Politica & Istituzioni

Trasparenza, Italia fanalino di coda in Europa

Lo dice il rapporto sull'Indice di Percezione della corruzione pubblicato da Transparency International. Il direttore dell’Ufficio Ue a Bruxelles, Carl Dolan, spiega: «In Ue politici e uomini d'affari subiscono raramente condanne»

di Redazione

Il rapporto sull'Indice di Percezione della corruzione pubblicato da Transparency International (TI) rivela lo scarso rendimento di molti Stati membri dell'Ue nella lotta alla corruzione, con i risultati peggiori registrati in 4 paesi europei tra cui l’Italia che resta ferma al 69esimo posto nel mondo, – con un voto di 43 su 100 – insieme a Romania, Grecia e Bulgaria, le quali migliorano la loro posizione in classifica. Il rapporto, che riporta le valutazioni degli osservatori internazionali sul livello di corruzione di 175 paesi del mondo, esce all’indomani dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri nei confronti di 37 persone emessa dalla procura distrettuale antimafia di Roma che vede coinvolto anche l’ex sindaco della capitale Gianni Alemanno. La situazione dei paesi Ue rimane complessivamente buona ma senza miglioramenti significativi rispetto al 2013, con un punteggio medio di 64/100, ottenuto anche grazie a nazioni come la Danimarca, la Finlandia e la Svezia che da sempre sono in cima alla classifica con punteggi altissimi (rispettivamente con 92, 89 e 87 punti).

Solo il 18% delle nazioni europee non raggiunge la sufficienza (50 su 100), tra cui l’Italia mentre il 69% dei 175 paesi classificati ha punteggi inferiori a 50. Dal rapporto emerge che i paesi dell'Eurozona toccati dalla crisi del debito figurano in fondo alla classifica. Secondo Transparency International, questo è in parte dovuto all'incapacità delle autorità di affrontare corruzione ed evasione fiscale, che sono fattori trainanti della crisi.

«Ci sono stati pochi miglioramenti nella percezione della corruzione nell'Unione Europea poiché i cittadini ritengono che viga ancora l'impunità», dichiara a VITA/IL VELINO il direttore dell’Ufficio Ue di Transparency International a Bruxelles, Carl Dolan. «Sono poi pochi i casi che finiscono in tribunale e raramente politici o uomini d'affari subiscono condanne». «Un problema cruciale è come tangenti e pagamenti possono essere facilmente mascherati utilizzando compagnie anonime. È per questo che chiediamo all'Ue di rendere obbligatorio un registro pubblico che chiarisca chi possiede o ricava profitto dalle aziende. La direttiva Ue riguardante il riciclaggio di denaro attualmente oggetto di discussione nelle istituzioni e dovrebbero essere finalizzate nel corso delle prossime settimane». Il sondaggio, realizzato a livello mondiale nel corso del 2013 e nei primi mesi del 2014, è stato presentato a Roma nella sede di Unioncamere, in concomitanza con la presentazione del servizio di Transparency International Italia Allerta anticorruzione – Alac per le vittime o i testimoni di casi di corruzione.


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