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Eutanasia a minori, i pediatri dicono no

I medici della Sip non condividono la norma belga che consente di porre fine anche a bambini malati terminali. "I minori hanno diritti a protezioni speciali e all'accesso alle cure palliative, che però in Italia sono disponibili solo in 11 regioni". E intanto anche i pediatri di Bruxelles si dissociano

di Gabriella Meroni

“Approvare una legge che autorizza l’eutanasia per bambini o adolescenti è una scelta che non possiamo condividere. Non possiamo condividerla in particolar modo come pediatri, impegnati a tutelare sempre la salute dei bambini, soprattutto di quelli più fragili e con malattie croniche, complesse e causa di disabilità”. E’ quanto afferma il Presidente della Sip Giovanni Corsello, in merito all’approvazione definitiva in Belgio della legge che consente l’eutanasia anche a minori di 18 anni, pur subordinata alle decisioni di genitori e psicologi, e che ha suscitato in questi giorni grandi polemiche in tutta Europa. Anche l’associazione nazionale belga di Pediatria si è dissociata, manifestando la sua contrarietà.
“Il bambino è una persona speciale anche per la sua ridotta autonomia di scelta e di giudizio, e proprio per questo merita il massimo rispetto (maxima debetur puero reverentia, secondo la famosa massima di Giovenale). Il bambino ammalato ha bisogno di una protezione maggiore perché alla ridotta autonomia per l’età aggiunge quella dovuta alla malattia”, aggiunge Corsello. “In una società avanzata come la nostra, il rispetto per la persona umana, per la sua vita e per la sua dignità non possono essere mai messi in discussione. Non possiamo cedere sul terreno dei valori che stanno alla base della convivenza e della società civile: uno di questi, tra i più importanti, è il rispetto per i bambini, per tutti i bambini, sani e con malattie acute o croniche, gravi ed invalidanti che siano,” prosegue Corsello.
Conclude Corsello: “A tutti i bambini ammalati va garantito l’accesso alla cure palliative e alla terapia del dolore. In Italia lo strumento c’è: è la legge 38 del 2010 che riconosce al bambino alcune specificità ed esigenze particolari rispetto all’adulto, come il diritto a un’assistenza globale che include aspetti fisici, emozionali, sociali e spirituali, da realizzarsi attraverso una rete regionale separata da quella dell’adulto. Occorre però dare piena attuazione alla legge: sinora solo 11 Regioni hanno deliberato l’istituzione della rete pediatrica di cure palliative e terapia del dolore, solo 4 l’hanno realmente attivata, e soltanto nel Veneto è presente un hospice pediatrico”.


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