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Csv alla resa dei conti

Domani il rinnovo delle cariche, ma le posizioni del fronte vicino al presidente uscente e unico candidato alla sua successione Stefano Tabò e il fronte alternativo sembrano sempre più inconciliabili. In allegato i due documenti programmatici

di Redazione

Individuare il “gruppo dirigente più rappresentativo che interpreti pienamente le istanze di cambiamento e di autonomia” e “darsi i tempi giusti per l'elezione di un presidente e di un comitato esecutivo strettamente legati ad un programma”. Lo chiedono dodici presidenti di Centri di Servizio al volontariato che hanno diffuso a tutti i Csv italiani un documento programmatico in contrasto con la linea sostenuta dal presidente uscente Stefano Tabò (in allegato i due documenti). La linea ufficiale del presidente uscente è però sintetizzata da una delibera approvata durante l'assemblea straordinaria di CSVnet del 9 novembre. È stata approvata all'unanimità dagli esponenti dei singoli Centri di Servizio presenti, erano presenti 69 Centri dei 74 aventi diritto.

Nonostante questa unanimità, un gruppo di Csv sta lavorando per un'alternativa a Tabò. Domenica porrà sul piatto della discussione il suo programma, chiedendo un rinvio delle elezioni del presidente che il nuovo consiglio direttivo, eletto dall'assemblea, dovrebbe invece nominare subito dal momento che la seduta del consiglio è stata convocata per domenica stessa.

I presidenti firmatari del documento che sta circolando sono Luigi Russo, Csv Salento, che ha firmato la lettera di trasmissione, Federico Gelli, Cesvot, Enrico Marcolini, Marche, Renzo Razzano Spes Lazio, Giampiero Farru, Sardegna, Giuseppe Perpiglia, Crotone, Fabio Fabbro in rappresentanza del Coordinamento dei Csv dell’Emilia Romagna, Ermanno Di Bonaventura, Chieti, Massimo Pichini, Teramo, Mauro Moretti, Pescara, Pasquale Marchese, Cesevoca e Roberto Garzulli, Vibo Valentia.

È il nucleo del gruppo che si opporrà alla rielezione di Stefano Tabò come presidente, anche se ufficialmente la loro posizione non è di contrasto al presidente uscente, ma di sostegno ad un gruppo dirigente, e un presidente, che faccia proprio il programma che esprimono.

Che sfida apertamente le Fondazioni bancarie, le quali hanno negli ultimi anni diminuito le risorse per i Csv a causa della crisi. Per questo il programma dei dodici presidenti vuole puntare sul reperimento di nuove risorse attraverso i fondi Ue, ma soprattutto rimettere in discussione una delle cause della diminuzione dei fondi che risiede “nell'Atto di indirizzo Visco del 2001, ma anche agli accordi siglati con Acri (l'associazione che riunisce le Fondazioni di origine bancaria, n.d.r.), a partire dal 2008, che hanno decurtato le risorse rispetto a quanto stabilito con l’accordo del 2005”.

E per fare questo hanno in mano un parere legale. Dimostrerebbe che gli accordi Acri-Volontariato avrebbero delle carenze giuridiche e che l'Atto di indirizzo di Visco potrebbe essere ancora impugnato “davanti al Tar -sostengono- sia dai ricorrenti di allora, ma ancor di più da parte dei Csv che allora non ricorsero, mentre dal punto di vista civilistico tutti gli accordi siglati si presentano come ancor più fragili, perché dal punto di vista giuridico, non “politico”, gli unici soggetti che potevano e possono agire legalmente, o rinunciare a farlo e transigere a seguito di accordi con le Fob, sono i Csv direttamente interessati, i soli citati dall’art. 15 della legge 266/91, ricorrenti o non ricorrenti”.

Significa che uno o più Centri di Servizio al Volontariato potrebbero in sostanza chiedere alle Fondazioni bancarie un risarcimento per i fondi non riconosciuti in questi anni. Ma la posizione espressa nel documento non è quella di aprire contenziosi, bensì di “migliorare l'attuale normativa, come ha già richiesto ripetutamente dalla Corte Costituzionale, e cogliere l'occasione dell'attuale Disegno di Legge delega sulla riforma del terzo settore”. Un appello al governo quindi, affinché assicuri la certezza dei fondi ai Centri di Servizio.

I dodici presidenti giudicano inaccettabile la conduzione attuale di CSVnet e chiedono una “direzione collegiale attenta all'ascolto dei territori”. Inaccettabile perché la dirigenza attuale di CSVnet, insieme al Forum del Terzo, settore sarebbe stata colpevole di aver dato interlocuzione all'Acri su un documento che era poi girato a fine ottobre e aveva scatenato un polverone nel mondo dei Csv. Il documento consisteva in una bozza di decreto ministeriale che su volontà di Acri avrebbe, in estrema sintesi, ridisegnato il sistema dei Csv italiani, riformando i Co.Ge, togliendo dalle sue rappresentanze gli enti pubblici e regionalizzato il sistema dei Csv.

“La proposta avanzata da Acri in 8 punti -si legge nel documento dei dodici presidenti-, non a caso prevede interventi a costo zero per le Fondazioni e che accrescono il ruolo dei poteri centrali, un esito certamente funzionale a strutture di carattere finanziario come le Fob. Così non può essere per il Volontariato che trae il suo senso di esistere dal rapporto con il territorio, che rappresenta la sua unica e vera forza, andare a trattative senza questa base mobilitata significa non avere forza contrattuale”.

Il fronte alternativo a Tabò accusa la dirigenza attuale di aver impedito la discussione durante l'assemblea dell'8 novembre, anche se, come ricordato, nel corso dell'assemblea era stata votata all'unanimità una delibera che contiene spunti programmatici molto simili a quelli espressi nel documento dei dodici presidenti che si oppongono a Tabò: tutti quindi, sulla carta, sono d'accordo nel portare avanti 3 punti programmatici relativi alla “riorganizzazione territoriale, salvaguardando la territorialità dei Csv, alla rivisitazione del sistema di controllo e alla rideterminazione delle risorse”. Ma i modi con cui concretizzare i punti programmativi appaiono diversi.

“Intanto -spiega a Vita.it Luigi Russo, il presidente del Csv del Salento, crediamo che gli organi di controllo debbano rimanere regionali, mentre si ventilano proposte relative ad un unico organismo di controllo nazionale. Invece l'istanza deve essere regionale, perché il volontariato delle varie regioni deve mantenere la propria voce. Il secondo punto è relativo alla questione delle risorse economiche: si deve agire in maniera più decisa, le Fondazioni non ci regalano i soldi, ma li erogano in virtù di una legge che garantisce le risorse. Infine il ruolo di CSVnet: non è il coordinamento che governa i Centri di Servizio, ma sono i Centri che debbono utilizzare CSVnet come strumento”. 


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