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Dopo l’accoglienza c’è tutta una vita. Parlano gli adottivi adulti

Al via domani, a Firenze, il secondo Meeting degli Adottivi adulti. Maria Forte, referente del Gaa di Ciai, «gli addetti ai lavori parlano di bambini da accogliere, ma i bambini crescono e l'adozione ti accompagna tutta la vita»

di Antonietta Nembri

L’adozione, l’essere stati adottati da piccoli è qualcosa che «ti accompagna per tutta la vita». A raccontarlo è Maria Forte, referente del Gruppo Adottivi Adulti del Ciai. Di origine indiana e oggi madre di due bambini Maria Forte fa parte del Gaa da una decina di anni. «Come gruppo ci incontravamo per confrontarci con il coordinamento di Marco Chistolini (psicologo psicoterapeuta, responsabile scientifico e coordinatore del Gaa di Ciai, ndr). E dopo esserci aperti oltre il Ciai abbiamo pensato a un incontro in cui ritrovarci non solo come adottivi di origine internazionale, ma anche con gli adottivi adulti dell’adozione nazionale per portare avanti le nostre istanze, ma anche per metterci a disposizione», così semplicemente Maria Forte spiega la genesi del Meeting degli adottivi adulti che quest’anno sabato 14 giugno a Firenze vede la sua seconda edizione.

Lo scorso anno a Bologna il tema era “Adottivi non si nasce, si diventa”, mentre per l’appuntamento fiorentino si è scelto “Ponti tra passato e presente”. «Quando ci siamo trovati lo scorso anno in un centinaio e quasi la metà erano adottivi nazionali è emersa proprio la necessità di parlare di sé perché soprattutto nelle adozioni nazionali fino a una ventina di anni fa non si parlava della propria storia, anzi a molti non veniva neppure detto che erano adottati», spiega Maria Forte che sottolinea come soprattutto tra i quarantenni provenienti dall’adozione nazionale ci siano molti che «hanno scoperto da poco di essere stati adottati per cui si trovano ora a fare i conti con la propria storia, a focalizzare su quanto la ferita incida sulla propria esperienza di vita».

Al meeting di Firenze, come a quello dello scorso anno di Bologna, partecipano sia adottivi adulti internazionali sia nazionali «l’anno scorso eravamo metà e metà e anche quest’anno dalle iscrizioni arrivate sarà lo stesso, l’unica differenza è che si è alzata l’età media: a Bologna era di circa 30 anni, quest’anno siamo tra i 35 e i 40 anni. Comunque» precisa Maria Forte «l’unica differenza è l’aspetto etnico, perché tra adottivi nazionali e internazionali non ci sono grosse differenze nella rielaborazione della propria storia».
Tra gli obiettivi che che gli organizzatori hanno chiaro è creare una rete tra i tanti adottivi adulti presenti in Italia. Spiega Forte «oggi di adozione ne parlano psicologi e assistenti sociali, giudici ed esperti, ma manca uno spazio per dare voce a chi l’adozione l’ha vissuta sulla propria pelle, per raccontare i problemi vissuti, la loro rielaborazione» continua sottolineando come il tema sia affrontato sempre parlando di bambini, di accoglienza, ma non si considera abbastanza il fatto che un bambino adottato oggi sarà un adulto domani «l’essere stati adottati entra anche nel proprio progetto di genitorialità. La maternità, per esempio, porta alla luce delle problematiche che una non si aspetta. Che non si aspettava nessuno».

Il secondo meeting degli adottivi adulti nasce anche da tutte queste considerazioni e dal fatto che i membri del Gaa di Ciai si sono resi conto attraverso i loro incontri periodici che i problemi che ognuno pensava solo propri erano in realtà comuni e domani a Firenze saranno oltre cento i partecipanti pronti a confrontarsi nei workshop e a gettare le basi per un dialogo anche futuro «perché ci siamo resi conto che la condizione di adottivo è un qualcosa che accompagna tutta la vita e chiede una continua rielaborazione ed è una cosa da iniziare a prendere in considerazione».