Attivismo civico & Terzo settore

Servizio civile, la Cnesc si spacca sul cofinanziamento

Il presidente della Conferenza nazionale, Licio Palazzini: «La diaria deve continuare a essere pagata dalla Stato». La replica di Giuseppe Guerini (Federsolidarietà): «Battaglia di retroguardia, il servizio civile universale è un'opportunità da non mancare»

di Redazione

Il dibattito è aperto. La Cnesc (conferenza nazionale enti servizio civile) di fatto spaccata in due. Da una parte il presidente di Arci servizio civile e attuale numero uno della Cnesc, Licio Palazzini, che qualche giorno fa dalle colonne on line del Fatto quotidiano, parlando della riforma Renzi sul Servizio civile universale aveva esternalizzato la sua contrarietà rispetto all’ipotesi di chiamare gli enti al co-finanziamento dello Scu: « L’assegno mensile (433 euro al mese, ndr.) oggi sta dentro un rapporto contrattuale tra Stato e singolo giovane. Se fosse pagato dagli enti non si tratterebbe più di servizio pubblico ma di un contratto di lavoro tra privati». Col rischio, scriveva l’autrice del pezzo di «di istituzionalizzare la trasformazione di quella che dovrebbe essere un’esperienza di “impegno solidaristico” in lavoro sottopagato». Una presa di posizione che lo stesso Palazzini ha meglio precisato oggi dalle pagine di Avvenire.
 

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Licio Palazzini presidente Arci Servizio Civile

Secondo il presidente della Cnesc infatti già oggi gli enti sono co-finanziatori del servizio civile «Facciamo progettazione, promozione, selezioni, formazione, monitoraggio, rapporti di fine progetto. Tutto ciò ha un costo: circa 5.500 euro a fronte di uno stanziamento dello Stato di 5.900 euro per ogni giovane». Conti che non tornano a Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà e dell’Alleanza delle cooperative sociali. Nonché membro della stessa Cnesc, insieme a Acli, Aism, Anpas, Anspi, Arci Servizio Civile, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Avis nazionale, Caritas Italiana, Cesc, Cnca, Commissione sinodale per la diaconia (CSD), Confederazione Nazionale Misericordie d’Italia, Cong. P.S.D.P. Ist. don Calabria, Federazione SCS/CNOS Salesiani per il sociale, Focsiv, Legacoop, Unpli e Uildm.

Cosa non la convince del ragionamento di Palazzini?
In questo momento non possiamo fare ragionamenti di retroguardia. Abbiamo davanti a noi la possibilità di dare al servizio civile davvero i crismi dell’universalità, i cui confini vanno ben al di là dei 100mila posti di cui si è parlato. Non coglierla sarebbe da irresponsabili.

Però, dice Palazzini, a pagare deve la diaria deve essere lo Stato, altrimenti…
Altrimenti cosa? Se il rischio è quello di far fare ai ragazzi lavori sottopagati, non vedo cosa cambi se a staccare l’assegno sia lo Stato o una non profit. Sempre di manovalanza a basso costo si tratterebbe. La vera differenza non sta in chi paga, ma in cosa si fa fare ai ragazzi. Se i progetti sono di qualità, anche il servizio sarà di qualità. Il resto sono battaglie di retrovia.
 

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Giuseppe Guerini, presidente Federsolidarietà

Si potrebbe obiettare che a livello finanziaria un conto è gestire una cooperativa sociale, un altro una piccola associazione di volontariato, non crede?
In questo c’è del vero. Il servizio civile universale però deve essere una sfida per tutti. Una un’associazione è davvero radicata sul territorio e se davvero promuove un progetto a favore della sua comunità, credo che abbia tutte le possibilità per attrarre i capitali necessari senza per forza chiederli allo Stato.

A questo punto di si può dire che la Cnesc sia spaccata in due?
Il problema che la Cnesc ormai si è ridotta ad essere solo un ente di rappresentanza, senza più capacità progettuale. Credo che un confronto, o anche uno scontro franco, in questa fase possa essere molto utile. Mi chiede se la Cnesc è spaccata? In questo momento penso proprio di sì.


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