal basso: dalle social street ai genitori che entrano nella gestione delle scuole. Da oggi on line l'editoriale di Riccardo Bonacina

di Riccardo Bonacina

Vale la pena precisare: l’invito al “Rompete le scatole” che vedete nella copertina del nuovo numero di Vita magazine in edicola da venerdì illustrato nello stile perentorio e suggestivo di Sarah Mazzetti (tra l’altro tra le promotrici di Teiera Autoproduzioni), non è l’ennesimo invito a protestare  o a mandare al diavolo gli altri o il sistema (sempre colpevole per chi preferisce pigramente l’autoassoluzione), ma è l’invito a fare, a costruire, l’invito a sentire l’urgenza e la necessità di mettere in campo ogni energia possibile per dare vita a fatti concreti, azioni di cambiamento, azioni al presente e non coniugate sempre al futuro. Rompete ogni scatola o gabbia pur di costruire. Come suggerisce, in un dialogo che trovate in questo numero, Giovanni Moro: «Il punto è superare la logica del primato delle forme, con cui le burocrazie dominano il mondo (non solo l’Italia)  e riprendersi, come collettività, la prerogativa di giudicare l’interesse generale in base al modo in cui si realizza in azioni e nei loro effetti.» Dobbiamo tutti rimetterci “In movimento”, come suggerisce il manifesto che i lettori del magazine potranno trovare a pagina 42-43 e che sarà oggetto di una convocazione  e discussione pubblica il prossimo 21 marzo (ci avvicineremo all’appuntamento anche tramite una consultazione online),  quando a Milano  chiederemo l’adesione a tutti coloro che condivideranno  i principi e la piattaforma che comporremo insieme a tutti voi.

Attenzione però, “Rompete le scatole”, non è un invito astratto, un’intenzione, ma è ciò che già succede nella realtà e che solo un’informazione e una politica malate e autoreferenziali ci impediscono di vedere. È lo slogan di un’Italia che si è stufata di aspettare e che si è messa in movimento, autonomamente, fuori dalle solite appartenenze  e gabbie, senza chiedere permesso e senza aspettare sovvenzioni spinta dalla necessità, anzi di più, dal desiderio di non rassegnarsi e di trovare risposte nuove per sè e per tutti.
È il fenomeno delle scuole aperte che sta contagiando il paese,  con i genitori che assumono un ruolo di protagonisti attivi. Insegnanti  e genitori che hanno ben presente quanto scrive Stefano Boeri: «La scuola, le mille e mille scuole italiane sono – prese tutte insieme- la più grande infrastruttura sociale del nostro Paese. Altro che aeroporti, autostrade o viadotti. Le scuole sono dappertutto;  e dappertutto accolgono la trasmissione del sapere, l’incontro tra le generazioni, lo scambio di culture e linguaggi. Per questo, a ben pensarci, alla faccia di ogni elucubrazione sul concetto di “bene comune”, nulla lo  è più della scuola. Perchè le scuole tengono unite le famiglie, intrecciano le biografie, costruiscono il futuro lavorando sul passato e accompagnano i flussi del presente: milioni di studenti, insegnanti, genitori che ogni giorno si incontrano scambiandosi idee, emozioni, memorie, aspettative».

Troverete in questo numero una documentazione impressionante  di come l’Italia ribolla di energie e percorsi di costruzione sociale e di innovazione inediti, inaspettati. Migliaia e migliaia di esperienze. È anche il  fenomeno delle social street, la “socializzazione” tra abitanti della stessa via, partito da Bologna e che ora ha già 138 esperienze attive.  Ed è il fenomeno dei Gruppi di acquisto, e della spesa solidale,  che rinnovano e allargano l’antica consuetudine del “caffè sospeso” sino alla cultura e gli spettacoli. O ancora delle esperienze creative e musicali  che grazie al web hanno trovato l’energia di cambiare una legge. In movimento dunque, no excuses.  Usate questo numero e scrivetemi.


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