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Ottocento chilometri fino a Santiago in carrozzina

Vincenzo Russo, colpito da poliomielite all’età di tre anni, è riuscito nell'impresa passando per il Cammino Francese. Con lui una reliquia di Don Carlo Gnocchi. «Per una volta sono stato io a portare lui e non viceversa»

di Lorenzo Alvaro

Ottocento chilometri con la sedia a rotelle, lungo lo storico cammino di Santiago de Compostela. In solitudine, con la sola compagnia di don Gnocchi e di una sua reliquia.
È questa la sfida compiuta da Vincenzo Russo, 64 anni, colpito da poliomielite all’età di tre anni, una vita trascorsa nei centri e nelle strutture della Fondazione Don Gnocchi. Partito lo scorso luglio da Saint Jean Pied de Port, versante francese dei Pirenei, ha attraversato le province spagnole di Navarra, Rioja, Castilla e Galicia, fino al santuario di Santiago de Compostela, dove è arrivato sabato 16 agosto, al termine di quello che è definito il Cammino Francese (qui il suo diario di viaggio).
È una delle iniziative che stanno accompagnando il quinto anniversario della beatificazione di don Carlo Gnocchi e che culmineranno il prossimo 25 ottobre con la solenne celebrazione in Duomo a Milano, presieduta dall’arcivescovo, cardinale Angelo Scola. Lungo il cammino , Vincenzo ha viaggiato in compagnia di una reliquia di don Carlo, consegnatagli ufficialmente domenica 29 giugno nel Santuario del beato don Gnocchi a Milano, insieme alla Credenziale della Confraternita di San Jacopo di Compostella, presente il priore Maurizio Minchella.

Come nasce l'idea di affrontare questo pellegrinaggio?
In un modo molto banale, anzi casuale. Ero al pc e ho cercato su internet le parole “viaggiare” e “camminare”. L'occhio mi è caduto sul Camino di Santiago. Prima di allora ne avevo sentito parlare ma non ci avevo mai pensato. Ho cominciato ad informarmi, un po' meccanicamente, come quando si naviga sulla rete senza una meta precisa. Giorni dopo, sempre per caso, in tv mi è capitato di vedere il film “Il cammino per Santiago” con Martin Sheen. È lì che ho deciso. Vedendo la scena del padre con alle spalle il santuario e l'oceano difronte.



Per lei però si è trattata di una sfida più impegnativa rispetto agli altri pellegrini…
Si, certo. Però lo volevo. Dovevo farlo. E da solo, senza aiuti o insieme ad altri. Volevo andare a vedere l'oceano e così ho fatto

Anche se in realtà aveva un compagno di viaggio…
Si certo, Don Carlo Gnocchi. Dato che sono figlio della Fondazione sono andato a parlare con mons. Angelo Bazzari per sapere se mi avrebbero aiutato nel caso avessi indossato lungo il percorso la loro maglietta bianca. Quando ha capito che andavo solo e che facevo sul serio mi ha proposto di portare con me una reliquia. Così Per una volta sono stato io a portare Don Carlo, è sempre stato il contrario.

È partito dai Pirenei francesi, come mai?
Si, passando da Lourdes. Perché c'è l'Unitalsi che sapevo essere molto organizzata per persone disabili. E da lì, grazie a loro, ho raggiunto Saint Jean Pied da cui è iniziata l'avventura

 

 

Il percorso di Vincenzo Russo

Com'è stato il cammino?
È stato molto più faticoso di quanto pensassi e più pericoloso di quello che avevo preventivato. La mia carrozzina non era adeguata ai sentieri sterrati che usano gli altri pellegrini. Così ho dovuto muovermi esclusivamente sulle strade asfaltate. Nei casi di discese molto ripide e salite impervie poi ho dovuto appoggiarmi ai taxi.

È alla fine è riuscito nell'impresa…
Si, sono arrivato sano e salvo. E sono anche riuscito ad avere una messa in onore di Don Carlo con l'esposizione della reliquia
 

Nell'immagine di copertina Russo difronte all'oceano


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