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Non ci sono più paradisi, nemmeno per i lavoratori dell’azzardo

L'acquisto di un'azienda bolognese, leader nella progettazione e costruzione di slot machines, da parte di Novomatic Italia, controllata dalla multinazionale austriaca Novomatic, ha scatenato lavoratori e sindacati. Anche il retropalco del sistema-gioco italiano si scopre scosso dalla crisi? O ci si sta preparando a nuovi scenari?

di Mika Satzkhin

Novomatic è una multinazionale austriaca che opera a livello internazionale, nei settori del gioco, dell'intrattenimento e del turismo alberghiero. Ha un ambasciatore di lusso, Niki Lauda che, dopo le alterne vicende della sua ex compagnia aerea e le sue ultime uscite non proprio felici sulla sua ex scuderia di F1 («la Ferrari è una macchiana di m…», dichiarò nel luglio scorso), come austriaco si è detto fiero di prender parte alla parata dell'azzardo globale. 

Azzardo o gaming? 

Dal prospetto aziendale leggiamo che Novomatic è il maggior gruppo di gioco d’azzardo in Europa. Leggiamo ancora che (prestate bene attenzione all'insistenza sulla "unica fonte"): «il doppio ruolo di produttore e gestore, consente all’azienda di offrire il gioco d’azzardo in tutte le sue sfaccettature da un’unica fonte». È interessante notare come nei documenti aziendali di questa e altre società multinazionali estere non ci si premuri affatto di mascherarsi dietro alle parole. La realtà dei fatti – bella o brutta che sia – è fotografata per quello che è, nero su bianco, nella sua evidenza. Nel medesimo prosetto di Novomatic, c'è così una certa – a nostro avviso voluta e rivelatrice – difformità di traduzione. 
Prendiamo il termine Glücksspiel che, in effetti, corrisponde al nostro gioco d'azzardo, allo spagnolo juego de azar, al francese jeu de hasard (si noti che spagnolo e francese vengono declinati al plurale). Anche se, nella versione inglese del medesimo prospetto, si torna subito al termine apparentemente neutro gaming – che tanto piace agli operatori di marketing di casa nostra, che inorridiscono dinanzi  allo screditato gambling.

Come dicono gli inglesi:  «as always, the devil is in the detail». E nel décalage dei dettagli traduttori c'è più verità che in pagine e pagine commissionate agli esperti. Esperti che in Italia, dentro e fuori le istituzioni, a margine o nel cuore delle imprese, continuano a discettare di gioco lecito senza saper cogliere una elementare verità: mettiamola come ci pare,  la mettano come pare a loro ma di azzardo (di Stato, parastato o antistato, alternativamente o contemporaneamente) si tratta. 

Una multinazionale dell'azzardo

Sia come sia. Novomatic ha sedi in una ventina di Paesi, 20.000 dipendenti e un fatturato complessivo di 3,5 di euro. Una delle sue controllate è Adria Gaming International S.p.A., con sede a Rimini. O, meglio, era. Perché da pochi mesi Adria Gaming ha cambiato la propria denominazione, diventando Novomatic Italia. Noleggiatrice di apparecchi da intrattenimento, Adria Gaming (ora Novomatic Italia) è anche, tramite altre controllate, anche esercente e gestore di sale da gioco (le famose sale Admiral), oltre che società attiva nella raccolta di scommesse sportive e di gioco on line.
Piaccia o non piaccia, quella di Novomatic è una strategia espansiva che lavora soprattutto sul terreno delle competenze tecnologiche e industriali, laddove altri investono su quello delle relazioni istituzionali. C'è modo e modo di fare lobby, direbbe qualcuno. In effetti è così. Un'acquisizione importante, dicono i tecnici, che permette alla Novomatic di conquistare una ulteriore fetta del mercato e, soprattutto, incorporare competenze, sottraendole alla concorrenza.
In questa logica sempra spiegata l'acquisizione di So.Ge.M.A., società di Castel San Pietro, in provincia di Bologna. Ai primi di agosto, l'ex Adria Gaming, ora Novomatic Italia Spa, ha comunicato di aver acquisito l'intero pacchetto azionario di So.Ge.M.A. Gaming Solutions. Fondata nel 1980 – nello stesso anno in cui il professor Johann F. Graff, oggi tra gli uomini più ricchi al mondo, fondava guarda caso Novomatic Austria –  inizialmente specializzata nel noleggio di videogiochi, So.Ge.M.A. si è affermata tra le aziende leader nel settore della progettazione e delal costruzione di “slot machines” (AWP) e cambia monete.  

Johann Graff, secondo Forbes tra i duecento uomini più ricchi al mondo
Dal sito della S.O.G.E.M.A., districandoci in un linguaggio ben più contorto di quello della società promossa da Lauda, leggiamo: «Dopo il 1995, con la curva di calo del mercato dei videogiochi giunta a livelli insostenibili, a causa anche all’esplosione delle console domestiche, SO.GE.M.A. punta decisa su un mercato che si stava schiudendo agli operatori più lungimiranti: quello delle macchine da vincita. È qui che l’azienda di Castel San Pietro Terme trova la sua naturale collocazione e raggiunge i picchi che la porteranno a diventare leader indiscussa del mercato: i mobili SO.GE.M.A. non sono solo prodotti industriali, diventano il punto di riferimento del settore ed ogni nuovo nato segna un’evoluzione merceologica che cambia i parametri operativi del business e l’aspetto dei pubblici esercizi presso cui questi prodotti vengono installati».
 

C'è chi dice no

Ma i lavoratori, che di quelle competenze sono parte non sembrano averla presa bene, proclamando otto ore di sciopero.
In seguito all'annuncio di cessione –  aspiega Marzia Trugli della Fiom – «abbiamo svolto due incontri e nell’ultimo, il 25 settembre, ci aspettavamo di avere elementi per poter iniziare la trattativa». I dirigenti di Sogema e Novomatic, invece, «si sono limitati a comunicarci che il sito produttivo di Castel San Pietro Terme resterà aperto fino al 31 dicembre. Dall’1 gennaio, quindi dipendenti non sanno quale sarà il loro futuro lavorativo». 
Le aziende, dal canto loro, hanno precisato che non si è trattato dell’acquisto di un marchio e di un sito, ma del passaggio concreto di  know-how da So.Ge.M.A., a Novomatic Italia.
I dipendenti , però, che di quelle competenze sarebbero i portatori, si legge in un comunicato della Fiom, «rivendicano di aver fatto crescere l’azienda, affrontando la crisi e rendendola appetibile sul mercato  e ora si ritrovano ad essere considerati dei dettagli secondari».
Forse è una schermaglia relativamente piccola, rispetto al vento di crisi che sta avanzando. Ai lavoratori della So.Ge.M.A., per ora, pare sia stato chiesto “solo” il trasferimento della sede di lavoro da Castel San Pietro a Rimini. In linea d'aria sono una sessantina di km. Trasferimento comunque svantaggioso e problematico. Ma il caso è aperto e ci interroga su molte cose: anche sulla dimensione “produttiva” del retroscena dell'azzardo. Tutelarlo? Lasciarlo a se stesso? Iniziare a trovare reali e concrete strategie d'uscita? Ma soprattutto: quali scenari si stanno prospettando? Un futuro senza più concessionari, che veda due soli attori, lo Stato bisca dall'altro e gestori, ma di grandi dimensioni dall'altro? 
Forse anche su questi scenari un sindacato dovrebbe interrogarsi.
Porsi domande sulla strategia, non solo sulla tattica – avrebbe detto il buon Mao Tse Tung, che sindacalista non era, ma in quanto a tattiche, giochi e strategie se ne intendeva parecchio. Vedremo.
 
PS: Per chi, incuriosito dall'inconsueta chiosa del nostro articolo, volesse approfondire consigliamo il libro di Scott A. Boorman, Gli scacchi di Mao, Luni editore, Milano 2004. Il titolo originale del libro, edito nel 1969 da Oxford University Press, ha però un'assonanza più forte col nostro tempo immobile: The procracted game. 


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