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Economia & Impresa sociale 

Start up, le banche incominciano a crederci

Quasi 50 milioni investiti dagli istituti di credito sulle imprese ex lege 221. A goderne 90 realtà. I dati (inediti) del Ministero dello sviluppo economico

di Redazione

A giudicare dai primi numeri per le star up innovative, ovvero quelle ex lege 221/2012, la morsa del credit crunch si sta allentando. Le banche infatti ad oggi hanno investito su questa particolare tipologia di impresa circa 50 milioni di euro (poco più di 46 milioni per la precisione), un dato significativo se rapportato agli 80 milioni di euro, che rappresenta lo stock complessivo di investimenti di venture capital in Italia. Il dato lo fornisce Mattia Corbetta della  ‎Segreteria Tecnica del Ministro dello Sviluppo economico in un dialogo con Vita.it in occasione di un workshop sulle start up a vocazione sociale organizzato da Avanzi e Make a Change.

Mattia Corbetta (Ministero dello Sviluppo economico)



«A godere di questi finanziamenti sono state circa 90 imprese, ma non abbiamo ancora il dato di quante di queste siano a vocazione sociale» ammette Corbetta. Ma come si spiega questo trend per certi versi in controtendenza rispetto alla generalizzata stretta del credito? Sempre Corbetta: «Un ruolo fondamentale lo sta senz’altro giocando la norma che prevede che il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese garantisca l’80% della somma richiesta dallo startupper. In questo modo il rischio per l’istituto di credito si riduce al 20%».

Il sostegno del Fondo è uno delle tre agevolazioni economiche che la legge 221 prevede per le start up. Le altre due sono la possibilità di accedere alle piattaforme di equity crowdfundig e i meccanismi di incentivazione fiscale (detrazioni irpef e deduzioni ires rispettivamente per persone fisiche e persone giuridiche).
 


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