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Orte-Mestre, l’autostrada dritta nel “cuore verde d’Italia”

Mentre l’Italia è in balia di esondazioni e frane a causa dell’assenza di politiche del territorio il Governo vara un provvedimento con cui dà il via ad un enorme ondata di cemento. All’interno anche una lingua d’asfalto di 396 km nel cuore di Umbria e Toscana

di Giulia Barbieri

Mezza Italia è stata bloccata da piogge e esondazioni. Ancora morti e dispersi per maltempo. Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha affermato che «ci sono 20 anni di politiche del territorio da rottamare» e il Presidente della Toscana, Rossi, ha sottolineato che «mezz’Italia è sott’acqua per cemento selvaggio». Ma questi disastri non sono ne imprevedibili ne sono una recente novità, dal 2002 si sono verificati in Italia 2mila eventi di dissesto che hanno provocato 293 morti. L'82% dei Comuni italiani è a rischio idrogeologico (Rapporto Ance Cresme).

Quali sono quindi le politiche del territorio che Renzi vuole rottamare? Il 10 novembre 2014 il Presidente del Consiglio ha presieduto la riunione del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) che ha approvato il progetto preliminare dell'autostrada Orte-Mestre: 396 km di autostrada, 139 km di ponti e viadotti, 64 km di gallerie, 20 cavalcavia, 226 sottovia, 83 svincoli che attraversano aree di pregio storico e ambientale riconosciute dall'Europa. Un'autostrada che attraverserà territori straordinari dal punto di vista paesaggistico; risalendo il Tevere fino alle sorgenti, attraversando Umbria e Toscana, il Parco nazionale del Casentino, scendendo verso la Romagna fino ad arrivare a Venezia, attraversando le valli di Comacchio e del Mezzano e infine giungendo al Parco del Delta del Po e alla Riviera del Brenta.

Quella della Orte-Mestre è una storia che inizia molti anni fa, inserita in Legge Obiettivo 2001 e dichiarata di pubblica utilità nel 2003, è stata poi bloccata dalla delibera del 17 luglio 2014 della Corte dei Conti, superata dall'art. 2 dello Sblocca Italia di Matteo Renzi che prevede la defiscalizzazione statale anche su opere in project financing avviate prima del 2011. Il privato che si aggiudicherà l'appalto della Orte-Mestre, un'opera da 10 miliardi di euro (4 miliardi in più di quelli previsti per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina), beneficerà quindi di uno sconto IVA, IRES e IRAP pari a 1,8 miliardi di euro.

Il progetto preliminare di project financing e lo studio di impatto ambientale è stato presentato nel 2009 dalla cordata guidata dalla Gepif Holding, di cui è titolare Vito Bonsignore. La cordata si pone quindi in una posizione di forza, nel caso in cui ci fosse un'offerta più vantaggiosa, il promotore potrà adeguare la propria proposta a quella del miglior offerente, aggiudicandosi l'appalto (Art. 153, comma 15, lett. e) del d.lgs. n. 163/2006). Vito Bonsignore è uno dei protagonisti della Tangentopoli di vent'anni fa, ha avuto una condanna di 2 anni per corruzione e turbativa d'asta, confermata in appello e in Cassazione, nel 2008 era presente nella lista dei cittadini italiani esportatori di capitali in Liechtenstein. Parlamentare della Democrazia Cristiana prima, europarlamentare dell'UDC poi, è oggi esponente del Nuovo Centrodestra, lo stesso partito del Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi.  

Come denunciano i comitati che si battono contro la realizzazione della Orte-Mestre, questa è un'opera che comporta un elevato consumo di suolo, favorisce la cementificazione, privilegia i trasporti su gomma invece dei più sostenibili trasporti ferroviari e marittimi, e determina l'aumento dell'inquinamento atmosferico e acustico. Dal punto di vista idrogeologico anche la Valutazione Impatto Ambientale del Ministero dell'Ambiente evidenzia problematiche di stabilità. Mentre sono stati scritti dal punto della cordata promotrice il progetto preliminare e lo studio di impatto ambientale, realizzati da Silec S.p.a, società di cui è Presidente e Amministratore Delegato Francesco Bonsignore, fratello di Vito Bonsignore.

