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Don Ciotti: “Sporchiamoci le mani di impegno e passione”

A Napoli, per la commemorazione di Silvia Ruotolo, don Ciotti ricorda che “la speranza ed il cambiamento hanno bisogno di tutti noi, non basta commuoversi, bisogna muoversi tutti insieme senza accontentarci – ha proseguito don Ciotti – dobbiamo avere il coraggio di osare, c’è bisogno dello scatto di tutti sporcandoci le mani di impegno, passione e di giustizia“.

di Marco Dotti

Silvia Ruotolo l’hanno uccisa diciassette anni fa. Precisamente l’11 giugno 1997. Ci sono voluti diciassette anni perché qualcosa cambiasse e qualcosa, forse, è davvero cambiato. La consapevolezza, prima di tutto. La consapevolezza che ha portato a intitolare una scuola a questa donna di 38 anni uccisa in un agguato camorristico – l’obiettivo era Salvatore Raimondi – mentre tornava a casa, dopo essere stata proprio in una scuola a prendere suo figlio, al Vomero. Da oggi  a Napoli, proprio al Vomero, la scuola di via Nuvolo porterà il suo nome.  

Napoli è una città bellissima, ha detto don Luigi Ciotti, intervenuto alla commemorazione. “Bellissima, ma anche molto amara”.  Proprio per questo, "la scuola è chiamata non solo a portare saperi, ma ad allenare alla vita affinché i ragazzi diventino persone rispettose, per fare in modo che non siano cittadini in modo intermittente". 

Ma come esserlo davvero, cittadini, in una città assediata dalla camorra e dall’azzardo? Sono di ieri le cifre diffuse dalla Consulta Nazionale Antiusura: a Napoli, ogni anno, il business dell’azzardo illegale comporta un giro d’affari di 1,5 miliardi di euro. Ma quello legale? Non è da meno, anzi.

A Napoli, il lotto era visto – ricordate Matilde Serao e le sue pagine sul Paese di Cuccagna? – come una tassa sulla speranza. Legale o illegale poco importa. Ma per quanto riguarda la legalità dell’azzardo, quella garantita e tutelata dallo Stato, Eduardo de Filippo, geniale come sempre si chiedeva: “si è mai visto il tenutario di un banco del lotto giocare contro il banco stesso”?  Ebbene sì, e gli italiani lo vedono tutti i giorni.

Eppure è proprio sulla speranza che bisogna investire (investire, non “scommettere”: cominciamo a riappropriarci delle parole). Investire la nostra persona, farci trasportare. Proprio per questo, suonano come un invito, anzi un’esortazione. Di più: una chiamata alle cose,le parole di don Luigi Ciotti: “la speranza ed il cambiamento hanno bisogno di tutti noi, non basta commuoversi, bisogna muoversi tutti insieme senza accontentarci – ha proseguito don Ciotti – dobbiamo avere il coraggio di osare, c’è bisogno dello scatto di tutti sporcandoci le mani di impegno, passione e di giustizia“.

 

@oilforbook


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