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Aids: la pandemia che miete più vittime al mondo

35 milioni le persone contagiate. In Italia oltre 1000 decessi l’anno: è il paese dell’Europa occidentale con la più alta prevalenza di persone affette da HIV. A commentare i dati Giangi Milesi, presidente di Cesvi, che per la “Giornata Mondiale di lotta all'AIDS” ha organizzato un convegno in collaborazione con l'Università La Sapienza di Roma

di Redazione

«Esistono forme di stigmatizzazione e discriminazione nei confronti dei malati di AIDS, i quali talvolta preferiscono non conoscere la propria condizione sierologica. Laddove esiste lo stigma, esiste la più potente barriera alla prevenzione dell’HIV» spiega Giangi Milesi presidente dell’associazione Cesvi, organizzazione laica e indipendente che opera per la solidarietà mondiale, e che dal 2001 ha avviato la campagna “Fermiamo l’AIDS sul nascere” nell’ospedale Saint Albert, nel distretto rurale di Centenary, in Zimbabwe per fornire terapia farmacologica al fine di ridurre la trasmissione del virus da mamma sieropositiva a neonato, garantendo il supporto psicologico e l’assistenza medica ai malati di AIDS.

L'infezione da HIV continua a diffondersi e l'AIDS rimane la pandemia che miete più vittime al mondo. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall'UNAIDS, il Programma delle Nazioni Unite contro l'Hiv/Aids, le persone contagiate in tutto il mondo sono 35 milioni. Di queste, 16 milioni sono donne e 3,3 bambini tra gli 0 e i 14 anni. L'Africa Subsahariana è la zona più colpita e al 2013 il numero di persone che convivono con l'HIV arriva 24.7 milioni, 2.9 milioni sono bambini: quasi tutti sono stati contagiati dalla madre durante la gravidanza e l’allattamento al seno.

«Con la nostra organizzazione eravamo impegnati in Zimbabwe nella gestione delle risorse naturali; c’era la dittatura, la crisi economica e l’Aids sembrava imbattibile, ci siamo accorti che il paese intorno a noi stava morendo», racconta Giangi Milesi, «era necessario fare qualcosa per limitare le vittime di aids. La trasmissione verticale rappresenta la principale via di contagio dell'infezione da HIV in età pediatrica. Nei distretti dove operiamo con la nostra associazione, attraverso servizi di informazione e distribuzione di farmaci antiretrovirali la percentuale di siero-prevalenza è scesa negli ultimi 6 anni dal 23 al 13%».

Oggi in occasione della Giornata Mondiale di lotta all'AIDS, nell'ambito della campagna “Fermiamo l'AIDS sul nascere”, Cesvi, in collaborazione con l'Università La Sapienza di Roma organizza il convegno “Virus free day. Una generazione libera dall'AIDS” per focalizzare l’attenzione anche sul caso italiano: l’Italia è il Paese dell’Europa occidentale con la più alta prevalenza di persone affette da HIV, si registrano oltre 1000 decessi l’anno a causa dell’infezione. Solo il 35% dei ragazzi e delle ragazze usa abitualmente il preservativo nelle proprie relazioni. «In Italia l’istituto Superiore della Sanità registra 3.800 nuovi casi di persone infette all’anno. La maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l'80,7% di tutte le nuove diagnosi. Questo è un dato inaccettabile; qui c’è l’impressione che l’infezione sia sotto controllo, ma non è cosi: la malattia è solo trattata ma non curata». Conclude Milesi.
 


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