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Cooperazione & Relazioni internazionali

Della Monica: ma per il 2014 siamo a zero euro

Un lungo e dettagliato elenco di azioni individuate dal Presidente Della Monica per rafforzare il sistema delle adozioni internazionali, tra cui la razionalizzazione dell’iter. Ma come fare tutto ciò? Per il 2014, ammette, la Cai è ancora senza alcun finanziamento…

di Sara De Carli

Nell'ultima parte dell'intervista, ecco alcune priorità di lavoro individuate dalla Presidente Silvia Della Monica per rafforzare il sistema delle adozioni internazionali: interagire con la  rete delle associazioni dei genitori adottivi per razionalizzare l’iter delle coppie che intendono adottare; sostenere interventi per una maggiore deducibilità; effettuare un’attenta  verifica degli enti autorizzati; negoziare o rinegoziare accordi con i Paesi che non hanno ratificato la convenzione dell’Aja e non; promuovere approfondimenti di studio in materia di Kafala. Ma per il 2014, ammette, il finanziamento non è ancora stato definito.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha deciso di non delegare ad altri le adozioni internazionali, delegando però a lei tutte le funzioni. È una scelta inedita: quali ripercussioni questo potrebbe avere sull’organizzazione e l’operatività della Cai?
Come ho già sottolineato  i compiti della Cai  discendono dalla convenzione dell’Aja, dalla legge sulle adozioni e dal regolamento approvato con DPR 108 del 2007: sono compiti molteplici e complessi e richiedono un impegno costante e  articolato in campo nazionale e internazionale. Alle politiche in materia di adozioni internazionali e alla Cai il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, attribuisce particolare importanza: non a caso il Presidente ha mantenuto sotto la sua diretta responsabilità politica la materia delle adozioni nazionali e internazionali e la Commissione per le adozioni internazionali. Come è noto con decreto del 17 aprile 2014, il Presidente Renzi mi ha affidato  tutte le funzioni a lui attribuite nell’ambito della Cai e quindi anche la presidenza della Commissione, che (fermi restando i compiti di vice-presidente), comporta la rappresentanza, il coordinamento dell’attività, la vigilanza sull’operato della CAI e l’impulso alla sua operatività. Ricordo che con l’approvazione e l’entrata in vigore nel 1998 della legge di ratifica della Convenzione de l’Aja, il sistema delle adozioni internazionali in Italia è stato completamente ridefinito. La Cai ha, quindi, un ruolo centrale nel sistema delle adozioni internazionali, con molti compiti di rilievo in sede nazionale e internazionale.

  • le competenze internazionali attengono ai rapporti con il Segretariato dell’Aja, alle relazioni con le autorità centrali dei Paesi Aja e con le autorità di riferimento dei Paesi non Aja, allo sviluppo delle relazioni internazionali, alla conclusione  di accordi bilaterali, nonché all’attività di cooperazione tesa a realizzare  il principio di sussidiarietà, ovvero di residualità dell’adozione. L’adozione internazionale difatti deve svolgersi  nel rispetto dei diritti umani e fondamentali, nella consapevolezza che un minore deve essere aiutato prima di tutto a restare nella propria famiglia e nel proprio Paese.
  • le competenze nazionali della Cai, in cui sono rappresentati tutti i ministeri interessati, gli enti locali e le famiglie, sono costituite da un’attività autorizzatoria, di vigilanza  e di controllo in relazione agli enti che si occupano di adozione, che impone anche di applicare nei loro confronti sanzioni come la sospensione o la revoca delle autorizzazioni. Per questo è necessario che gli enti facciano costante riferimento alla Commissione, cui devono segnalare le eventuali criticità incontrate in campo nazionale e internazionale. La Commissione ha, poi,  una funzione  di autorizzazione in relazione alle richieste  di ingresso dei minori adottati, poiché deve controllare che le adozioni rispondano ai principi della Convenzione e in particolare al superiore interesse del minore e alla sua effettiva adottabilità. La Commissione deve svolgere, inoltre,  un’attività  di promozione della cooperazione tra i soggetti operanti nel campo delle adozioni internazionali, e in tale ambito  mantiene rapporti di approfondimento della normativa e di collaborazione con l’autorità giudiziaria minorile (Tribunali per i minorenni, sezioni specializzate delle Corti d’appello e della Suprema Corte) e di monitoraggio della giurisprudenza  della CEDU (Convenzione europea per i Diritti dell’Uomo). In questa stessa ottica, la Cai deve intrattenere rapporti con le Regioni e le province autonome, che nell’ambito  nell’ambito delle proprie competenze, sono tenute a sviluppare una rete di Servizi in grado di attuare i compiti previsti dalla legge, alcuni dei quali funzionali all’ attività della Commissione. In tale ambito la Commissione raccoglie, in forma anonima, per esigenze statistiche o di studio, di informazione e di ricerca, i dati dei minori adottati o affidati a scopo di adozione di cui autorizza  l’ingresso ed ogni altro dato utile per la conoscenza del fenomeno delle adozioni internazionali e interagisce con gli enti attraverso un portale dedicato. La Commissione si occupa inoltre delle attività di  promozione e formazione diretta ai genitori adottivi (potenziali e non), ai servizi, agli enti e a tutti coloro che sono chiamati a confrontarsi con le famiglie e con i servizi in materia di adozione, comprese le istituzioni giudiziarie. Le competenze attribuite alla Commissione sono, come vede,  molteplici e complesse e occorre affrontarle con un respiro ampio, tenendo  conto dei cambiamenti avvenuti in campo  nazionale e internazionale, al fine di dare operatività e slancio all’attività della Commissione: per dirla con il Presidente Renzi, occorre “ più attenzione alle adozioni internazionali”.


