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Economia & Impresa sociale 

Rischio terrorismo: le banche chiudono i conti delle ong islamiche

La denuncia di Third Sector: molte banche inglesi stanno chiudendo i conti e negando finanziamenti a charities islamiche per paura di essere accusate di finanziare terroristi. Una "valutazione del rischio" che però non include altri clienti di area mediorentale, che possono vantare depositi ben più consistenti...

di Gabriella Meroni

 
Porte chiuse delle banche inglesi alle ong islamiche. Motivo: rischio terrorismo. E' la denuncia di Third Sector, che ha raccolto le lamentele e gli allarmi di molte organizzazioni non profit islamiche con sede nel Regno Unito, che si sono viste negare da un giorno all'altro l'apertura di conti o addirittura chiudere conti correnti già in essere da diversi istituti di credito.
I casi citati sono numerosi:  la Ummah Welfare Trust, che è attiva a Gaza, in Siria e in Iraq, ha ricevuto una lettera dalla HSBC Bank che li escludeva dal proprio portafoglio clienti perché improvvisamente “ricaduti al di fuori della nostra propensione al rischio", come recita il testo. Pochi giorni dopo, la moschea di Finsbury Park e il fondatore della Cordoba Foundation hanno annunciato di aver ricevuto una comunicazione simile da parte della stessa banca. Ancora: la  Muslim Association of Britain aveva aperto un conto con HSBC all'inizio di quest'anno, ma è stato chiuso dalla banca tre giorni dopo; Helping Households Under Great Stress si è vista congelare il conto a luglio e i due conti di Cage, un'organizzazione pro diritti umani nei paesi islamici, hanno subito la stessa sorte in Barclays e nella charity-friendly Co-operative Bank. 
La cessazione di tali rapporti bancari è, secondo alcuni, un esempio di islamofobia. Khalid Oumar, uno degli amministratori della moschea di Finsbury Park, ha denunciato le banche per “comportamento discriminatorio” e convocato una manifestazione di protesta cui hanno preso parte circa 300 persone a Londra il 15 agosto. Tom Keatinge, del Royal United Services Institute, che sta conducendo una ricerca sull'impatto della normativa antiterrorismo sull'accesso ai finanziamentida parte delle ong, ha spiegato che le azioni di HSBC derivano da decisioni prese nei comitati di rischio delle banche, che spesso riesaminano le loro liste di clienti alla caccia di possibili coinvolgimenti in guerre o azioni di terrorismo. 
Purtroppo, secondo l'esperto, le banche non considerano questi rischi quando si tratta di clienti con conti milionari, mentre si accaniscono contro le charities perché titolari di pochi spiccioli. Le associazioni che hanno avuto i conti chiusi potrebbero ora decidere di operare con istituti stranieri, scegliere i contanti o addirittura smettere di lavorare del tutto. "Le charities hanno bisogno di conti bancari di operare in modo sicuro ed efficace", ha spiegato Sarah Atkinson, responsabile della comunicazione della Charity Commission. "Se così non fosse, ci sarebbero gravi motivi di preoccupazione".
E sebbene la British Bankers' Association assicuri di aver già incontrato la Charity Commission per discutere di questi problemi, Keatinge teme che il problema crescerà con la nuova valutazione del rischio nazionale operata dal Tesoro sulle operazioni finanziarie antiterrorismo, il cui esito spingerà le banche a riconsiderare i loro clienti una volta di più, con il rischio di penalizzare organizzazioni islamiche sì, ma di beneficienza.


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