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Bobba: Garanzia Giovani, ecco i veri numeri

Dopo il giudizio negativo tracciato dalle Acli, il sottosegretario al Welfare dice la sua con cifre aggiornate sull'andamento del programma. «Stiamo lavorando e impegneremo tutte le risorse entro il 2015, raggiungendo 800mila ragazzi. Chi ha proposte migliorative le faccia, ma è assurdo demolire tutto dopo soli sette mesi. Intanto 345mila giovani sono usciti da una situazione di passività e hanno deciso di fare qualcosa per il loro futuro»

di Gabriella Meroni

“Il governo sta lavorando, il ministero è impegnato a realizzare l'obiettivo di impegnare bene le risorse di Garanzia Giovani entro il 2015 e di raggiungere 800mila giovani. Tracciare bilanci definitivi dopo soli sette mesi mi sembra controproducente, oltre che inutile”.
E' netto il giudizio del sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba sulla tabella di marcia della misura europea per favorire l'occupazione dei giovani, e pronta la replica a chi – a cominciare dal presidente delle Acli Gianni Bottalico – aveva criticato lo stato di avanzamento del programma e anche il suo impianto strategico. “Non condivido le critiche, e provo a spiegare perché, dati alla mano, non siamo affatto di fronte a un flop”, dice Bobba a vita.it.
Prego. Ma sia convincente….
Innanzitutto guardando i dati europei si vede che l'Italia non è ultima in classifica quanto a numero di giovani contattati e risorse già impegnate, ma anzi si trova nelle primissime posizioni. Forse a uno sguardo superficiale sfugge che le risorse devono essere impegnate entro il 2015 ma le attività concluse entro il 2018, quindi l'arco temporale è ampio. Non si tira una riga dopo soli sette mesi.
Bene, ma come stiamo quanto a risorse?
In base ai dati aggiornati la percentuale di risorse impegnate è già arrivata al 47% per jun totale di 666 milioni di euro, mentre dei 100 milioni in capo al ministero il 71% è già stato impegnato. E' chiaro che impegnare non significa realizzare, ma neppure non fare nulla, anzi. E tutto questo nonostante la nostra macchina di servizi per il lavoro sia articolata su 20 regioni, e sia stata necessaria una fase di rodaggio che ha compreso anche la formazione degli operatori.
A proposito di regioni, è vero che ci sono forti ritardi?
Dipende. La capacità operativa delle regioni è molto diversificata, in Friuli la capacità di programmazione è arrivata all'85 per cento, in Sicilia al 14, quindi a seconda di quali regioni si considerano i dati variano. Fare una media matematica è comodo, ma fuorviante. Quanto al numero di giovani contattati, anche qui devo fare delle precisazioni…
Quantomai necessarie. Quanti ragazzi sono stati effettivamente raggiunti da Garanzia Giovani?
I giovani registrati sono 345mila, se sembrano pochi rispetto a un potenziale di 1,7 milioni è da vedere, fare questi calcoli in astratto è sempre un azzardo. I numeri ci dicono solo che 345mila giovni sono usciti da una situazione di passività e hanno deciso di fare qualcosa per il loro futuro, e di questi poco meno del 40 per cento sono stati già presi in carico dalle regioni. A me non sembra poco, soprattutto se si considera che solo in autunno sono partiti alcuni strumenti fondamentali come il servizio civile, il cui bando ha messo a disposizione circa 5800 posti, e il bonus occupazionale che l'Inps ha emesso un mese e mezzo fa. Non è vero, poi, che tra le misure di Garanzia Giovani non ci sono occasioni di formazione: la formazione professionale c'è eccome, ma  la scelta di dove concentrare le risorse non dipende dal Ministero bensì dalle regioni, ciascuna delle quali ha operato scelte diverse. Alcune, come Liguria, Sardegna, Umbria e Veneto, per esempio, non hanno allocato risorse sull'apprendistato, le altre sì. Ma questo non dipende certo dal ministero.
Oltre al governo, gli attori in campo sono anche altri, come per esempio le associazioni di imprese…
Assolutamente, anzi queste dovranno diventare sempre più protagoniste della fase due, quella che prevede di rendere operativi i 14 protocolli che il ministero ha sottoscritto con le associazioni imprenditoriali. Le offerte di lavoro infatti non cadono dal cielo e non vengono dalla legge di per sè ma dalle imprese. Ci sono poi altri operatori privati da coinvolgere, ovvero gli intermediari accreditati che svolgono funzioni di collocamento, come le agenzie interinali, che devono diffondere e radicare le opportunità sul territorio, insomma mettere le mani in pasta. Senza dimenticare il rapporto con università, scuole e istituti di formazione professionale. 
La conclusione?
La conclusione è che l'impegno e determinazione del ministero ci sono tutti, i giudizi perentori e definitivi in questa fase sono immotivati e mi pare anche inutili. Se si hanno proposte migliorative che si facciano e le valuteremo, ma dico no al triste derby di chi ha l'idea migliore o il giudizio definitivo mentre le cose rimangono come sono. 
 
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