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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il giro d’affari della finanza islamica? 138 miliardi di dollari

In Bahrein radunati 1300 delegati da 50 paesi. Tutto il settore è in crescita vertiginosa

di Redazione

Si è da poco conclusa la venticinquesima edizione della World Islamic Banking Conference, il raduno mondiale della finanza islamica, che si è svolto nella fastosa sala congressi del Gulf Hotel di Manama, la capitale del ricco Bahrein.

Ai lavori hanno preso parte oltre 1300 delegati proveniente da 50 diversi Paesi, ognuno dei quali ha pagato tremila dollari come quota d’iscrizione, in rappresentanza di istituti di credito, studi legali, organismi religiosi e molto altro.

Nel 1994, alla prima edizione dell’evento, con molta probabilità nessuno dei centoventicinque pionieri che allora parteciparono al congresso poteva immaginarsi che dopo un quarto di secolo la finanza islamica avrebbe raggiunto i numeri attuali.

Secondo quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’International Islamic Financial Market il giro d’affari sviluppato dai sukuk, i certificati d’investimento conformi alla sharia, nel 2013 ha raggiunto un volume di affari di oltre 138 miliardi di dollari. Una cifra enorme, destinata ad aumentare, frutto di una crescita vertiginosa se si considera che nel 2001 i sukuk in circolazione ammontavano a 1,172 miliardi di dollari. Nel primo semestre del corrente anno siamo arrivati a quota 68,197 miliardi di dollari.

La finanza islamica va assumendo sempre più una dimensione mondiale che va oltre quelli che sono i confini geografici del mondo musulmano. Alla conferenza di Manama erano presenti molti europei attenti a cogliere le opportunità che la finanza islamica può offrire in tempi come questi, in cui la finanza occidentale sembra non essere capace di trovare la via d’uscita all’interminabile crisi in corso.

Durante i tre giorni di lavoro molti sono stati gli interventi degli oratori che si sono alternati sul palco parlando di vari aspetti legati al mondo della finanza islamica e soprattutto come questa possa competere e magari integrarsi con la finanza occidentale.

Tutte tematiche interessanti ed attuali che hanno spaziato da Basilea III, all’evoluzione dello scenario economico mondiale, per passare dalle testimonianze di banche occidentali. Gli studi in materia sono molti e sulle grandi piazze europee, Londra in primis, la finanza islamica è oramai arrivata da diverso tempo.

Anche in Italia la finanza islamica inizia a destare interesse e seppur in assenza di un quadro legislativo di riferimento che potrebbe far sorgere banche di diritto islamico, i fondi di investimento compatibili con i dettami del Corano hanno già fatto la loro comparsa. Ad occuparsi di questa materia nel nostro iniziano ad essere molti, del resto non va dimenticato che in Italia uno straniero ogni tre è musulmano e che i capitali dei Paesi del Golfo potrebbero ridare ossigeno all’economia nostrana.

 


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