Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Sarà presto santo don Benzi, lo “scarabocchio di Dio”

Così si definiva lo stesso sacerdote riminese, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. La scorsa settimana si è tenuta la prima udienza del processo di beatificazione, nel corso della quale è stato nominato il primo testimone, don Romano Migani. La storia di una vita “sciupata per le anime”

di Gabriella Meroni

Sarà don Romano Migani il primo chiamato a testimoniare nel processo per la causa di beatificazione di don Oreste Benzi. Il nome, finora segreto, è stato rivelato nel corso della prima udienza che si è tenuta nella chiesa della parrocchia La Resurrezione di Rimini, quella parrocchia di periferia che don Oreste ha fatto sorgere dal nulla nel 1968.
 
Don Migani, sacerdote della diocesi di Rimini, è stato uno dei primi collaboratori di don Oreste, già prima di diventare sacerdote, quando negli anni ’50 don Oreste intuì l’importanza di far fare ai giovani un “incontro simpatico con Cristo”, innovando la pastorale nei confronti dei preadolescenti. «La ragione per cui siamo qui – ha dichiarato il giudice delegato don Giuseppe Tognacci ­ – è riconoscere l’agire di Dio nella vita di un uomo, di una sua creatura, di un suo figlio, di un suo sacerdote. E la risposta che don Benzi ha dato a Dio nella sua vita».
 
Ha quindi chiamato ad intervenire, in quanto presidente del tribunale, i vari soggetti coinvolti. «L’avvio del processo è per noi una gioia immensa – ha detto Giovanni Ramonda, successore di don Benzi alla guida della Comunità da lui fondata – perché viene a suffragare il desiderio di molti di conoscere maggiormente la vita santa di un sacerdote che ha sciupato la sua vita per le anime, che si è strapazzato fino al “tutto è compiuto” per l’annuncio del Vangelo ai più poveri, agli ultimi, nella condivisione diretta, senza delegare, in una vita povera – il cardinal Bagnasco è rimasto molto colpito quando ha visto la cameretta in cui don Oreste viveva – affidata completamente alla provvidenza e al lavorare sodo». «Papa Benedetto XVI lo ha definito “infaticabile apostolo della carità” – ha aggiunto Ramonda –. Oggi don Oreste, che ci guarda dal cielo, in questo giorno in cui la Chiesa ricorda San Vincenzo De Paoli, ci ripete che la condivisione con i poveri deve essere preferita a tutto, non ci devono essere ritardi».
 
«Vi partecipo un pensiero che mi è sgorgato adesso nel cuore – ha detto la postulatrice Elisabetta Casadei primadi leggere il documento relativo alla sua nomina –. La provvidenza ha fatto sì che ad accompagnarlo all’altare in questa causa sia una donna. Penso sia una carezza che don Oreste ha voluto dare a tutte le donne della comunità, a tutte le consacrate, a tutte le mamme di casa famiglia» «Don Oreste non è stato ancora proclamato santo – ha sottolineato il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi – ma se siamo qui è perché la sua vita ci parla di santità. Ha vissuto da santo ma non si è mai ritenuto tale, perché i santi sono fatti così». E ha raccontato un aneddoto: «Il Cardinal Caffarra un giorno incontrando don Oreste gli disse: “Ma don Oreste, lei è un santo!” E lui: “No eccellenza, io sono solo uno scarabocchio di Dio!”». E ha concluso ricordando la frase appesa in chiesa la notte in cui è morto: “Siate santi!”. Ecco, ha concluso il vescovo, questo è il messaggio di don Oreste!».
 
Centinaia le persone accorse per assistere a questa udienza di apertura del processo. Troppo piccola la chiesa per ospitale tutte, così è stato allestito anche un maxischemo nel salone parrocchiale, ma tantissime altre hanno potuto seguire l’evento in diretta su Icaro TV oltre che in streaming dal sito www.donoreste.it, dai 32 paesi del mondo in cui l’opera di don Oreste ha messo radici. Nel corso dell’udienza, presieduta dal giudice delegato don Giuseppe Tognacci, hanno prestato giuramento il promotore di giustizia padre Victorino Casa Llana (che svolgerà la funzione di “avvocato del diavolo”), il notaio Alfio Rossi e il notaio aggiunto Paola Bonadonna, la postulatrice Elisabetta Casadei e il vice-postulatore mons. Fausto Lanfranchi. Fissata quindi per lunedì 6 ottobre 2014 alle 9 la prossima udienza in cui si svolgerà l’interrogatorio del primo degli oltre 100 testimoni previsti dalla postulatrice.
 
«Altri potranno essere citati d’ufficio nel corso del processo – ha concluso don Tognacci – Ci vorrà molto tempo, forse qualche anno, perché sono tantissime le persone che hanno conosciuto don Oreste». Tutto si svolgerà a porte chiuse fino a quando, terminata l’inchiesta, si terrà la sessione di chiusura della fase diocesana del processo, che sarà anch’essa pubblica. Tutto il materiale sarà quindi inviato alla Congregazione per le cause dei santi, per il proseguimento della causa secondo il diritto canonico.
 
L’iter per l’avvio della causa era partito con la consegna della richiesta al vescovo di Rimini da parte del responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Ramonda, il 27 ottobre 2012, durante la celebrazione conclusiva del convegno dedicato a “Don Oreste Benzi, testimone e profeta per le sfide del nostro tempo”. Il 24 ottobre 2013 la postulatrice, la teologa Elisabetta Casadei aveva consegnato al vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, la richiesta formale di aprire la causa, dopo un anno di ricerche circa la “fama di santità” di don Benzi, sostenuta da molte lettere tra cui quelle di 9 cardinali, 41 vescovi italiani e 11 vescovi e arcivescovi stranieri, oltre a vari movimenti ecclesiali e, naturalmente, della stessa Comunità Papa Giovanni XXIII. Il vescovo Lambiasi aveva quindi inviato la richiesta di nulla osta alla Congregazione delle cause dei Santi, che aveva dato parere favorevole in data 3 gennaio 2014. Dopo il parere favorevole della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna raccolto durante l’assemblea del 31 marzo, il vescovo Lambiasi ha reso pubblico il Decreto che porta la data dell’8 aprile 2014.
 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA