Attivismo civico & Terzo settore

L’importanza di fare rete con i migranti

L'esperienza dalla Fondazione Franco Verga prova che il futuro si costruisce lavorando in rete

di Martino Pillitteri

"Lavorare da soli serve a poco. Per far fronte alle urgenze e alle sfide che i fenomeni migratori reclamano, bisogna creare dei network e lavorare in partnership con altre organizzazioni, soprattutto con le associazioni dei migranti che in questi anni si sono consolidate. La Fondazione Franco Verga” ci dice la collaboratrice area progettazione Vasenka Rangu, "è convinta che il futuro si costruisce lavorando in rete perche il futuro dell’impegno sul sociale passerà anche da qui.

"Vedo che c’è impegno da parte delle istituzioni, ma purtroppo non basta, bisogna collaborare e favorire la crescita dei ruoli di cooprogettazione con il terzo settore, fare rete non soltanto in chiave lobbystica e soprattutto non bisogna sempre lavorare sulla spinta della logica dell’emergenza. La fretta e la sprovvedutezza creano la drammatizzazione di molti problemi".

Continua Vasenka: “Dobbiamo investire in progetti a lungo termine finalizzati a processi d'integrazione e coesione, cosa difficile nei progetti Fei, per esempio, con finanziamenti che negli ultimi progetti duravano soltanto un anno. Era ora che la situazione cambiasse. I prossimi bandi Fei avranno una  durata più lunga, così da permette alle associazioni di lavorare meglio, e trovare la disseminazione per una continuazione dell'impegno intrapreso".

Nata  a Milano nel 1978 per dare continuità e sviluppo all’Opera dell’On Franco Verga che sin dal 1963 aveva fondato il C.O.I. (centro di orientamento immigrati per assistere i migranti italiani che si trasferivano dal Sud al Nord Italia) la Fondazione Verga oggi lavora sull’integrazione sociale dei migranti e dei rifugiati, offrendo loro sevizi di orientamento (con sportelli informativi sulle praticate su visti d'ingresso, rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari e tutto quanto riguarda la consulenza legale su espulsioni, diritto del lavoro e di famiglia, cittadinanza) e servizi di formazione che riguardano l’insegnamento della lingua e cultura italiana.

“Uno dei programmi che stiamo portando avanti” racconta Vasenka, durante il recente convegno Migranti Quale Futuro? ­promosso dalla stessa associazione, “è Bussole di Comunità. Esso ha lo scopo di  promuove l’attivazione di presidi di prossimità sul territorio per l’informazione e l’orientamento coinvolgendo in particolare le associazioni straniere".

Perché le associazioni straniere?

“Notiamo una grande voglia di partecipazione. Alcuni dei nostri interlocutori migranti che hanno avuto un percorso di crescita professionale e culturale di successo, in altre parole ce l’hanno fatta, oggi si sentono in dovere di aiutare i migranti ad essere protagonisti delle loro vite.
Oltre la spinta propositiva dei migranti, ci rendiamo conto che Milano è cambiata molto. Non è più la Milano dei milanesi. E’ la città ma dei nuovi milanesi. Ormai i migranti sono protagonisti non solo nel tessuto economico, ma anche in quello sociale, culturale e associazionistico. Rispetto a quando sono venuta in Italia nel 2003 dall’Albania, è palesemente aumentata la presenza di migranti ai forum, ai corsi professionali, ai tavoli sull’immigrazione etc.
A proposito di protagonismo, mi viene in mente un imprenditore cinese di Milano che ha voluto organizzare dei corsi di formazione di lingua e di cultura italiana per i sui 20 dipendenti cinesi e noi, con i nostri insegnanti, gli stiamo dando una mano”.

I collaboratori e i circa 20 volontari della Verga si dividono quasi equamente  tra italiani e stranieri. Alcuni lavorano sui progetti spot, altri sono operativi presso gli sportelli.


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