Cooperazione & Relazioni internazionali

Pistelli: profit e non profit insieme per una nuova cooperazione internazionale

L’ideatore della riforma della legge 49 illustra i principi che stanno alla base del provvedimento che andrà in Parlamento nelle prossime settimane

di Redazione

Una legge moderna, che mette l’Italia al passo con il resto d’Europa, e soprattutto una legge che possa durare «se non mezzo secolo, almeno molti anni». Questi i propositi che il viceministro agli Esteri Lapo Pistelli (ancora formalmente in carica fino alla costituzione di un nuovo govero) che a Milano ha partecipato al convegno “La cooperazione internazionale che verrà” che si è tenuto alla Casa dei Diritti su iniziativa del gruppo consiliare del partito democratico milanese.

Al centro del dibattito, dove il sindaco Giuliano Pisapia ha fatto gli onori di casa lanciando Milano come sede della nascitura Agenzia governativa, naturalmente la riforma della legge 49, recentemente approvata dal Consiglio dei Ministro (per testo e commenti consultare le notizie correlate), attualmente in attesa del bollino della Ragioneria dello Stato e quindi dell’avvio del percorso parlamentare (che il senatore pd Giorgio Tonini, intervenuto all’evento insieme alla compagna di partito Lia Quartapelle, al pentastellato dissidente Luis Orellana e al vendoliano Arturo Scotto sia augura sia «il più rapido possibile»). Ecco per punti i passaggi più significativi dell’intervento del vice-ministro che secondo alcune voci potrebbe anche essere confermato alla Farnesina da un sempre più probabile governo Renzi.

 

OBIETTIVI DELLA LEGGE
«Questa non deve essere una norma che azzera tutto e ci fa ripartire da capo. Cosa sia la cooperazione internazionale  e quali siano i suoi obiettivi è già stato definito a livello internazionale. Io punto a un testo agile che possa durare anni, non a una camicia di forza in cui normare ogni dettaglio: questa è una norma primaria da cui dovranno discendere provvedimenti più specifici. La legge 49 è stata una buona legge, ma ormai superata da un contesto che in 27 anni ha vito cambiare tutto nel mondo degli aiuti allo sviluppo. Il Terzo mondo così come lo abbiamo conosciuto alla fine degli anni 80, di fatto non esiste più. Aid-trade-investment: ormai è difficile, se non impossibile, distinguere in modo netto la natura dei nostri interventi, che con eccezione di quelli di prima emergenza sono un mix. Gli aiuti, gli scambi commerciali e gli investimenti sono parte di un’unica politica che va costruita nella logica del partnerariato e non del nord del mondo che aiuta il sud».

 

IL RUOLO DEL PROFIT
«Questa riforma indica fra i soggetti di cooperazione internazionale anche i privati for profit. È u punto che ha creato dibattito, ma il mondo è cambiato e le aziende, la banche, i fondi di sviluppo, sono parte integrante delle politiche di cooperazione internazionale. Non possiamo non tenerne conto. Una delle funzioni di questa legge attraverso l’Agenzia sarà anche quella di indirizzare attraverso incentivi economici e creazione di network anche con realtà non profit le aziende ad investire in quei Paesi e in quei settori sui progetti di sviluppo che la nostra politica estera riterrà strategici».

L’AGENZIA
«La nascita in seno al ministero degli Esteri di un’Agenzia indipendente dal punto di vista funzionale e svincolata alla contabilità pubblica è uno dei punti qualificanti del provvedimento. L’Agenzia non cancella laDirezione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo a cui continuerà ad avere competenze di indirizzo politico alla strette dipendenze del viceministro per la cooperazione internazionale, l’Agenzia sarà un Implementing Agency, ovverò si assumerà il compito di implementare le politiche, gestendo sue risorse e magari facendo il cane da guardia rispetto alla destinazione dei fondi anche europei in modo da verificarne l’efficacia».

 

LA SEDE  DELL’AGENZIA
«Si è parlato di Milano, di Firenze e di Roma. La decisione sarà presa una volta approvata la legge. Da parte mia posso dire che per un organo come questo la vicinanza ai ministeri, al polo romano onusiano può essere un fattore decisivo. Quanto alla dotazione di personale in un prima fase starei in una forbice fra 250 e 300 addetti, ovvero dieci volte in meno che nel resto dei maggiori Paesi europei. Altro che carrozzone.

 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA