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Cooperazione & Relazioni internazionali

Della Monica: Il nostro lavoro in Congo non è finito

Parla la nuova presidente della Cai: «Alle famiglie che ancora stanno aspettando, dico di agire con prudenza e discrezione, di non assumere iniziative individuali, nell’auspicio di risolvere in maniera positiva tutta la vicenda»

di Sara De Carli

Silvia Della Monica è un magistrato di lunga carriera. Napoletana, 65 anni, nota alla cronaca per aver seguito il caso del mostro di Firenze, senatrice Pd fra il 2008 e il 2013, a metà febbraio è stata scelta dal Governo Letta come vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali, dopo i due mandati della dottoressa Daniela Bacchetta.  Matteo Renzi in seguito, divenuto premier, ha scelto di non delegare il tema delle adozioni internazionali, delegando però a lei le funzioni operative. La Della Monica è quindi di fatto la prima presidente della Commissione a non essere un esponente del Governo e a riunire nelle proprie mani tanto la guida politica quanto quella operativa della delicata partita delle adozioni internazionali. Questa è la prima intervista a tutto tondo che rilascia, giusto all'indomani dell'arrivo in Italia dei 31 bambini adottati nella Repubblica Democratica del Congo.

Come si è arrivati alla soluzione della vicenda?
Gli aggiornamenti sulla situazione nel Congo sono oggi alle luci della ribalta di tutte le cronache. Infatti, dobbiamo rallegrarci per i 31 bambini hanno potuto ricongiungersi con le famiglie adottive in Italia. A questo risultato, atteso da tutti i Paesi interessati, si è giunti grazie anche all’impegno italiano con le Autorità congolesi. In particolare, l’intesa raggiunta dal Presidente Renzi con il Presidente Kabila, ha reso possibile ottenere il positivo esito di questa vicenda. Infatti, il 26 maggio scorso le Autorità della Repubblica Democratica del Congo hanno convocato gli ambasciatori di Italia, Francia, Belgio, USA e Canada per annunciare che, a seguito delle verifiche effettuate sui singoli dossier e avendone riscontrata la regolarità, concedevano ai bambini congolesi adottati l’autorizzazione a lasciare il Paese per ricongiungersi finalmente con i loro genitori. Nel pomeriggio dello stesso giorno sono iniziati i preparativi per l’invio dell’aereo di Stato che ha permesso a tutti i bambini di arrivare in Italia la mattina del 28 maggio. E  tengo in particolare, a nome della Commissione per le adozioni internazionali, ad esprime gratitudine al Direttore del servizio dei voli di Stato, di Governo e Umanitari, Col. Giovanni Carlo Bardelli, e al Col. Alessandro Tortorella, comandante del  31^ stormo, nonché ai piloti e all’equipaggio dell’aereo che ha condotto la delegazione italiana e i 31 bambini in Italia con i loro accompagnatori, per la professionalità e la passione con cui hanno svolto il loro compito. Gratitudine particolare, poi, il Governo e  la Commissione intendono esprimere alle Autorità e ai funzionari congolesi che hanno permesso di raggiungere questo importante e felice risultato  a favore e a tutela dei bambini.

Sappiamo però che la questione non è risolta del tutto.
Bisogna ricordare il contesto di tutta la vicenda. La Repubblica Democratica del Congo il 25 settembre 2013 ha informato tutte le Ambasciate dei Paesi di accoglienza della sospensione per 12 mesi, delle operazioni per il rilascio dei permessi di uscita per i bambini adottati dalle famiglie straniere. A seguito di tale blocco alcune famiglie italiane che avevano ottenuto la sentenza di adozione prima del 25 settembre sono partite per il Congo, poichè la loro procedura aveva ottenuto anche il vaglio dell’apposita commissione congolese di controllo, ma, a causa del mancato rilascio del visto di uscita, non hanno potuto, poi, lasciare il Paese con i bambini adottati. Fin dall’inizio l’attenzione del Governo italiano per la delicata situazione delle famiglie che avevano già ottenuto la sentenza di adozione è stata totale. Al momento il Presidente Kabila ha inteso dare una risposta, sul piano umanitario, ai casi di queste coppie italiane e di quelle di altri paesi, per cui, appunto, nel dicembre 2013, è stata bloccata l’autorizzazione all’uscita dalla RDC.

Che dire alle  famiglie che ancora aspettano?
Ovviamente, ottenuto questo importante risultato, il Governo italiano e la Commissione in particolare, continuano a svolgere un costante e intenso lavoro  per ottenere l’autorizzazione a portare in Italia  anche gli altri bambini che, con sentenze  emesse  nella Repubblica Democratica del Congo, sono stati dati  in adozione a coppie italiane. Per l’importanza e la delicatezza della vicenda, le implicazioni internazionali e la tutela prioritaria dei diritti dei minori, la Commissione come sempre conta sulla piena consapevolezza degli enti e delle famiglie e sulla loro collaborazione e continua a raccomandare di agire con prudenza e discrezione, di non assumere iniziative individuali, nell’auspicio di risolvere in maniera positiva tutta la vicenda.

La versione integrale dell’intervista sarà pubblicata on line dopo l’uscita del nuovo numero del magazine (6 giugno) in cui la vicepresidente della Cai interviene sulla proposta di riforma dell’adozioni internazionali di Vita


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