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Faraone: «I giovani di oggi sono il proletariato di un tempo»

Il responsabile Welfare della segreteria Pd: «Non è un poblema di risorse: vogliamo mettere in campo strumenti che creino un’osmosi tra scuola e lavoro. Il servizio civile in questo senso è un’opportunità su cui intendiamo investire»

di Francesco Agresti

Cambia il tema ma il refrain è lo stesso. «Le risorse ci sono. Anche per le politiche giovanili. Si tratta solo di riuscire a  spenderle». Davide Faraone, responsabile Welfare e scuola Pd lo conferma a Vita.it durante una pausa della giornata di ascolto, in corso a Roma, organizzata dal partito Democratico proprio sulle politiche giovanili e sulla riforma del servizio civile.

Non è paradossale che ci siano le risorse ma non sia stata ancora assegnata la delega sulle politiche giovanili?
«Se è per questo mancano tutte».

E’ un aggravante, non un attenuante...
«Stiamo lavorando anche su questo. Le politiche giovanili sono una priorità dell’azione di governo. I giovani rappresentano oggi quello che è un tempo era il proletariato».

In che senso?
«Siamo passati da un sistema che, a partire dagli anni’70, ha offerto loro molte garanzie finanziate con la spesa pubblica, ma che ha contribuito a fare crescere negli anni il debito dello Stato fino agli insostenibili livelli attuali…»


Per arrivare a una pressoché totale assenza di garanzie
 «Appunto, ed è su questo vuoto che vogliamo intervenire con il metodo dell’ascolto per questo abbiamo organizzato la giornata di oggi replicando un modello a cui abbiamo fatto ricorso già su altri temi. Vogliamo mettere in campo strumenti che creino un’osmosi tra scuola e lavoro. Il servizio civile in questo senso è un’opportunità su cui intendiamo investire»

A proposito di investimenti e di risorse. Quante sono e, soprattutto, dove sono quelle da destinare alle politiche giovanili?
«Le politiche giovanili sono un tema trasversale che tocca ambiti diversi, diventa molto difficile fornire un dato aggregato. Prendiamo l’esempio dell’edilizia scolastica, ci sono 3,7 miliardi fermi da anni, siamo riusciti a sbloccarli e serviranno a far partire nelle prossime settimane 5mila cantieri su tutto il territorio nazionale. Di casi come questi ce ne sono tanti. Risorse già pronte che aspettano solo di essere spese».
 


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