Quali sono le cose da fare?
In tale ottica  il principio dell’interesse superiore del bambino deve costituire cardine nella legislazione,  e nelle procedure che disciplinano l’adozione e va garantito, rafforzandolo, un follow-up sistematico sul benessere dei bambini adottati e sulle cause e le conseguenze, di casi particolarmente critici. Per gli aspetti internazionali occorre intervenire con tempestività, competenza e decisione, tenendo conto del ruolo centrale della Commissione,

  • incentivando la collaborazione internazionale in materia di adozioni, partendo dal presupposto che l’adozione internazionale, svolta secondo i principi della convenzione de l’Aja, è una forma di tutela dei diritti umani e in particolare dei diritti dei minori;
  • rafforzando  i rapporti con il bureau del’Aja e  le autorità centrali dei Paesi che hanno aderito alla convenzione e dei Paesi che non hanno ratificato la convenzione,  approfondendo la  legislazioni, le procedure giurisdizionali, le buone pratiche;
  • negoziando o rinegoziando accordi in materia di adozioni internazionali con i Paesi che non hanno ratificato la convenzione dell’Aja e con quelli che l’hanno  ratificata, come ha raccomandato il  Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza come condizione  necessaria affinché possano essere garantiti i diritti fondamentali dei bambini, primo fra tutti quello dell’accertamento del loro  effettivo stato di adottabilità;
  • accompagnando il percorso degli enti autorizzati alle adozioni internazionali nei Paesi in cui operano, svolgendo un’attività di sostegno e di verifica della loro attività e della affidabilità delle loro strutture. Rammento  che il Comitato Onu  sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza  chiede all’Italia di garantire  un monitoraggio efficace e sistematico di tutte le agenzie  di adozione private, di valutare la possibilità di  gestire o limitare l’elevato numero di queste  ultime e garantire che le procedure di adozione non siano fonte di proventi finanziari  per alcuna parte.
  • promuovere approfondimenti di studio in materia di Kafala e riflettere sulla possibile  introduzione di una normativa specifica, che faccia chiarezza sul punto.


E sul fronte nazionale?
Sul piano nazionale occorre intervenire semplificando la materia delle adozioni, per assicurare i diritti dei minori ad una famiglia in tempi brevi, ma  senza rinunziare alle garanzie; rafforzando  la rete con la magistratura minorile, allo scopo di dare risposte omogenee e costituzionalmente orientate alle criticità che si presentano; rafforzando  la rete con gli  enti autorizzati, ascoltando le problematiche che incontrano e verificando le loro proposte, anche al fine di  razionalizzare le procedure e assicurare agli stessi, che  devono operare  nel rispetto più assoluto delle regole quali soggetti “incaricati di un pubblico servizio” un pieno riscontro e sostegno della Commissione. In particolare interverremo:

  • effettuando un’attenta  verifica degli enti autorizzati, per controllarne l’adeguatezza sotto il profilo delle competenze, delle modalità operative  e dei requisiti;
  • costruendo/rafforzando  la rete con le Regioni, per  far interagire  le loro competenze con quelle della Commissione e far emergere (eventuali) criticità/buone pratiche da estendere/diffondere;
  • costruendo/rafforzando la rete dei servizi sociali territoriali per verificare come aumentare la loro efficacia tanto nella fase preparatoria all’adozione quanto in quella del post-adozione;
  • interagendo con la  rete delle associazioni dei genitori adottivi e riflettendo – sulla base della loro esperienza diretta – come razionalizzare la filiera degli interventi che si attivano in favore delle coppie che intendono adottare;
  • interagendo con istituzioni ed enti che si occupano dei minori, in maniera da svolgere un’azione sinergica nella tutela dei diritti dei bambini e contrastare ogni attività di lucro e di commercio nonché qualsiasi manipolazione e violenza;
  • rafforzando la cultura e la formazione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e il contrasto alle discriminazioni;
  • verificando e razionalizzando i costi delle adozioni e sostenendo interventi per una maggiore deducibilità e per un diverso sistema dei rimborsi;
  •  sottolineando nelle sedi opportune  la necessità  di un incremento delle risorse a disposizione della Commissione, che dovrebbe essere dotata di un apposito fondo costituito presso la Presidenza del Consiglio per svolgere i  complessi e numerosi compiti in sede nazionale e internazionale.

 
La Cai ha avuto il finanziamento per il 2014?
L’ammontare delle risorse a disposizione della Commissione per il 2014 non è ancora stato definito. Certamente ritengo necessario sottolineare che la Cai deve essere dotata di congrue risorse economiche che consentano, nella prospettiva di un rilancio della sua azione, di sostenere ed implementare tutte le sue funzioni sia a livello nazionale che internazionale.
 

Sul nuovo numero del magazine (in edicola dal 6 giugno) la presidente della Cai interviene sulla proposta di riforma dell’adozioni internazionali di Vita. Per continuare il dibattito e fare proposte per la riforma delle adozioni nell'ambito della riforma del terzo settore, scrivere a s.decarli@vita.it


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