La Orte-Mestre è un'infrastruttura strategica? Secondo un comunicato stampa del novembre 2013 del Ministro Lupi è «un asse viario fondamentale per l'Italia (attualmente noto come E45), che rientra nei corridoi europei dei progetti TEN-T» (Trans-European Transport Networks in Europe – 9 corridoi infrastrutturali e intermodali considerati strategici dalla Commissione europea).
 

Come specificato dalla Commissione Europea ad Altraeconomia «Il collegamento diretto tra Orte e Mestre non fa parte di alcun Corridoio ma appartiene alla rete di interventi complementari alla rete TEN-T». L'opera non è giustificata neanche dai dati di traffico, oscillante tra 1/10 e 1/30 di quanto sarebbe utile per ripagare l'autostrada grazie ai pedaggi.

L'Umbria, insieme a Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Lazio è una delle cinque Regioni coinvolte, e la cui giunta regionale ha espresso parere favorevole al progetto di trasformare in autostrada a pedaggio la E45. L'Umbria, “cuore verde d'Italia”, vedrebbe trasformata in autostrada, con danni ambientali ed economici ingentissimi, la sua principale arteria viaria che la attraversa da nord a sud. La regione che dovrebbe essere portabandiera della preservazione ambientale vedrebbe irrimediabilmente deturpate, le sua principali ricchezze: bellezze paesaggistiche, storiche e ambientali. Un'opera altamente impattante come la Orte-Mestre renderebbe ancora più a rischio le zone umbre con alta intensità sismica. E come emerge dalla Valutazione Impatto Ambientale del Ministero dell'Ambiente metterebbe a rischio inquinamento l'importante comprensorio di sorgenti di acque minerali costituite dai complessi delle aree di Sangemini, della sorgente Amerino e di quella di San Faustino.

Il pedaggio a carico di cittadini e pendolari, di 12 euro da Terni a Perugia e 7,60 euro da Perugia a Città di Castello, avrebbe pesantissime ripercussioni su un'economia regionale che nei primi nove mesi del 2014 continua a segnare una flessione negativa di tutti i valori (qui i dati della Banca d'Italia) e che è afflitta dalla vertenza Ast con 290 esuberi, nessuna prospettiva di investimento e una ricaduta su tutto l'indotto e il territorio. Le istituzioni in questi anni hanno tranquillizzato gli umbri promettendo tariffe dei pedaggi agevolate per i residenti, ma l'unico atto compiuto è stata la delibera n. 862 del 2011 in cui si è richiesto di “assicurare le più ampie agevolazioni possibili e facilitazioni in termini di tariffe e varietà di titoli di accesso per i residenti”. La decisione sarà però del gestore dell'autostrada, che essendo un privato se abbassasse i pedaggi non avrebbe un ritorno sull'investimento e un profitto, a maggior ragione se i flussi di traffico sono bassi. L'introduzione del pedaggio porterebbe anche a una congestione delle arterie secondarie, infatti in Umbria è insufficiente il sistema di trasporto pubblico locale e la viabilità collaterale alla E45, che anzi necessiterebbero di urgenti ammodernamenti.

Sono quindi le grandi opere prioritarie per lo sviluppo del Paese? «No. Per tre motivi: la ricaduta occupazionale è minore che per le piccole opere; è dimostrato che le piccole opere che riducono la congestione del traffico hanno il miglior rapporto benefici/costi; il ritorno economico è nettamente migliore per le opere più piccole», affermava Matteo Renzi nel 2012


L'ennesima grande opera pubblica, compiuta dalle note aziende private, chiedendo il generoso contributo dei cittadini. Sempre a loro, è chiesto di svendere la loro terra, accettare mestamente la violenza del paesaggio, arricchire i soliti noti, gioire del nuovo pedaggio, percorrere la nuova lingua cementificata a 130km/h. Con la Orte-Mestre se ne andrebbe irrimediabilmente un altro pezzo del fu “bel paese”.


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