Cooperazione & Relazioni internazionali

La lettera di Papa Francesco ai superstiti di Beslan

Il pontefice scrive in occasione del decimo anniversario della strage. «Sono sicuro che la vostra cura e la vostra attenzione hanno spento la brace della disperazione e dell’odio, estirpando la radice del risentimento e della vendetta»

di Michelangelo Nasca

«Con affetto accolgo l’invito di P. Paolo De Carli di indirizzarvi un messaggio di vicinanza e di incoraggiamento nel 10° anniversario dell’attentato disumano del 1 settembre 2004». Inizia così la lettera che Papa Francesco ha fatto pervenire in questi giorni – attraverso p. De Carli, carmelitano e direttore dell’Istituto scolastico “Madonna della Neve” di Adro – alla gente di Beslan, in occasione del decimo anniversario della strage, avvenuta nella città dell’Ossezia del Nord, tra il primo e il 3 settembre del 2004, quando le forze speciali russe fecero irruzione in un grande edificio scolastico per liberare gli ostaggi che erano stati catturati da un gruppo di terroristi. Un massacro che costò la vita a 331 ostaggi, tra cui 186 bambini, oltre a fare 700 feriti. “Questa esperienza tremenda – prosegue il Papa nella lettera – ha rischiato di spegnere nel cuore di molti il sorriso e la speranza. Eppure, cari Padri Carmelitani, professori e volontari, sperimentando la vostra accoglienza e iI vostro affetto, il cuore di molti bambini ha provato la bellezza dell’incontro e della casa. E’ bello dare una casa; è bello far sentire alle persone il calore dell’accoglienza e dell’amore. Sono sicuro che la vostra cura e la vostra attenzione hanno spento la brace della disperazione e dell’odio, estirpando la radice del risentimento e della vendetta».

Fu, infatti, il Convento dei Carmelitani Scalzi delle Laste, a Trento – di cui all’epoca era priore Padre De Carli – a diventare una vera e propria “casa” per un gruppo di sopravvissuti alla strage di Beslan (30 bambini con i loro familiari). Al sacerdote carmelitano era stato chiesto di ospitare un gruppo di oltre 60 persone per un periodo di circa due mesi; una richiesta che avrebbe certamente messo a soqquadro la silenziosa atmosfera di preghiera del convento e la vita stessa dei frati, ma che il Padre Priore – dopo aver consultato gli altri suoi confratelli – non esitò ad accettare, grazie anche al supporto che avrebbe offerto il gruppo del Movimento Ecclesiale Carmelitano e altri volontari presenti nel Convento delle Laste. “Questo – prosegue Papa Francesco rivolgendosi ai Carmelitani e ai volontari – ha sinceramente rallegrato il mio cuore. Mi sento molto vicino a voi e al vostro gesto. Continuate nel mostrare a tutti che un mondo migliore è possibile: seminate perdono, dolcezza e accoglienza, sapendo che i frutti di questi semi si vedranno, col passare del tempo, e si moltiplicheranno”.

Padre Paolo De Carli ricorda anche la gioia dei bambini e dei loro familiari vissuta durante una visita alla città di Roma. Non era stato possibile incontrare personalmente Giovanni Paolo II (anche per i problemi di salute del papa), ma il Pontefice – durante l’Angelus del 19 dicembre 2004 – non dimenticò di salutare i bambini di Beslan presenti in Piazza San Pietro. “Cari bambini di Beslan, – disse Giovanni Paolo II in lingua russa – vi saluto in occasione del Natale di Cristo. Con grande affetto accolgo i bambini e ragazzi di Beslan (Ossezia), ospiti con alcuni familiari dei Carmelitani Scalzi di Trento. Carissimi, il bene che state ricevendo da tanti amici vi aiuti a superare le ferite della terribile esperienza passata”.

«Siete stati molto pazienti con i nostri figli – scriveva Irina, rientrata a Beslan, a P. Paolo e al gruppo di volontari di Trento –. Dopo quello che hanno passato, per noi è molto difficile negargli qualcosa. Ora li abbiamo conosciuti nuovamente anche noi. Grazie per la vostra pazienza. Nel viaggio a Roma i bambini chiedevano di tornare a casa, al convento. Essi hanno considerato per tutto questo tempo il convento come la loro casa. E non solo i bambini! […] Per molti è stata una rivelazione vedere persone che facevano tanta strada, con semplicità, solo per prendersi cura di noi. Persone con un cuore capace di amare. E senz’altro anche la vostra fede. Noi abbiamo iniziato a volgere il nostro volto a Dio solo ora, ma voi ci avete dato la possibilità di vedere ancora una volta che Dio unisce e aiuta gli uomini nei momenti più difficili della vita. Grazie ancora».

Oggi a Beslan, in occasione del decimo anniversario della strage, insieme ad alcune autorità della provincia di Bolzano e Trento è stato invitato anche Padre Paolo De Carli, il quale – prima di partire – ha scritto a Papa Francesco per chiedergli un messaggio da portare a Beslan. “Ricordo – scrive il P. Carmelitano nel sito della Scuola di Adro da lui diretta – che nei giorni della loro permanenza in Italia, nel dicembre 2004, una cosa li aveva commossi profondamente: che il Papa, Giovanni Paolo II, li avesse salutati all’Angelus della domenica. Forte di questa esperienza ho osato scrivere al Papa, per raccontare quanto accaduto e per chiedere un messaggio da portare. Così ho avuto il dono di una chiamata telefonica di Papa Francesco: lunga, premurosa, tenera e affettuosa per quelle persone. E ora, porterò un messaggio che mi è stato inviato dal Papa”.

Papa Francesco, infatti, ha raccolto subito l’invito del Carmelitano, facendogli pervenire il testo del suo messaggio. In modo particolare, ai ragazzi e ai familiari delle vittime, il Pontefice scrive: «esprimo la mia vicinanza con un abbraccio paterno e affettuoso. Sono consapevole della grave ferita che d stata inflitta al vostro cuore. Il Signore crocifisso conosce la vostra pena. Lui, col seme della sua Resurrezione, saprà aiutarvi a superare la paura e l’incubo, e a trasformarle in forza di perdono. Gesù – che è venuto a portare la gioia nel mondo, ha dovuto però attraversare il dolore della croce – vi indichi la strada e vi accompagni! Vi benedico tutti di cuore e vi affido alla Vergine Maria, Madre addolorata e Madre della consolazione: la sua protezione vi accompagni, vi custodisca e vi protegga sempre. Non dimenticate di pregare per me!».

da korazym.org di Michelangelo Nasca


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA