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Le Acli: caro governo, non c’è ripresa senza lavoro

No all'austerità e sì a un grande piano di rilancio dell'occupazione e della produzione industriale: è questo l'appello che le Acli lanciano in vista del prossimo Incontro nazionale di studi dal titolo dedicato al lavoro e all’economia che deve permetterlo, purché buono e giusto

di Gabriella Meroni

No al rischio di ridurre il lavoro a mera occasione per realizzare profitti, sì invece alla prospettiva economica radicalmente nuova indicata dai due papi, sia nell'enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI che nell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Francesco. E' questo il solco entro il quale le Acli rifletteranno questo mese nel corso dell'Incontro nazionale di studi dal titolo “Il lavoro non è finito. Un’economia per un lavoro buono e giusto”, che si svolgerà a Cortona (Ar), dal 18 al 20 settembre. Una sottolineatura, quella del valore autentico del lavoro, che oltre a costituire il dna dell'associazione è di particolare attualità nel momento storico attuale, nel quale secondo le Acli occorre ricominciare proprio dal senso del lavoro per l’uomo e per la comunità. 
Durante le tre giornate dell’incontro si metteranno a confronto, con l'aiuto di un nutrito gruppo di ospiti ed esperti (tra cui i docenti Silvano Petrosino e Luigino Bruni e il giornalista Federico Rampini),  prospettive diverse, da quella economica a quella filosofica, giuridica, sociologica, artistica. Non mancherà neppure l'interlocuzione con il mondo della politica, e in particolare con rappresentanti delle istituzioni e del governo, sui temi caldi dell'autunno, come la legge di stabilità, il superamento dell'austerità, il fisco, la lotta alla povertà, le riforme istituzionali. “Riconosciamo senz'altro al piano lavoro del governo Renzi il merito di aver avviato un percorso che per dare frutti necessita di concretezza e della volontà di compiere scelte coraggiose”, dice Roberto Rossini, responsabile Ufficio Studi delle Acli. “Crediamo anche però che si possa frenare l'emorragia di posti di lavoro non tanto intervenendo sulla legislazione, quanto piuttosto sulla riduzione del cuneo fiscale e soprattutto mettendo a punto un grande piano industriale”. Non una riedizioni degli aiuti di Stato, o un'indebita intromissione, ma un ruolo di “volano” alla ripresa economica secondo Rossini lo Stato può esercitarlo, “indicando una strategia, su quali settori deve puntare il sistema produttivo del Paese, e realizzando un coerente piano di grandi infrastrutture. Ma il presupposto perché questo riesca è ridare ossigeno ai consumi delle famiglie, e per fare questo occorre abbandonale la politica di austerità”. Secondo le Acli, infatti, in una situazione di recessione “è inimmaginabile pensare di poter seguire il piano di riduzione del debito pubblico impostoci dal fiscal compact” e serve una svolta coraggiosa: ridurre la pressione fiscale e aumentare la spesa per lo sviluppo economico e per il sociale. 
 


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