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Promosso da WWF l’appello sul clima dopo Genova 2014

Lanciato dal Festival della Scienza di Genova l'appello, promosso da WWF Italia, per un'economia basata sul valore della natura. Tra le richieste politiche che abbiano come priorità la difesa, il ripristino e la riqualificazione del territorio

di Redazione

Suo malgrado Genova è diventata il simbolo degli effetti disastrosi del cambiamento climatico e non a caso proprio dalla città è stato lanciato, il 1 novembre, nel corso del Festival della Scienza di Genova, un appello, promosso da WWF Italia e firmato da oltre 30 esponenti del mondo della scienza e delle scienze sociali.

Nell’appello dal titolo “Dopo Genova 2014 – Clima, suolo e futuro: per un’economia basata sul valore della natura” (in allegato il testo) gli scienziati vogliono richiamare l’attenzione del mondo della politica, dell’economia, delle imprese e dei media per scongiurare nuovi episodi come quello recente di Genova evidenziando nove categorie di potenziali impatti attesi dei cambiamenti climatici e le principali vulnerabilità per il nostro Paese insieme ad una lista di sei punti urgenti, veri e propri “pacchetti di azioni” che, nella direzione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, si chiede vengano attuate subito dal Governo e dalle istituzioni territoriali.

Nell’Appello si sottolinea l’esigenza non solo di sbloccare finanziamenti per un risanamento del territorio, ma anche di ‘instradare’ in maniera efficacie ed efficiente tali risorse. Viene inoltre richiamata la necessità  di uno straordinario salto di qualità innovativa ed anticipatrice per passare da politiche che continuano a perseguire azioni che provocano lo stravolgimento di un territorio delicato e intrinsecamente fragile dal punto di vista idrogeologico come quello italiano, a politiche che inseriscano prioritariamente la difesa, il ripristino e la riqualificazione del nostro territorio.
 
Nell’Appello è ribadita con forza soprattutto la necessità che nei processi di programmazione economica venga dato valore alla natura e ai servizi offerti dagli ecosistemi al benessere e allo sviluppo umano. «Appare evidente come le questioni ambientali restino ancora “ghettizzate” nell’ambito delle funzioni di un solo ministero – dichiarano gli scienziati – Chiediamo l’istituzione di un Comitato Nazionale per il Capitale Naturale ai massimi livelli istituzionali (con la presenza anche del ministro dell’Economia e delle Finanze, del ministro per lo Sviluppo Economico e del Governatore della Banca d’Italia nonché dell’Istat e gli altri enti di ricerca ed esperti di chiara fama sulla materia) che produca un rapporto sul capitale naturale italiano inserito nel processo annuale di programmazione economica. Questo punto è già inserito nel disegno di legge del collegato ambiente alla scorsa legge di stabilità  ed è in discussione alla Camera dei Deputati. Chiediamo inoltre sistemi di contabilità nazionale capaci di tenere in conto le dimensioni ambientali».
 
Tra le richieste, l’adozione della Strategia nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici, l’applicazione delle direttive europee sulle acque e sul rischio alluvionale, la promozione di un rilevamento delle situazioni di compromissione che abbiamo turbato le naturali condizioni di deflusso dei corsi d’acqua, la promozione di un’azione diffusa di ripristino ecologico, indispensabile per le politiche di adattamento e infine, la manutenzione del territorio.
 
«L’Appello che viene rivolto al Governo e alle istituzioni che gestiscono il territorio è quello di cambiare rotta dal punto di vista culturale in maniera da dare finalmente valore alla natura», ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia. «Se i sistemi naturali sono vulnerabili gli effetti che si hanno sui sistemi sociali provocheranno un incremento delle situazioni di vulnerabilità anche per essi. Una natura sana è la vera garanzia per il benessere e lo sviluppo umano. Il nuovo quinto Assessment dell’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change) che ha rilasciato in questi giorni a Copenhagen il suo rapporto di sintesi lo conferma in maniera molto chiara: è ora di dire basta all’inazione, più tardi agiremo più costoso (economicamente, ecologicamente e socialmente) sarà il conto».
 


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