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L’azzardo che ha rovinato L’Aquila

Dal Decreto Abruzzo "Interventi a favore delle popolazioni colpite" che ha dato il via libera all'invasione delle videolotteries, 5 anni dopo il terremoto sul territorio non è arrivato nulla. In compenso oggi nelle macchinette ogni abruzzese butta in un anno la cifra record di 2.100 euro

di Marco Dotti

Sono 51mila terminali, distribuiti su tutto il territorio italiano in 4.600 sale giochi specificamente dedicate (ma sono già state approvate concessioni per portare il totale a 7mila), e ogni sala ne contiene in media 11. Parliamo delle videolotteries (VLT), frutto amaro di un decreto che, nel nome e nelle intenzioni, doveva servire alla ricostruzione dell'Aquila, ma nei fatti ha prodotto solo altre macerie. Parliamo del decreto n.39 convertito in legge il 24 giugno del 2009, due mesi e venti giorni dopo il sisma che provocò 309 vittime.

Oggi, il concessionario che possiede il maggior numero di sale VLT  è Lottomatica: la società controllata dal Gruppo editoriale De Agostini ha più di 790 locali, seguita da Snai con circa 730 e Sisal 500. Mentre le slot machines, presenti dal 2003 nei bar e nei locali pubblici (oggi se ne contano 380mila dislocate in 120mila esercizi) sono macchine dal funzionamento indipendente, dove il gioco dipende dall'hardware della macchina e il collegamento in rete è necessario solo per la lettura fiscale dei contatori, le VLT sono simili a computer che funzionano solo se collegati al server del concessionario. I giochi, in sostanza, dipendono e vengono giocati sulla rete.

 Il cosiddetto Decreto Abruzzo recava un titolo chiaro: "Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile". Meno chiaro, invece, è capire che cosa c'entrassero le videolotteries con il terremoto, visto che proprio al capo V di quel decreto si alterava radicalmente il già controverso sistema dell'azzardo legale in Italia introducendo una "macchina" che notevoli perplessità aveva già suscitato in Canada e negli USA. Non a caso, oggi il'Italia è il paradiso del la VLT, possedendo il 30% del parco macchine mondiale. Per pagare una parte della ricostruzione, si disse allora e così si dispose per legge, era necessario introdurre nuove lotterie istantanee, intensificare le estrazioni del lotto, consentire l'apertura delle tabaccherie anche la domenica e introdurre sul mercato le VLT. In cambio, ogni concessionario avrebbe – e di fatto ha – anticipato  all'Erario 15mila euro per ogni terminale. Una bella somma che, però, incassata dall'Erario, non pare essere mai ricaduta sul territorio aquilano. Nel 2011, alla trasmissione Report di Milena Gabanelli la senatrice Stefania Pezzopane, allora presidente della provincia dell'Aquila, dichiarava che dei 500 milioni annui previsti dal decreto Abruzzo che introduceva le Vlt in Italia “non se ne è vista traccia” e la Corte dei Conti ha tutt'ora aperto un fascicolo sul caso. Di soldi non ne sono rimasti sul territorio. Resta però una lezione che i nostri amministratori locali dovrebbero mandare a memoria: mai fidarsi delle tasse di scopo, quando di mezzo c'è l'azzardo. Resta, però, a cinque anni dalla tragedia dell'Aquila anche l'amarissima constatazione che un dramma che tanta solidarietà aveva suscitato sia stato usato per creare un sisma sociale ancora più grande.

A fronte di quei 500 milioni di euro mai arrivati, sono 17 i miliardi di euro annui che gli italiani sprecano in azzardo, mentre la Regione Abruzzo si è ritrovata di recente al centro delle cronache per aver visto un esponente di primo piano della sua giunta promuovere un bando per il finanziamento all'acquisto di slot machine con i soldi di fondi europei! Oltre al danno, la beffa. Fatto sta che oggi gli abruzzesi sono tra i più colpiti dalla febbre di quelle stesse VLT che a detta del governo di allora avrebbero dovuto risollevarli. In Abruzzo c'è una "macchinetta" ogni 200 abitanti, e ogni abitante in media spende 2.100 euro l'anno. Abruzzese è anche la senatrice Chiavaroli, del Nuovo Centro Destra, madrina del famigerato emendamento al decreto salva Roma, che mirava a punire le amministrazioni no slot…

Se una lezione dobbiamo trarre dal decreto Abruzzo è che, come con forza sostiene da tempo l'economista Luigino Bruni, azzardo e welfare non debbano mai intrecciare le loro strade. Una seconda lezione è che le tassazioni di scopo, e tutto ciò che non finisce nella fiscalità generale, spesso produce mostri come le VLT.


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