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Cooperazione & Relazioni internazionali

Gaza: la guerra di Noa

La cantante di Tel Aviv boicottata dagli israeliani per aver detto che «Abu Mazen vuole veramente la pace con Israele, ma purtroppo non posso dire lo stesso del mio premier»

di Redazione

Noa è il nome d’arte di Achinoam Nini, nata a Tel Aviv nel 1969, cantante di fama mondiale. Ha vissuto la sua infanzia e adolescenza negli Stati Uniti per poi tornare in Israele dove, tra l’altro, ha svolto il servizio militare obbligatorio. Noa, però, prima ancora di essere una bravissima cantante è una pacifista convinta.
 

Achinoam “Noa” Nini

L’artista aveva dichiarato in un’intervista di aver incontrato Abu Mazen a Ramallah e dal colloquio avuto si era convinta di questo: «credo che il leader palestinese voglia veramente la pace con Israele, ma purtroppo non posso dire lo stesso del mio premier».

Queste parole stanno condizionando pesantemente la carriera artistica di Noa che, ha detta del suo agente Pompeo Benincasa, è vittima un vero e proprio boicottaggio da parte del mondo isrealiano.

L’agente, che segue Noa dal 1992, spiega che «l'ostracismo nei suoi confronti è testimoniato anche dall'assenza totale di concerti di Noa nella sua terra a dispetto della sua fama internazionale e delle sue doti artistiche». Purtroppo questo fenomeno, continua Benincasa, si sta verificando anche in Italia dove è stato cancellato il concerto previsto per il 27 ottobre 2014 al Teatro Manzoni di Milano.

Infatti la posizione presa da Noa non è piaciuta all'associazione Adei-Wizo-Donne Ebree d'Italia, sede di Milano, promotrice del concerto, che ha comunicato all'agente dell'artista – come riferisce lo stesso Benincasa – di vedersi «costretta ad annullare la serata prevista il 27 ottobre p.v. a Milano», a seguito «delle dichiarazioni rilasciate da Noa alla stampa riguardanti il difficilissimo momento di guerra nel Medio Oriente». A completezza d’informazione, Benincasa riporta che nella comunicazione di cancellazione della data si afferma che «la Wizo in Israele si è dichiarata contraria alla presenza dell'artista a Milano» e che alcuni sponsor dell'associazione avrebbero manifestato il loro disappunto a sostenere l'evento.

Noa, dal canto suo in una lunga “lettera aperta al vento” pubblicata sul proprio blog spiega che «ci sono soltanto due parti in questo conflitto, ma non sono Israeliani e Palestinesi, Ebrei ed Arabi. Sono i moderati e gli estremisti. Io appartengo ai moderati, ovunque essi siano. Loro sono la mia fazione. E questa fazione ha bisogno di unirsi!».

La cantante israeliana confessa poi di essere «terrorizzata, angosciata, depressa, frustrata ed arrabbiata… Ogni ondata di emozioni – spiega – si confronta con l'altra per il dominio del mio cuore e della mia mente. Nessuna prevale ed io affondo in quell'oceano ribollente che è fatto da tutte loro combinate insieme. C'è un'allerta-missile ogni ora, da qualche parte vicino casa mia. A Tel Aviv è anche peggio».

Lo sfogo dell’artista è totale. Vorrebbe, «prendere la testa tra le mani e scomparire, sulla Luna, se possibile» quando legge «i sermoni dei rabbini Ginsburg e Lior, che parlano della morte romantica e dell'omicidio nel nome di Dio. O quando leggo – spiega – le incredibili parole di razzismo scritte da alcuni miei connazionali, le urla di gioia quando i bambini palestinesi vengono uccisi, il disprezzo per la vita umana».

Chiarisce poi che «il fatto che abbiamo la stessa fede religiosa e lo stesso passaporto per me non vuol dire nulla. Io non ho niente a che fare con certa gente. Allo stesso modo, anche gli estremisti dell'altra parte sono miei acerrimi nemici. Ma la loro ira non è soltanto diretta verso di me, ma anche verso i moderati della loro stessa società; il che fa di noi fratelli in armi! Proprio come esorto gli Arabi moderati, ovunque essi siano, a fare tutto ciò che è in loro potere per respingere l'estremismo, non ho alcuna intenzione di chiudere gli occhi dinanzi alle responsabilità nostre per il fallimento in atto».

E con riguardo all'attuale governo guidato da Netanyahu dice che «ha fatto ogni cosa in suo potere  per reprimere ogni intervento di riconciliazione. Ha indebolito ed insultato Abu Mazen, leader della più moderata OLP, che ha più volte ribadito di essere interessato alla pace. Quando Abu Mazen ha fatto quelle dichiarazioni sull'olocausto, chiamandolo la più immane tragedia nella storia umana, lo hanno deriso e liquidato senza dargli peso. Non hanno rispettato gli accordi che essi stessi hanno firmato».

Conclude poi scrivendo che «se ci rifiutiamo di riconoscere i diritti di entrambe le parti e di farci carico dei nostri obblighi, se ciascuno di noi rimane aggrappato alla propria versione, con disprezzo e sprezzo di quella dell'altro, se continuiamo a preferire le spade alle parole, se santifichiamo la terra e non le vite dei nostri figli, saremo presto tutti costretti a cercare una colonia sulla Luna, perché la nostra terra sarà così zuppa di sangue e così intasata di lapidi che non vi resterà più niente per vivere. Io ho scritto le parole che seguono e le ho cantate insieme alla mia amica Mira Awad. Oggi sono più vere che mai: quando piango, piango per tutti e due. Il mio dolore non ha nome. Quando piango, piango rivolta al cielo spietato e dico: Dev'esserci un'altra via».

Questa è la personalità di Noa e forse, anche per questo, nel 1997, venne scelta da Roberto Benigni per interpretare “Beautiful that way” (qui sotto una performance live a Roma della canzone accompagnata da Nicola Piovani) nella colonna sonora del film  “La vita è bella” (tre Premi Oscar).


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