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Don Mazzi: «Contro l’azzardo una vignetta per educare»

Lanciata a Milano la campagna "Azzardo: non chiamiamolo gioco": una mostra con 60 vignette che girerà le scuole. Obiettivo l'educazione e la presa di coscienza del problema. «Il gioco è educativo. L'azzardo invece è diseducativo, è dipendenza», ha ricordato don Mazzi

di Antonietta Nembri

Una vignetta vale più di mille parole. Ne è sicuro don Antonio Mazzi, presidente e fondatore di Exodus che con Casa del Giovane di Pavia, Movimento No Slot , Vita, Associazione Unilab Svolta studenti e Anci Lombardia ha presentato “Azzardo: non chiamiamolo gioco”, la campagna di educazione contro il gioco d’azzardo che dal prossimo settembre sarà a disposizione delle scuole di tutta Italia e che con la collaborazione di 35 vignettisti mette in campo una mostra composta da ben 60 vignette graffianti.
Il giorno del lancio della campagna non è stato scelto a caso: il 26 giugno, giornata mondiale di lotta contro le droghe; come il luogo: la biblioteca del Collegio San Carlo di Milano, una scuola.
«Il gioco, ce lo insegna don Bosco, è di per sé educativo, mentre ora questo che viene chiamato gioco è diventato diseducativo, morte, dipendenza», ha sottolineato don Antonio Mazzi che nello spiegare la scelta dello strumento vignette ha ironizzato: «faccio parte di quegli italiani che dopo aver visto la vignetta, chiude il giornale perché mi ha già detto tutto». Tornando serio ha denunciato: «Quella di oggi dovremmo chiamarla la giornata delle dipendenze e di fronte a uno Stato che incita, che vive sul gioco e sulle multe, abbiamo deciso di usare il sarcasmo, l’ironia, perché le sole regole non bastano».

Simone Feder coordinatore della Casa del Giovane e membro del Movimento No Slot ha osservato come non ci si debba fermare allo «sguardo sanitario, il problema è l’educazione perché dobbiamo tenere presente anche il malessere di chi sta intorno al giocatore, ai suoi familiari». Un altro punto fondamentale per Feder è che non ci si deve lasciar frenare dall’idea di «una tassa di scopo imposta da uno stato gambler. Dobbiamo anche bandire la pubblicità vergognosa che stiamo subendo, entrare nelle scuole con strumenti didattici». Tanti gli strumenti utilizzabili, come quello suggerito da alcuni ragazzi che hanno partecipato a un recente incontro: non entrare nei bar che hanno le slot.

Il fenomeno è enorme: basti pensare che nel 2012 gli italiani hanno giocato “lecitamente” circa 87,1 miliardi di euro, lo scorso anno una famiglia italiana ha dedicato in media 1/8 della propria spesa per consumi legati al gioco d’azzardo, con una spesa pro capite di 1.200 euro l’anno. E i minori non sono esenti: uno su 4 è dedito all’azzardo, il 33% scommette con i Gratta e Vinci, l’11% frequenta le sale Bingo, il 7,8% gioca ai video Poker e il 6,9% gioca alle Slot Machine.
Franco Taverna, coordinatore nazionale di Fondazione Exodus ha sottolineato la necessità di fermare il gioco d’azzardo «una vera e propria tassa sulla povertà che colpisce i più deboli», serve certo una chiara normativa, ma soprattutto alla base «serve una campagna di educazione che metta in guardia tutti i cittadini sui pericolo della droga-azzardo».
Taverna ha anche invitato tutti a ritrovarsi esattamente tra un anno per valutare il percorso fatto «sette comuni hanno già richiesto la mostra, da quelli vicini di Monza e Seveso a un comune dell’Abruzzo», ha rivelato. Una tappa delle sessanta vignette sarà probabilmente a Palazzo Madama (il Senato ha dato il patrocinio all’iniziativa). Don Mazzi ha anche invitato il sindaco Pisapia a dedicare due ore della sala del Consiglio Comune per esporre la mostra «è il mio appello al sindaco di Milano».

Marco Dotti, giornalista e membro del Movimento No Slot ha voluto sottolineare come quello No Slot sia «un movimento di coscienza civile che contrasta un capolavoro: l’averci fatto credere che siamo soli nell’epoca della mondializzazione ci fanno stare insieme ma soli. Mentre il giocatore è un uomo solo piegato e asservito a una macchina». Per Dotti uno degli obiettivi del Movimento No Slot è proprio quello di «alzare il livello della consapevolezza».  

La mostra “Azzardo: non chiamiamolo gioco” può essere richiesta gratuitamente da scuole e Comuni. A disposizione un indirizzo internet cui è possibile anche chiedere informazioni: rischio@exodus.it
 


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