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A Bologna la cittadinanza attiva entra in Comune

Il capoluogo emiliano adotta il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e burocrazia” che consentirà a cittadini e associazioni di farsi carico anche dei servizi sociali. Intervista al sindaco Virginio Merola

di Redazione

In fondo si tratta di un ribaltamento. Se prima era il cittadino a chiedere e l’amministrazione a rispondere (con i tempi del caso), d’ora in poi succederà esattamente il contrario: il cittadino fa e l’amministrazione si mette a sua disposizione per facilitargli la vita. Per ora il meccanismo sarà applicato alla cura e alla rigenerazione dei beni comuni urbani della città di Bologna. Ma l’approvazione in giunta (a giorni il passaggio in Consiglio) del “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e burocrazia” segna un punto di svolta. Tanto che già oggi le amministrazioni di Roma e Milano stanno lavorando a provvedimenti che, in particolare sul versante della scuola, richiamano l’articolo 19 del regolamento bolognese.  
Il format è stato pensato da un gruppo di giuristi che a vario titolo collaborano con Labsus, il Laboratorio per la sussidiarietà di Gregorio Arena. Ma l’impulso decisivo è arrivato direttamente dal sindaco felsineo Virginio Merola. Che abbiamo intervistato.

Qual è la finalità del documento?
Dare un forte impulso all’attuazione dell’articolo 118 della Costituzione nella parte in cui recita che gli enti locali devono sostenere i cittadini che promuovono iniziative di interesse generale. È un parte della Costituzione che deve trovare piena applicazione: si chiama sussidiarietà – in questo caso orizzontale – e noi riteniamo importante adottare questo strumento, che mira a semplificare le regole burocratiche in modo da rovesciare l’impostazione amministrativa che ci trasciniamo dietro per cui il cittadino chiede e l’amministrazione risponde.  Noi vogliamo un rapporto paritario per cui l’amministrazione si dà da fare per sostenere quello che i cittadini voglio fare nel campo dei servizi e della cura della città.

Mi fa un esempio concreto?
Il regolamento prevede che ci sia un unico referente  per i cittadini attivi: oggi per realizzare una panchina ci sono coinvolti cinque settori dell’amministrazione comunale. Obiettivo rendere semplice  ogni iniziativa promossa dal cittadino, singolo o associato, per svolgere servizi di interesse generale come può essere la cura di un parco o la gestione di un servizio, la ristrutturazione di un edificio, la verniciatura di panchine o la pulizia  di un muro.  

Lei ha citato la cura di un parco: poniamo che io abitassi a Bologna e insieme ad alcune persone del mio mi impegnassi a tenerlo pulito, l’amministrazione oltre all’autorizzazione mi darebbe un sostegno anche economico?
Ogni patto è misurato alle esigenze, è uno strumento molto flessibile. In alcuni casi si potrebbe prevedere la fornitura dei materiali, in altri uno sconto sulla tassa dei rifiuti per chi si impegna e abita in quella determinata area. In altri casi, a fronte di un risparmio, potremmo anche pensare a trasferimenti monetari.

Voi vi aspettate un risparmio dall’approvazione di questo regolamento?
No, non la vediamo come un’operazione di risparmio, ma come un’operazione di efficacia. In una situazione di prossimità non esiste niente di più efficace di quanto possano essere i cittadini che si fanno carico di un servizio o di una manutenzione. In fondo il concetto è molto semplice, se i cittadini fanno una proposta per gestire in prima persona servizi di prossimità perché l’amministrazione deve impedirlo?

D’accordo, ma questo vuol dire anche che si riduce il carico di lavoro dei dipendenti comunali o degli enti che gestiscono per conto del Comune determinati appalti e magari questo ha delle ricadute a livello di occupazione…
Le esigenze del welfare oggi sono molteplici e l’esigenza dell’amministrazione comunale è quella di connettere i diversi sistemi di welfare. C’è quello pubblico, fatto da dipendenti pubblici o da dipendenti pagati dal comune anche se non sono pubblici, poi c’è quello privato e quello mutualistico. Noi lavoriamo per connettere questi diversi meccanismi  nel quadro di un welfare di comunità.

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