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WWF: in Puglia tragedia figlia di cementificazioni e abusi

L'associazione non ha dubbi, la fragilità del territorio è dovuta al malcostume: «si continua a “canalizzare” e cementificare i corsi d’acqua, a impermeabilizzare il territorio e a “consumare suolo” al ritmo di circa 90 ettari al giorno»

di Redazione

«Nell'esprimere solidarietà alle popolazioni del Gargano colpite dai nubifragi e cordoglio per le vittime, non si può però sottacere che in alcuni casi è possibile riconoscere un disastro annunciato» il WWF Italia si unisce alle parole di Carlo Fierro, Presidente del WWF Foggia sulla tragedia che ha colpito il Gargano.  

Nel caso, ad esempio, della bomba di acqua e fango che ha distrutto la baia di Peschici, nella zona del porto e dove insistono numerosi camping e lidi, le responsabilità umane sono evidenti.
Lo sbocco del torrente che ha invaso la distesa era stato, infatti, letteralmente sbarrato da cemento e asfalto.
Dalle foto aree antecedenti il disastro si vedono addirittura macchine parcheggiate sulla foce ostruita (come dimostra la documentazione fotografica del WWF Foggia). Il torrente in questione, sotto il paese di Peschici, raccoglie anche le acque dell'ampia piana di Calena e non ha altro sfocio. Altro aspetto incredibile, evidenzia il WWF Foggia, è la presenza di strutture e fabbricati praticamente a ridosso dello stesso corso d’acqua ostruito al termine.

Una drammatica consuetudine italiana che il WWF aveva descritto in un recente dossier di cui abbiamo parlato sul numero di Vita di agosto. Dossier che racconta, dati alla mano, l’assalto ai nostri litorali, che accolgono molti importanti habitat e specie e la cui sopravvivenza è continuamente messa a rischio dalle varie attività legate alla presenza umana.

Darsene, porti, strutture turistiche e nuova urbanizzazione: una colata di cemento sugli 8mila chilometri di coste italiane fotografata dalle immagini satellitari. Analizzando le foto satellitari dal 1988 al 2013 si sono individuate 312 macro attività umane che hanno sottratto nuovo suolo naturale lungo la fascia costiera, alterandone il profilo e causando di conseguenza una forte perdita di biodiversità e di patrimonio naturale,
nonché l’irrimediabile alterazione del paesaggio. Queste attività comprendono: urbanizzazione, strutture turistiche (villaggi, residence, alberghi, lidi balneari, etc.), infrastrutture produttive (centri commerciali, aree industriali, etc.) e di trasporto (porti, autostrade, linee ferroviarie), strutture di difesa da calamità naturali (dighe, barriere, scogliere, etc.).

Insomma quello pugliese, come le tante alter clamaità che in questi anni hanno funestato l’Italia, era prevedibile.

Ci sono luoghi infatti nel Gargano, evidenzia il WWF Foggia, dove ad enfatici pronunciamenti degli amministratori in favore del paesaggio, spesso corrisponde da parte degli stessi il silenzioso avallo di qualsiasi iniziativa di edificazione, in nome di un malinteso sviluppo del territorio. Ad esempio, proprio il Comune di Peschici, spesso, in passato, è stato al centro di aspre polemiche con le associazioni ambientaliste, a causa degli interventi speculativi, autorizzati e non, che si sono susseguiti in un inarrestabile assalto a un territorio già troppo eroso dalla febbre edilizia indotta da una concezione becera e miope del turismo.

Proprio a Peschici negli ultimi anni sono proliferate strutture turistiche autorizzate in vari modi, legge 3 e riqualificazione dei campeggi, dove sono state realizzate centinaia di villette praticamente sulla battigia, definite eufemisticamente “bungalow”.  

Altro esempio, eclatante e confacente agli avvenimenti di questi giorni, è quello del canale Ulse, costruito dal Consorzio di Bonifica del Gargano proprio nel territorio di Peschici, già soggetto, peraltro, a diversi straripamenti negli anni scorsi. Lungo il costone del canale è sorto un intero quartiere rurale di dubbia legittimità.

Più in generale nel Gargano, osserva il WWF, alle cementificazioni più spregiudicate e aggressive, come le lottizzazioni e i centri alberghieri sulla costa, vanno ad affiancarsi gli innumerevoli abusi edilizi di piccola e media entità, spesso in aree boscate o su suolo comunale, non meno deleteri proprio perché, per la loro natura puntiforme e diffusa,  più facilmente sfuggono al controllo, ammesso che qualcuno intenda ancora esercitarlo.

I flash flood, cioè le precipitazioni improvvise e intense, si sono moltiplicati in tutto il mondo, e non sono più fenomeno da considerare raro e anomalo, come abbiamo visto questa estate dove  fenomeni intensi  si sono abbattuti su un territorio estremamente vulnerabile e su popolazioni spesso ignare del pericolo dei fiumi “sotto casa”. Ma che non si parli più di situazioni “eccezionali”, perché questi eventi si stanno ripetendo con una tragica e sempre più frequente periodicità.

Negli ultimi 60 anni almeno 4000 persone hanno perso la vita, solo in Italia, a causa di frane e alluvioni ed il costo complessivo dei danni a seguito di questi eventi è superiore ai 52 miliardi di euro (vedi Gianluigi  Giannella, 16 giugno 2010 “ I costi del dissesto idrogeologico” Direzione generale del Territorio e delle risorse idriche del Ministero dell’Ambiente del territorio e della tutela del mare) .

Nonostante questo, si continua a “canalizzare” e cementificare i corsi d’acqua, a impermeabilizzare il territorio e a “consumare suolo” al ritmo di circa 90 ettari al giorno.  Alla base di questi disastri, come più volte denunciato dal WWF, ci sono i cambiamenti climatici, il consumo del suolo e un diffuso dissesto idrogeologico causato dalla mancanza di efficaci politiche di manutenzione del territorio e all’indifferenza delle nostre istituzioni  per una seria e urgente applicazione di direttive europee come la cosiddetta Direttiva “alluvioni” (60/2007/CE).

Per fermare la progressione del cambiamento climatico c'é solo una cosa fare: smettere di pompare anidride carbonica e gas serra derivanti da attività umane in atmosfera, e farlo in fretta. Ma al tempo stesso occorre far fronte ai fenomeni già in atto e alle conseguenze ormai inevitabili con il cosiddetto "adattamento". Adattarsi vuol dire innanzi tutto mettere in sicurezza il territorio, riparare al dissesto idrogeologico, ripristinare la funzionalità dei sistemi naturali, il primo e miglior argine alle conseguenze dei fenomeni atmosferici intensi. Mettere in conto il cambiamento climatico, quindi, vuol dire che i piani dovranno essere più severi e settati sulla moltiplicazione dei fattori di rischio.

Per il WWF il momento per un cambiamento è improcrastinabile, dobbiamo ridurre la vulnerabilità del territorio per aumentarne o ripristinarne la resilienza rispetto ad eventi, come alluvioni e siccità, che si sono fatti sempre più frequenti ed estremi.

È divenuto prioritario avviare politiche di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici su cui lo Stato dovrebbe urgentemente impegnarsi. E’ quindi  necessario un serio impegno delle istituzioni su più fronti per recuperare il tempo perduto, assicurando, innanzitutto l’istituzione delle Autorità di distretto (dlgs 152/2006),  la disponibilità di adeguati fondi per la “messa in sicurezza” del territorio, ma anche per una vasta azione di riqualificazione ambientale che  consenta  anche il ripristino di servizi ecosistemici essenziali.

Un ripristino ambientale che non contrasti con le esigenze economiche, anzi le favorisca.
Un ripristino fatto di fasce di rispetto ma anche di ripristino della legalità (alvei e demani occupati illegalmente), di casse di espansione, di rinaturalizzazione di quegli alvei che, costretti pericolosamente dall’uomo in poco spazio, non possono che esondare alla prima pioggia come una bomba programmata.

Sul livello locale per il Gargano vale quanto detto dal WWF Foggia ’Per evitare nuovi futuri disastri – ha dichiarato ancora Fierro –  è perciò fondamentale la lotta all'abusivismo edilizio. Sarebbe ipocrita negare che alcuni sindaci costruiscono il proprio consenso elettorale chiudendo gli occhi di fronte al fenomeno del mattone selvaggio. Fra le principali funzioni di un Parco vi è ovviamente quella della difesa e della conservazione del territorio, intervenendo proprio quando i singoli comuni, per inerzia o convenienze elettorali, non intervengono. Proprio per scoraggiare altre aggressioni al territorio, l'auspicio è, pertanto, che il Parco del Gargano proceda agli abbattimenti degli abusi edilizi come previsto dalla legge’.
 


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