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La Piazza dei Mestieri festeggia 10 anni

“Piazza dei Mestieri” in un decennio ha formato 1.500 ragazzi. E ora da Torino vuole esportare il modello in tutta Italia. Il fondatore ne racconta la storia

di Dario Odifreddi

Dieci anni sono pochi se si pensa alla storia spesso centenaria di tante realtà sociali che operano nel nostro Paese, eppure sono anche un periodo significativo per tracciare un primo bilancio di un’esperienza. Per l’occasione abbiamo voluto proporre il nostro primo bilancio di missione, offrire alla vasta platea dei nostri stakeholder uno spaccato delle nostre attività e tutte le informazioni economico-finanziarie che riguardano la Piazza dei Mestieri.

Il bilancio di missione è per noi molto di più di un resoconto, è un tentativo di trasmettere a tutti le emozioni di un’esperienza entusiasmante vissuta fianco a fianco con 3.000 ragazzi, condividendo con loro aspirazioni, paure, difficoltà e successi. Quando è nata nel 2004, la Piazza dei Mestieri era una scommessa. Davanti all’evidenza delle difficoltà che incontravano i giovani adolescenti – difficoltà che la successiva crisi economica ha reso ancor più evidenti e drammatiche.

Era una scommessa e oggi possiamo dire, sommessamente e con qualche tremore, che è una scommessa vinta. La Piazza è diventata, per esplicito riconoscimento delle imprese e delle istituzioni locali, nazionali e internazionali, un esempio di welfare community che realizza una innovativa forma di sistema duale nel nostro Paese. Gli oltre 1.500 giovani adolescenti che hanno già terminato il loro percorso in Piazza hanno raggiunto risultati eccellenti, oltre il 90% ha terminato con successo gli studi e la grande maggioranza ha trovato un’occupazione coerente. Cuochi, barman, pasticcieri, cioccolatieri, grafi ci, acconciatori, meccanici, fanno oggi parte del nostro tessuto produttivo, spesso occupando posizioni di grande prestigio.

Nel frattempo la "Piazza" ha contribuito a dare vita a un Istituto Tecnico Superiore (ITS) nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ha aperto una nuova sede a Catania (frequentata ad oggi da circa 250 ragazzi); si è gemellata con un’esperienza di Belo Horizonte e numerose sono le proposte di replicare il modello che giungono da tanti territori nel nostro Paese e nel mondo. Inoltre, tantissimi progetti si sono affiancati ai percorsi formativi: dalla Casa dei Compiti, nata per aiutare i giovani in difficoltà delle scuole torinesi, ai progetti per il recupero di chi è stato protagonista o vittima di atti di bullismo, dai percorsi di educazione alimentare e di introduzione alla legalità alla realizzazione di percorsi di orientamento nelle scuole medie e superiori.

La “Piazza” è poi diventata inaspettatamente un luogo di incontro per le famiglie dei nostri ragazzi e per gli adulti del territorio, riproducendo così il modello di piazza dei Comuni della nostra tradizione. Per raggiungere questi risultati è stata necessaria la passione, la dedizione, il lavoro e la gratuità delle oltre 200 persone che ogni giorno lavorano fianco a fianco con i nostri ragazzi, implicandosi totalmente con la loro vita e con le loro problematiche. Ma non ce l’avremmo fatta senza il contributo di uomini e donne molto diversi tra loro per storia, cultura, ceto sociale, sensibilità politica.

A volte, passando nella corte della Piazza, viene in mente Giovanni Guareschi con quel suo mondo di ideali diversi che cooperano per il bene comune. Oltre ai singoli, decisivo è stato il sostegno delle istituzioni e delle imprese che, sin dalle origini, hanno condiviso questo scommessa; senza di loro non saremmo riusciti a sostenere tutti costi di start up, non avremmo potuto aiutare molti dei nostri giovani (oltre il 50% delle loro famiglie vive al di sotto dei margini della soglia di povertà) ad avere una borsa di studio che permettesse loro di poter accedere al pranzo, non avrebbero potuto godere delle proposte culturali.

Per questi motivi il decennale non è solo la nostra festa, ma la festa di un intero territorio nelle sue diverse articolazioni e per questo il fitto programma di eventi non vuol essere un’autocelebrazione, ma una riflessione a tutto tondo sul nostro sistema di Welfare (qui il programma)

di Dario Odifreddi, presidente Fondazione Piazza dei Mestieri


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