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La battaglia sull’Iva? Rischia di essere un boomerang

L’intervento di Giuseppe Guerini, portavoce dell’Alleanza delle cooperative sociali sulla campagna #NonprofitNoIVA lanciata dal Corriere della Sera: «L’esenzione totale sarebbe un problema, almeno per il Terzo settore produttivo»

di Giuseppe Guerini

La campagna di informazione lanciata con l’'efficace hashtag #NonprofitNoIVA sull’IVA al 10% pagata per la ricostruzione di una scuola disastrata dal terremoto in Emilia Romagna mette in evidenza una delle (tante) contraddizioni del sistema fiscale italiano ed europeo per le organizzazioni dell’economia sociale e, il generale, in relazione welfare. Bisogna ottenere finalmente un vero sistema fiscale che valorizzi l’economia sociale e le forme di solidarietà organizzata rivolte al bene comune.

Per fare un altro esempio  alcune detrazioni fiscali oggi previste per le spese di welfare delle famiglie (632 euro annui per l’asilo e 399 euro per assistenti personali domiciliari) sono non solo insufficienti ma addirittura risibili.
 
Contraddizioni che nemmeno l’atteso e comunque importante progetto di riforma del terzo settore riuscirà a superare se non si faranno interventi profondamente coerenti negli altri importanti provvedimenti di riforma come la cosiddetta “delega fiscale” in attesa dei decreti legislativi da parte del Governo.
 
Quello dell’IVA per le organizzazioni dell’economia sociale è un problema che stiamo affrontando da alcuni anni e che richiede per una soluzione una modifica a monte delle direttive europee sull’IVA. Infatti, le direttive vigenti non considerano a sufficienza il ruolo e le modalità operative del settore dell’economia sociale e delle imprese sociali in particolare. Federsolidarietà sta seguendo con estrema attenzione i dossier che la Commissione Europea ha avviato nel 2010 col Libro Verde sul futuro dell’IVA e sul regime delle attività di interesse pubblico, con una serie di consultazioni a cui abbiamo partecipato.
 
Abbiamo proposto per le imprese sociali un regime di IVA superagevolata al 4% che consenta da una parte di scaricare gli investimenti effettuati (che in esenzione sarebbero altrimenti un puro costo per il non profit) e dall’altra di non far gravare l’imposta su utenti finali e intermedi (enti locali, comuni etc.). Al contempo per le organizzazioni senza scopo di lucro che non svolgono attività imprenditoriale  dovrebbe essere possibile utilizzare un regime di esenzione.
 
Il dossier IVA sarà uno dei primi che la nuova Commissione europea affronterà ed è quindi ora il momento di agire. Bisogna anche che tutti sappiano, che tra le varie proposte che vi saranno sul tavolo della Commissione Europea  vi è anche quella dell’applicazione dell’aliquota ordinaria per gli enti senza scopo di lucro e per gli enti pubblici;  potete immaginare le conseguenze negative che tale soluzione comporterebbe.
 
E’ giusto porre ora la questione fiscale e la questione dell’IVA in particolare. Quello che chiediamo è di pagare il giusto e di veder riconosciuti, per contro, anche i benefici economici collettivi che molte attività realizzate dagli enti del terzo settore.   Ecco perché agire su due fronti: il primo quello nazionale ed il secondo quello europeo, senza il quale qualsiasi risultato ottenuto a Roma e non coerentemente promosso e incardinato nella normativa comunitaria verrebbe smantellato.
 
In questo percorso la riforma del terzo settore e la nuova legge sull’impresa sociale possono essere di grande aiuto. Sarebbe importante orientare tutte le attività che hanno rilevanza economica realizzate da enti del terzo settore verso un contenitore in forma di impresa sociale, prevedendo misure fiscali adeguate a riconoscere la funzione di interesse collettivo realizzata.
 
Sul fronte europeo occorre agire tempestivamente per fare un’azione politica decisa che approfittando dell’annunciata revisione della normativa comunitaria sul sistema dell’IVA sostenga la necessità di un sistema agevolato per i servizi realizzati da soggetti “meritevoli” di veder riconosciuta una funzione sociale e pubblica importante.
 
È una battaglia fondamentale che dovrebbe vedere il terzo settore italiano e il Governo insieme dalla stessa parte per promuovere la cultura dell’economia sociale. La conferenza internazionale sull’economia sociale organizzata dal Governo italiano il 17 e 18 novembre a Roma può essere l’occasione per mettere questo tema al centro dell’agenda europea.
 


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