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Anche il Movimento Nonviolento diserta la Marcia della Pace

Continuano gli scontro all'interno del mondo pacifista. Dal MN fanno sapere che «Titolo, contenuti e documento della Marcia sono stati comunicati come un dato di fatto. A tutti si chiede solo di aderire e partecipare. La gestione, l'organizzazione, l'immagine della Marcia sono in mano al cosiddetto “comitato promotore” con una modalità, quanto meno, privatistica»

di Redazione

La prima Marcia della Pace Perugia-Assisi del 1961 ha partorito il Movimento Nonviolento, l'una e l'altro voluti da Aldo Capitini. La Marcia come presentazione del programma, il Movimento come strumento attuativo. Marcia e Movimento, insieme, per la nonviolenza organizzata. La nostra storia, dunque, si intreccia con quella delle marce della pace, dalle prime organizzate proprio dal Movimento Nonviolento fino a quelle promosse dalla Tavola per la pace, passando per quelle che contestammo perchè troppo ambigue sul tema dell'opposizione alla guerra. Fu proprio per questo che nel 2000 organizzammo autonomamente, insieme al MIR, la Marcia nonviolenta Perugia-Assisi “Mai più eserciti e guerre”.

Nel 2011, cinquantesimo anniversario della prima edizione della marcia di Capitini, fummo copromotori della “Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli”, per cercare di ritrovarne lo spirito originale. Fu una grande manifestazione popolare nella quale riuscimmo ad introdurre il tema politico del disarmo e la valorizzazione della campagna NO-F35. Dopo quella esperienza chiedemmo alla Tavola della Pace un incontro di valutazione e riflessione sul se e come procedere con le marce Perugia-Assisi, per non cadere, dopo 50 anni, nella ritualità e nella celebrazione fine a se stessa, a scapito dei contenuti. Non è mai arrivata alcuna risposta, ma anzi la Tavola stessa è implosa. Le sue principali organizzazioni, contestandone la conduzione monocratica, la poca trasparenza e la non chiarezza nel rapporto con le Istituzioni locali che la Marcia sostengono anche finanziariamente, hanno preso atto che l'esperienza della Tavola si era conclusa ed hanno dato vita alla Rete della Pace, per dotarsi di un'organizzazione autonoma, democratica ed indipendente.

La riflessione collettiva sulla Marcia dunque non è mai avvenuta, per contro con un anno di anticipo siamo venuti a sapere della convocazione di nuova Perugia-Assisi nel 2014, indetta a nome della ormai ex Tavola e di altre improvvisate sigle, indipendentemente dal contesto internazionale nella quale viene “cadere” e dai percorsi di elaborazione politica collettiva del “popolo della pace”. Titolo, contenuti e documento della Marcia sono stati comunicati come un dato di fatto. A tutti si chiede solo di aderire e partecipare. La gestione, l'organizzazione, l'immagine della Marcia sono in mano al cosiddetto “comitato promotore” con una modalità, quanto meno, privatistica.

L'Appello per la Perugia-Assisi – la cui stesura non è stata condivisa con alcuna delle organizzazioni associative, culturali, sindacali, che da sempre animano la Marcia della Pace – è del tutto generico e superficiale, e non tiene conto del ritorno violento della guerra come continuazione della politica con altri mezzi in Palestina ed Israele, in Siria, in Iraq, in Libia, in Afghanistan, Ucraina, Congo, Nigeria e nelle decine di altre zone del mondo, di fronte al quale la comunità internazionale è impotente o complice, come il nostro Paese che continua a vendere armi a tutte le parti in conflitto. Né tiente conto del percorso organizzativo e politico del “popolo della pace” che ha visto – anche come onda lunga della marcia del 2011 – una plurale convergenza nell'Arena di Pace e Disarmo dello scorso 25 aprile, dove è stata lanciata la Campagna per la Legge di inziativa popolare per il Disarmo e la Difesa civile, non armata e nonviolenta, come azione politica unitaria.

Con l'Arena di Pace e Disarmo e con la Campagna che partirà il prossimo 2 ottobre il movimento per la pace ha fatto un salto di qualità sul piano degli obiettivi specifici, delle alleanze tra il mondo del disarmo, del servizio civile, del volontariato, tra forze laiche e religiose, dei processi di condivisione delle pratiche, della capacità organizzativa e di autonomia economica, senza dover dipendere da finanziamenti pubblici. Oggi il movimento per la pace non può essere riportato alla genericità degli slogan retorici, buoni per ogni stagione, ma che non spostano in avanti il processo di disarmo e di costruzione delle alternative alla guerra, alle armi ed agli eserciti, strumenti che l'alimentano e la rendono possibile.

La Marcia, come scriveva Aldo Capitini, non può essere “fine a se stessa”, la Marcia è un mezzo nonviolento di azione: tra i requisiti fondamentali vi è quello di dover proporre obiettivi politici specifici e chiari, “onde che vanno lontano”, che impegnino responsabilmente ciascuno dei marciatori. Per queste ragioni il Movimento Nonviolento – nella consapevolezza che la Marcia della Pace, per la forza della sua storia, l'evocazione, la suggestione, e lo spirito che richiama dovrebbe essere una “Assemblea in cammino”, “aperta e di “tutti” – ritiene che allo stato attuale non vi siano le condizioni per poter aderire alla Perugia-Assisi del 2014.

Le nostre richieste minime per rivedere tale posizione sono:

  1. Ridefinizione e apertura del Comitato promotore ai soggetti che ne vogliono far parte
  2. Riscrittura dell'Appello di convocazione
  3. Costituzione di un gruppo plurimo di portavoce e rappresentanti della Marcia

Singoli aderenti e centri territoriali del Movimento Nonviolento che comunque decidessero di essere presenti alla Marcia, per avere la possibilità di venire a contatto con chi vi parteciperà, avranno modo di far conoscere le nostre posizioni e proposte e portare i contenuti della Campagna. Nel frattempo, il cartello delle Reti con le quali abbiamo dato vita ad Arena di Pace (Rete della Pace, Rete Disarmo, Tavolo interventi cvili di pace, Sbilanciamoci!) ha convocato una manifestazione che si svolgerà domenica 21 settembre a Firenze, come risposta urgente e straordinaria alla crisi internazionale in atto (Palestina e Israele, Siria, Iraq, Libia, Afghanistan e Ucraina) e fare tutti insieme un passo di Pace.

Ci sembra un'iniziativa necessaria, adeguata, tempestiva, che raccoglie un comune sentire. Un passo di maturità e di unità. Vi parteciperemo attivamente, fin dalla sua organizzazione, con la nostra aggiunta nonviolenta. Sarà inoltre un momento politico nel quale portare i nostri contenuti e la proposta della Campagna Disarmo e Difesa civile, che inizierà il prossimo 2 ottobre. Queste sono le scadenze che ci vedranno impegnati nei prossimi mesi.


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